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martedì 3 gennaio 2017

Positività: Il libro dei Baltimore

Cose Belle del 2017:

dopo quattro lunghi anni, Joël Dicker ha pubblicato il suo secondo libro dal titolo
"Il libro dei Baltimore".

L'ho comprato ieri durante un giro in Feltrinelli nel quale tentavo con poca disinvoltura di non cedere alla tentazione di comprare libri.

Sono uscita con "Il Libro dei Baltimore" , 22 euro per oltre 500 pagine, terminato questa notte.
Dicker si dimostra ancora l'ottimo scrittore che avevo scoperto con " La verità sul caso Harry Quebert".
Dopo il primo giallo dai risvolti inaspettati, colmo di colpi di scena, che mi ha tenuta incollata al testo fino all'ultima pagina, Dicker scrive questo romanzo dedicato alla sua famiglia e al senso di inferiorità che percepiamo tutti, ognuno a suo modo, ognuno nel proprio ambiente familiare.
Risvolti inaspettati anche in questo caso, descrizioni intime e profonde, i personaggi ti colpiscono e non riesci a non immedesimarti in ognuno di loro. Per me, in particolare, è stato impossibile non ritrovarmi nel saccente cugino di Baltimore dall'aspetto gracile.

Il primo libro del 2017.

Spero solo di non dover attendere altri quattro anni prima di trovare un'altra produzione di questo giovane scrittore.

domenica 1 gennaio 2017

2016 l'anno della fine- 2017 l'anno degli inizi

Il 2016 è stato l'anno del ritorno.
E dell'addio.

Non ho scritto neppure post, ho perso varie password, ho mangiato tanto gelato al pistacchio, comprato troppe paia di scarpe con il tacco ed ho scoperto di avere un serio problema nei confronti dei sandali rasoterra, che non mi aiutano per nulla a slanciarmi e lasciano le mie caviglie preda di serpenti che potrebbero mordermi da un momento all'altro.
Per mia fortuna, o sfortuna che sia, non ho più vent'anni, non faccio l'amore ed i campi maggio fioriscono poco.
Non c'è un Orfeo, non c'è Don Chisciotte, non c'è più neppure Ulisse.
Ulisse era partito tanto tempo prima che io me ne accorgessi, se ne era già andato prima di intraprendere la sua cura di psicofarmaci e riposo, prima di chiamare il gatto 'Gabriel'come l'arcangelo e di scrivermi 'Ti amo' su spiagge lontane, vissute con qualcuno che non ero io.
Ulisse è stato male, ha sofferto e per molto tempo convinta di essere la causa del suo malessere, ho preso il nostro mondo sulle spalle e stretto la sua vita fra le mie mani, piangendo, la notte.
Ulisse andava protetto e tutelato, perché la sua crisi momentanea avrebbe potuto rovinargli la vita e non sarebbe stato giusto.
Nessuno ha pensato di proteggere e tutelare me.
Il 2016 è iniziato male e finito meglio: è iniziato con la paura di infliggere dolore ed è proseguito con la consapevolezza di averlo fatto.
Poi c'è stata lei, Circe, una donna così diversa da me da non riuscire a credere di poter appartenere allo stesso genere: bella, disinvolta, sicura.
Nulla a che vedere con la libraia part-time, nascosta dietro grandi lenti, divisa fra casa e cane, in cui mi sono trasformata.
Ho perso la persona con la quale sono cresciuta, ma non è stata Circe, è stato Cronos ; il tempo ci aveva mutati e non abbiamo pensato di avvisarci vicendevolmente.
Abbiamo preferito accumulare silenzi e mobili, credere in un sogno che era divenuto sonno.
Ho perso le mie amiche, quelle con le quali ho trascorso gli ultimi anni di risate e vino.
Non sapevo come spiegare quello che stavo vivendo e quando avrei avuto bisogno di loro c'era già un Oceano di mancanze a separarci.
Ho perso la 'mia' casa, che era la 'sua' casa e per molto è stata la nostra casa, senza virgolette che legittimino il termine.
L'ho saluta quella casa, l'ho salutata stanza per stanza ricordandone i mobili vecchi, le pareti colorate, i luoghi segnati da memorie d'amore e quelli segnati da dolori indelebili. Mi manca quella casa con la porta rotta, il cancello cigolante e la muffa alle pareti.
Ho perso tutte le foto, i ricordi, i miei scritti, ho perso tutto quello che il pc conteneva, compresa la fiducia.
Ho perso tutto non appena stava per divenire vero.

Sono cambiate tante cose e tante altre sono accadute.
Ho scoperto una sana e vera passione per il teatro che mi vede completamente diversa da quella che sono e al contempo, mi lascia libera di essere, quella che non sono mai.
Ho trovato calore, possibilità, ho trovato un mondo di libertà in cui la mia frivolezza non è censurata e la voglia di attenzione non è condannata.
Ho provato l'emozione del palco ed è stato bellissimo e sto provando la paura dello spettacolo, uno spettacolo bello, profondo, difficile, complesso, ma davvero nostro.
Ho conosciuto persone nuove che sono diventate amiche e quotidianità.
Ho ritrovato la mia amica Alpha che da un altro stato riesce a darmi la forza per essere esattamente come lei mi vede : indipendente e grandiosa.
Ho cambiato lavoro perché qualcuno, senza sapere bene come e perché, ha creduto di potermi dare una possibilità e dentro questa possibilità ci sono un'infinità di cose meravigliose che mi fanno alzare al mattino con la voglia di vivere e portare avanti una causa in cui credo davvero.
Ho comprato casa ed è strano almeno quanto è stato strano raggruppare gli oggetti di una vita in fretta e furia e gettarli dentro auto sconosciute e portarli in cantine, soffitte e case di altri.

Ho sacrificato tutto per il mio cane ed il mio gatto che non sarebbero resistiti ad una vita con un eroe che si dimenticava di dargli da mangiare.

Ho litigato molto.

Ho chiesto scusa, spesso.

Ho chiesto perdono senza che mi venisse dato.

Ho perdonato. Tanto. Tutto. A tutti.

Il 2016 è stato l'anno del perdono, quello in cui ho deciso davvero di comportarmi come avrei voluto che gli altri si comportassero con me, con la consapevolezza che molto probabilmente non accadrà mai.

Ho detto addio agli ultimi dieci anni di vita.

Ben arrivato 2017, con te, si inizia davvero.

mercoledì 18 marzo 2015

Meno libri più realtà.

Leggo perché probabilmente non so vivere.

Sono le dieci meno venti di sera e sto ripassando.

Giovedì, venerdì e domenica il banco ANTA sarà in fiera,
pronto per dare informazioni sui pelosetti da adottare
e magari raccogliere qualche fondo.

Siamo giovani, belli, simpatici e pieni di voglia di fare.
Fare davvero, dico, perchè ogni tanto alzare gli occhi dal libro non fa male.


domenica 15 marzo 2015

Club del libro di febbraio- Muchachas

Riunione del 10 marzo.
Questa riunione più di altre è stata dimostrazione di come i libri possano essere 'strumento' di unione.
Trascorrere una serata al mese, con persone che prima di essere amiche ed amici, sono individui, diversi, ognuno con una propria vita, ognuno con un vissuto ed una propria, intima, curva della memoria.

Scegliendo di leggere Muchachas, di Katherine Pancol, abbiamo scelto di andare sul sicuro, una scrittrice affermata, voce narrante delicata e al contempo presente, temi forti, alle volte brutali e particolari mai lasciati al caso.
Il primo di tre volumi, che ognuna di noi ha deciso comunque di leggere, libro che racchiude la fine del percorso di una generazione (narrata nei primi tre libri dell'autrice, che, fortunatamente, sono nuovamente disponibili dopo vicissitudini editoriali che li hanno resi irreperibili troppo a lungo) e l'inizio di tre nuove storie.

L'autrice ci presenta le tre grandi protagoniste della trilogia, donne, forti e al contempo fragili, soffermandosi principalmente sulla vita, difficile e traumatica, di una madre sola, pur non essendo single, che si riscopre figlia, dopo esser stata madre della propria madre.

Come accade ad ogni riunione, siamo partite dalla narrazione e siamo giunte a narrare noi stesse, per prime, le nostre vite.

Penso che terminerò qui questo post.
Non perchè non ci sia nulla da raccontare, anzi.
Ma proprio perché ci sarebbe troppo da dire e preferisco rimandare le somme al momento in cui conosceremo, tutti, la fine della storia.

Il prossimo incontro sarà il 7 di aprile, un martedì con "Non temete per noi, il nostro futuro sarà meraviglioso" di Mario Calabresi.

Recentemente ho scoperto che questo libro non ha riscontrato un grandissimo successo, ma chi fra noi ha iniziato a leggerlo, mi ha detto che è decisamente bello. Personalmente non ho ancora avuto il tempo materiale per sedermi ed aprire il libro, ma non me ne lamento, anzi...

Allego un paio di foto che testimoniano il peccato preferito da noi lettori del club del libro.

(Il mio dolce ha per base uno strato sottile di torta composta da 3 uova, 20g di zucchero, due cucchiai di latte di soia e 180g di cacao, uno strato di panna montata con un cucchiaio di sciroppo al lampone, una spolverata di cacao e lamponi freschi. Ed è venuto decisamente buono.)


Il mio dolcino intatto


Il mio dolcino n2

Le migliori gelaterie della zona

I dolcini di Ilaria


GattoLettore


Aspetto nuove proposte possibilmente prima del 7 aprile, in modo tale da riuscire a pubblicare trame/recensioni e rendere più semplice la scelta.
Io propongo Baricco, La sposa giovane, anche se gli ultimi libri sono stati una delusione.

giovedì 5 marzo 2015

Club del libro di marzo, riassumo le proposte

Io e Billy  di Louise Booth

E 15,90 narra la storia di un bambino autistico e del gatto che praticamente gli ha salvato la vita.
Ottime recensioni su internet.
Sicuramente un libro in grado di darci spunti argomentativi e soprattutto in grado di lasciarci qualcosa.
Credo che sia stata Ilaria a nominare 'lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte', libro che sviluppa il rapporto fra un adolescente autistico ed un cane, riporto la cosa nel caso in cui l'argomento possa interessare in modo particolare..
(In particolare a chi nel nostro club presta volontariato.)

La copertina è meravigliosa, ritrae un cucciolo di gatto che coccola un cucciolo di umano e, anche se un libro non si giudica dalla copertina, evitiamo di fare i perbenisti ad ogni costo e diciamocelo chiaro e tondo:
un gatto in copertina, si assicurerà sempre la vendita di una copia ad una gattofila. E si, la gattofila in questione sarei indubbiamente io.

Ippopotami e Sirene  di Eva Cantarella
Euro 14

Confesso di non conosce l'autrice di questo libro e sinceramente la copertina in questo caso mi infastidisce un po': viene raffigurata una nave molto simile a quella sulla quale è partito Ulisse.
Diciamo che rappresenta un colpo al cuore per tutta quella sottile fetta di lettrici che si chiamano Penelope.
(vediavolte)
In ogni caso, il titolo è bello, mi appartiene, al di là del club del libro e del fatto che possa o meno essere la scelta, trovo che sia piuttosto originale l'idea di narrare i viaggi di Omero ed Erodoto, come specifica il sottotitolo, ed ho intenzione di leggere questo libro al più presto.
Il fatto poi, che l'autrice sia una grecista doc, mi fa davvero sperare che nel testo non si inciampi in incongruenze o ricostruzioni errate o manipolate. Bella l'idea di sottolineare il confine tra civiltà ed inciviltà, perchè forse, se studiassimo tutti la storia della Grecia antica, saremmo in grado di conoscere come minimo questo limite, scegliendo di non valicarlo.

Gli anni al contrario di  Nadia Terranova
Euro 13/14

Roberto Saviano ha detto "questo racconto mi ha legato a sé".
Questa è una storia italiana , si ambienta sul finire degli anni Settanta, due storie, ovviamente (e non vediamoci per forza di cose un tono polemico) due personaggi principali, diversi, lei figlia di un fascista, lui di un comunista rassegnato. Sono giovani, sono ribelli e si amano. Ma, la passione, fino a che punto funge da collante? quando, le avversità, vincono sull'amore?
Ottime le recensioni trovate online, libro curioso, sembra una bella storia, mi sembra di aver capito che non sia neppure banale.


Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa. Mario Calabresi
Euro 14/15

Meravigliosa la seconda parte del titolo: Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi.
Anche questa storia è ambientata in Italia, questa volta all'inizio degli anni Settanta, anche in questo caso sono presenti un uomo ed una donna, giovani sposi, entrambi medici ed entrambi sognatori.
In qualche modo vogliono cambiare il loro pezzettino di mondo.
La storia narrata è molto vicina alla vita dell'autore, infatti i due protagonisti sono i suoi zii, zii presi come esempio, per andare a sottolineare l'importanza del sogno e della capacità di sognare, accompagnata però dall'impegno per la realizzazione di questi sogni. Un moto di speranza questo, un libro che forse dovremmo leggere e prendere come esempio, soprattutto in un momento buio, come questo.
Non  è la perpetua notte ,  è solo notte, poi il sole risorgerà...a metà fra Catullo e la propaganda cinese.

Questo è uno di quei libri per i quali ringrazio particolarmente il club del libro: non avrei preso in mano un libro dal titolo 'non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa', sbagliando , perché leggendo le recensioni mi è venuta voglia di leggerlo. Dovremmo liberarci tutti dei pregiudizi, però alle volte è difficile farlo, per fortuna esiste il confronto!!!

Shah in shah di R.Kapuscinski
Euro 7

L'autore, giornalista, vive lo scoppio della rivoluzione iraniana e ricostruisce attraverso una sorta di ricostruzione filologica, dettagliata e ben documentata, le cause ed i motivi che hanno condotto alla drammatica rivoluzione khomeinista.
Le recensioni sostengono che tutta la narrazione sia molto 'umana' e quindi non sia una mera descrizione di ciò che sia o meno accaduto, ma bensì , un racconto degli anni attraverso la verità e gli occhi di chi l'ha vissuta sulla propria pelle , questa verità spesso ignorata e trattata come storia troppo recente per essere storia. (opinione della Penelope, purtroppo esistono ancora storie di serie A, occidentali prettamente, e storie di serie B, volutamente poco diffuse, per paura che possa risultare umano tutto ciò che torna bene non ritenere tale, vicino, ciò che vogliono farci credere, lontano.).

La misura della felicità di Gabrielle Zevin
Euro 16
Definito come un 'inno d'amore per i libri', non poteva non rientrare nelle proposte per il club di marzo!
Racconta la storia di un uomo stufo di fare il libraio (Non concepibile, ma lo rispetto), che si trova a vivere una perdita dolorosa e ritroverà l'amore per la vita attraverso il rapporto con una piccola bimba.
Condividere un libro è il miglior modo di aprire il nostro cuore e dire qualcosa di noi, questa è un'espressione del testo ed io non posso che condividerla.
Molte le recensioni, parecchie buone.

Le ragazze segrete di Kabul di Jenny Nordberg
Euro 18

Un libro, un romanzo, che tratta un tema molto particolare del quale si sente parlare da poco, ovvero, le ragazze 'segrete' ragazze che si vestono come maschi, fino al momento in cui dovranno sposarsi e tornare ad indossare vesti femminili. Questo libro ci racconta una realtà piuttosto distante dalla nostra e al contempo vicina, donne costrette a rimanere uomini per poter essere libere, donne che sperano di non esser chieste in sposa, per poter continuare la propria esistenza così come la desiderano.

Credo che questo libro possa essere molto importante per completare quella sorta di percorso che , pur non avendo scelto di intraprendere, abbiamo inevitabilmente intrapreso: sarà che il nostro club è un club al femminile, una sorta di gineceo involontario, ma se possiamo ricostruire le discussioni più interessanti, sono nate da libri su donne, scritti da donne.
E questa realtà di donne che si fingono uomini per poter vivere da donne libere, in qualche modo mi fa pensare a Simone, a Carla Lonzi ed anche alla Serrano.
Perché forse, spesso, anche in occidente, anche nella nostra realtà, siamo costrette ad assumere atteggiamenti maschili, spesso negativi, per poter sentirci libere.
Ovviamente non mi riferisco a maschile e femminile come categorie invalicabili, per carità, e non voglio neppure generalizzare, ma mi riferisco piuttosto ad atteggiamenti storico sociali che vanno a rappresentare, spesso, un comportamento, ma non sempre.

Propongo un testo, inoltre un po' di parte probabilmente. Anzi, non prendiamola come proposta, ma come testo che volevo leggere da un po' e allora lo condivido con voi. Diciamo no al Penelopecentrismo.

Il canto di Penelope Margaret Atwood
Euro 13

Il mito del ritorno di Odisseo.
Penelope che dall'Ade racconta la sua storia. Punto di vista femminile, di Margaret. La causa femminile, edita Ponte alle Grazie.
PIOVE SUL BAGNATO, INSOMMA.



Spero di essere stata imparziale, non lo so, non ci riesco mai, soprattutto quando si tratta di libri, ma le proposte sono state tutte belle e a stento non comprerò tutti i libri nominati.
Nel caso in cui abbiate altre proposte, prima del 10, cercherò di postarle.

Per il momento ci vediamo martedì prossimo con il libro Muchachas vol 1.
(voi che avete già letto il 2 e il 3 non spoilerate, grazie, comunque cercherò di mettermi avanti prima del prossimo incontro :) )


lunedì 23 febbraio 2015

Attraversiamo.

"Non ci si libera di una cosa evitandola,
ma soltando attraversandola. "

Cesare , quello perduto nella pioggia ad aspettare il suo amore'ballerina', Pavese.

mercoledì 21 gennaio 2015

L'unica gioia al mondo è cominciare.

L'unica gioia al mondo è cominciare.
é bello vivere, perché vivere è cominciare,
sempre,
ad ogni istante.
Quando manca questo senso
- prigione, abitudine, stupidità,-
si vorrebbe morire.

Cesare Pavese

Ormai questo angolino è pieno di Pavese.
A me spaventano molto gli inizi.
Ho sempre paura di sentirmi fuoriluogo.
Ma poi riesco quasi sempre a portare un pezzettino di me nell'inizio
e un pezzettino di inizio in me.
A me piace molto anche Pavese.
Ho iniziato a leggere Pavese a quindici anni,
facevo il liceo classico
e portavo sempre nella borsa i Dialoghi con Leucò.

"Nulla si assomma al resto, al passato. Ricominciamo sempre."

Forse più di tanti, è riuscito a darmi speranza,
attraverso i suoi patimenti, ho patito,
attraverso le sue riflessioni, ho riflettuto.

Cesare Pavese, era uno di quegli uomini dai quali mi sarei lasciata prendere in giro, seduta a un tavolino.

Hai perdonato tutti e a tutti hai chiesto perdono, va bene.
Qualcuno ha fatto troppi pettegolezzi, forse.

Io ti rimpiango un po', sempre, attraverso i tuoi rimpianti.



giovedì 15 gennaio 2015

La piccolo botte dei desideri

Non so se avete letto l'iniziativa di quella donna che, per affrontare i giorni bui, decide di ricordare quelli luminosi. (Non troverò mai più il link, lo so).
Beh, che novità, quale donna, in fondo, non ricorda i giorni degni di essere vissuti, quale persona, non si è mai aggrappata con tutta se stessa al ricordo felice, per sopportare tutti quei momenti, che proprio, sembrano i più difficili da affrontare.
L'iniziativa carina però, della donna 'illuminata', è quella di scrivere ogni giorno, in una sola frase, qualcosa di bello, di felice, qualcosa che possa farle ricordare quel suo giorno, come un giorno ben speso, poi, gettare il biglietto in una botte per ripescarlo quando l'anima è in sussulto.
Ho deciso di trarne ispirazione.
Anche perché io, nelle botti, ci conservo i tappi delle bottiglie di vino, ma ogni volta che fisso quei tappi, mi rincorre il terrore della cirrosi epatica, nulla a che vedere con gioia , speranza e vita, insomma.

Il mio primo tentativo del ricordo di un momento felice del 15 gennaio 2015:
sono felice di dover studiare quello che devo studiare.

Poco importa se vivrò un mese infernale di ansia e panico, per poi dover affrontare l'esame che mi ridurrà in pezzettini, un'altra volta.
Sono davvero felice di studiare le trasformazioni linguistiche.

Penelope è propositiva.

mercoledì 14 gennaio 2015

A come Arezzo

Museo archeologico di Arezzo


Insomma, il 2015 è iniziato.
Renzi è intervistato alle"Invasioni Barbariche".
Io avevo dimenticato la password per accedere a questo mio blog,
"che fortuna!"
avrete pensato.
E invece eccomi qui,
perché tac, improvvisamente,
mentre montavo la crema al mascarpone,
mi è tornata in mente la parola magica, e no, non è 'caloria'.
Quindici giorni ed ho già infranto il proposito che mi vedeva magra , bella e con una carota in mano.
Chissà quanto tempo dovrò impiegare per infrangerli tutti, i miei buoni propositi?

Per Natale ho ricevuto quasi tutti i libri inseriti nella lista dei desideri, mi fissano, li vorrei leggere, ma sto cercando di impegnarmi seriamente, e questo significa anche, rimandare le letture personali.
Ho testato  quattro o cinque ricettine formidabili, che vorrei postare a breve.
Ho cantato a tutta voce 'Penelope' di Nina Zilli, ma nessuno mi ha ascoltata e ora sono decisa a non urlare in faccia a nessuno le mie piccole verità, perché anche se ti impegni nel farti capire, spesso, a quello che hai davanti, non interessa capirti.
Ho salutato con furore una vespina bianca, che mi sfrecciava affianco sulla strada di casa, convinta che fosse Nanni Moretti.
Non era Nanni Moretti, o forse si, non lo so, probabilmente non lo sapremo mai.

Appena riuscirò a leggere per piacere e non per circostanze, posterò qualcosa di serio, qualcosa di senso compiuto almeno.
Per il momento, torno a salutare animosamente, ogni vespina bianca, convinta che sopra ci sia Nanni Moretti.

Ps : Sono stata ad Arezzo, da quando ho smesso di aspettare Ulisse ho scoperto quanto sia bello uscire di casa ogni tanto e lasciare le finestre chiuse, per un po'. Se vi capita, andate, è una bella città.


venerdì 12 dicembre 2014

La lista di Penelope

Questa è la simpatica storia di Penelope.
Penelope esce di casa e compra un Kindle.
Lo mette sotto carica.
Lo accende.
Lo ripone in un armadio.
E scrive questa lettera.

Inutile discutere di come Penelope viva d'attese, ma esistono attese che mettono in croce l'anima ed altre che parlano una dimenticata lingua di desiderio ed emozione.
L'attesa di Babbo Natale, appartiene alle attese 'buone'.

Caro Babbo Natale,
mi chiamo Penelope, nel 2014 non sono stata buona, ma buonissima!
Ho dato il meglio di me a chiunque ne avesse necessità, ho cucinato quasi per tutte le persone che conosco, ho dato amore e dolcetti.
Ho consolato, ho temuto di perdere qualcuno , ho amato, ho battuto la testa contro una mensola di legno, ho mangiato un numero considerevole di gelati pistacchio e amarena.
Ho preso qualche ciucca e da almeno due non credevo sarei riuscita a riprendermi, ma con grande sorpresa, mia e di chi mi ha tenuto la testa, sono ancora qui.
Ho dato, ho dato ed ho dato, molto più di quanto avrei creduto di poter dare, sicuramente molto più di quanto avevo da dare, ma sono felice quando la sera poggio la testa sul cuscino, di poter assolvermi, per qualcosa, ogni tanto, non spesso.
Ho creduto in tutto quello che ho fatto, ci ho messo anima e corpo, lacrime e sangue, tenerezza e rabbia, perché quelle come me, quando intravedono un' ingiustizia, non si limitano quasi mai, senza pensare alle conseguenze, che spesso sono viola, come i lividi che ci portiamo addosso quando al termine di una corsa, inciampiamo e nessuno viene a darci una mano. Di buono c'è però, che verso il quinto livido, capiamo come fasciare il nostro dolore e allora, sul fianco massacrato, possiamo nuovamente posare le mani, in segno di sfida o di testardaggine.
Vorrei scrivere nero su bianco, come io abbia smesso con le dipendenze, ma non sono capace di fare l'ipocrita, neppure sotto false sembianze, e allora lo dico: ho cambiato dipendenza, ho detto addio alle sigarette ed abbracciato i carboidrati come se la mia intera esistenza dipendesse da loro. Perché fino a quando non sarò in grado di correre di nuovo, voglio camminare a testa alta.

Alla fine della storia, caro Babbo Natale, questa è la lista dei libri che vorrei trovare sotto l'albero.
Invito chi passa di qui , a lasciarmi il proprio elenco fra i commenti, perché un libro a Natale, non si nega a nessuno.

1- Da Gramsci a Occhetto. Nobiltà e miseria del PCI (1921-1991)
2-Muchachas 1, 2, 3 (e/o)
3-La regola dell'equilibrio
4-la guerra dei nostri nonni
5-Tempesta
6-Giuda
7-Avrò cura di te
8-La nave di Teseo
9-Il paese delle nobili signore
10-Nel caffè della gioventù perduta
11-Applausi a scena vuota
12-L'ora di lezione
13-L'erba delle notti 
14-Il secolo spezzato dalle avanguardie
15-Rete padrona
16-La lista di Lisette (copertina più bella di sempre)
17-Le stanze del tempo 

mercoledì 3 dicembre 2014

Il sogno.

"Sei nata sognatrice e sognatrice te ne andrai..."

Così dicevi quasi dieci anni fa, di me.

Ma poi, che colpa ne ho io, se tendo ad idealizzare tutto: gli uomini, le parole, la vita.

Sono poche davvero le cose reali che superano le aspettative di un sognatore.

E allora, perché mai viverle, laddove farlo, significherebbe uccidere di una crudele morte tutto ciò che si è voluto e vissuto in un'intimità di solitudine e silenzio, dove nulla è dovuto, se non a se stessi.

Per non andartene da sognatrice, senza aver mai vissuto.

Credo sia questa la risposta.

Sbagliata.

Chi sogna, vive tutte le vite che non potrebbe mai vivere.
Ed una in più.


martedì 2 dicembre 2014

Club del libro 24 novembre 2014- Dieci donne

spumini fatti in casa

the

libri <3
NB Le foto sono la dimostrazione di come il club del libro nasca per cancellare i sentimenti di colpa dello strafogarsi. NB
Ed eccoci qui, con un po' di ritardo, a raccontare l'ultima riunione del club del libro.
Come prima cosa, vorrei esprimere la mia felicità nel poter constatare come il nostro club del libro non solo continui a riunirsi, ma si sia rivelato un piccolo universo di idee, opinioni, interessi e modi di intendere e vivere la vita.
Per me è una gioia poter ascoltarvi mentre raccontate chi siete attraverso ciò che avete vissuto, chi diventerete, attraverso i vostri progetti : perché si, io, come Marcela Serrano, credo nel determinismo.
Nulla di particolarmente estremo 
, ma io credo che ognuno di noi sia il risultato di ciò che ha vissuto, almeno in parte ; certo, non è detto che due individui sottoposti agli stessi fenomeni, reagiscano in modo identico, anzi, ma credo che a seconda della propria personalità, si possa essere figli delle esperienze vissute.
(banalmente, se tocco il fuoco e mi brucio, non lo tocco più, ma se sono un'autolesionista invece lo toccherò ancora, più e più volte: in ambo i casi comunque, l'esperienza vissuta mi segna e mi insegna che una fonte di calore può bruciarmi)
Dieci donne: Francisca, Manè, Juana, Simona, Layla, Luisa, Guadalupe, Andrea, AnaRosa, Natasha.
 Nove donne problematiche ed una curatrice dell'anima che si rivela nell'epilogo paziente delle sue stesse pazienti.
O almeno, questa è la spiegazione, in base agli eventi vissuti da Natasha e raccontati per voce della sua assistente, che abbiamo dato alla sua stessa assenza e alla mancanza dell'elemento che univa nove storie così differenti fra loro.  In particolare io e altre due partecipanti non siamo state capaci di accogliere in maniera positiva quella che abbiamo definito una'mancanza di coerenza' sul finale.
Struggente la storia di abuso, accennata appena, velatamente raccontata da un post, ma non da un pre, che comprendeva tra le vittime diverse generazioni di donne mute. Mi soffermo su questa storia in particolare, la più lontana, per fortuna, dalla mia vita, per imprimere su queste mie pagine il ricordo del 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne.
La nostra riunione è avvenuta il 24, una riunione al femminile, avevo davanti agli occhi tante giovani donne, forti, amiche, più e meno intime, compagne di letture e di risate, giovani donne alle quali vorrei dire di non sentirsi mai sole, qualsiasi cosa accada nelle loro vite, donne per le quali la mia presenza è assicurata sempre, ora, come fra dieci anni. 
Il 93% delle donne vittime di violenza domestica non denunciano.
Ci sono miliardi di fattori che causano questa mancata denuncia, ma tutte insieme, amiche lettrici, amiche non lettrici, ma anche non amiche, tutte insieme, donne, facciamoci forza, denunciamo sempre. Aiutiamo a far denunciare. Ma poi cerchiamo anche di esserci, perchè lasciare una vittima di violenza sola, significa nella maggior parte dei casi mandarla nuovamente dal proprio carnefice.
Dire "denunciate"è facile, quando non si tratta della propria vita, cerchiamo di renderlo facile da FARE e non da DIRE. 
Una madre che acconsente abusi sulla propria figlia, non è una madre.
Sono andata fuori tema, lo so, ma avevo bisogno di gettare fuori lo sdegno nei confronti di un certo tipo di mondo, che va necessariamente cambiato, non domani, ma oggi, non dal prossimo, ma da noi.

Una vittima di abusi da parte di un familiare, descritta affianco ad una giovane ragazza lesbica, unica a quanto pare, capace ad accettarsi, ma al contempo incapace di stabilire un rapporto sereno, anzi, incapace di stabilire un rapporto senza entrare in un bagno ( spoiler come se piovesse). Un linguaggio estremamente giovanile e colloquiale, divertente e leggero, esprime una logica e uno stile di vita quasi inafferrabile.

La figlia di una donna che decide di abbandonare la propria casa, la propria famiglia, la propria pelle, in seguito alla morte di un figlio.
Davanti alla morte di un figlio, ogni reazione è permessa. Ma nel momento in cui , forse per amore di un'altra donna, forse per disamore nei confronti di se stessa e del resto del mondo, decidi di uccidere, metaforicamente parlando, l'altra figlia?
Ci potremmo chiedere se anche l'abbandono è un abuso, se lo sarebbe stato nel momento in cui a sparire fosse stata una donna che davanti alla denuncia di una figlia reagisce facendo finta di nulla, se lo è quando a farlo è una donna egoista, amante di libri, di cinema, amante, aggiungo, della malattia, più di ogni altra cosa al mondo.
Essere donna ed essere madre.
Non è facile. Non è facile essere, in generale, in un mondo come quello moderno, figuriamoci essere ed appartenere a due fra le categorie più fragili, contemporaneamente. Donna e madre.
Donna e madre come la donna che per essere serena deve fingere un viaggio di lavoro, nel deserto, dedita alle cure del corpo e della mente.
Un deserto di solitudine che smette di essere rasserenante, non appena la mette con le spalle al muro, costretta dalle urla del silenzio a fare i conti con un marito che non ama più e dei figli che forse non voleva.
Pensare allora diviene una forma di auto-abuso e tornare alla quotidiana incapacità di scelta e cambiamento, diviene forse, l'unico modo di continuare, ignava, a non scegliere. Meglio avere un marito che non ti soddisfa, piuttosto che non avere nessuno.
Molto strano il rapporto di queste donne con la solitudine:
la vittima di abusi si colpevolizza e sceglie di non avere contatti con gli uomini,
la madre che in seguito ad una forte depressione finisce per vivere una solitudine folle, folle in mezzo alla folla, sceglie la strada e non la casa, la donna affermata che ha una famiglia sceglie di vivere la solitudine accanto al marito che silenziosamente si autosoddisfa nella stanza accanto.
La moglie del desaparecidos non vive la sua solitudine, perchè smette di vivere ed inizia ad aspettare.
Lei aspetta. Aspetta ed aspetterà. Questa donna mi ha fatto tenerezza e rabbia al contempo, donna e madre che preferisce attendere per sempre piuttosto che aprire gli occhi, i propri e quelli dei figli.
La donna che sceglie il divorzio, per affermare un'indipenza forse, incapace di accettare un uomo dal carattere poco deciso o quello dal carattere troppo deciso, insomma, incapace di accettare.

Nove storie, diverse, per nove donne diverse, ognuna con un proprio mondo interiore e un modo di vivere, un diverso reddito, una diversa istruzione, insomma nove storie accumunate da patologie e dinamiche malate.
Alcune più condivisibili di altre, alcune più comprensibili di altre, considerata l'èta media e le esperienze di vita più o meno di tutte noi.
(Non per entrare nello specifico, ma nessuna di noi ha avuto due divorzi e due figlie, per il momento)

Un bel libro, consigliabile e consigliato, ben scritto, decine le citazioni bellissime, anche riguardanti Simone, tantissime le frasi che abbiamo scelto di sottolineare.

"...odiavo la linguistica e la fonetica e che mi piaceva solo leggere. Il piacere della lettura rischiai di perderlo per eccesso di analisi, in fin dei conti è questo che nelle università si fa con i libri: li si analizza."

Fra le tante frasi, vi lascio con questa, perchè al momento mi caratterizza più di ogni altra.
Leggete Dieci Donne, così come dovreste leggere 'Una donna spezzata'.

Il prossimo incontro sarà il 22 dicembre, abbiamo deciso di organizzare una piccola cena per festeggiare tutte insieme il Natale e il 2015.
Il libro scelto è "E le stelle non stanno a guardare" .
Spero di vedervi tutti!
Alla prossima recensione!

(a breve integrerò con le foto dei dolcetti del club del libro)

lunedì 1 dicembre 2014

O Licino o Licinio, insomma, O tu, amico di Catullo.


"Hesterno, Licini, die otiosi multum lusimus in meis tabellis, ut convenerat esse delicatos: scribens versiculos uterque nostrum ludebat numero modo hoc modo illoc, reddens mutua per iocum atque vinum. atque illinc abii tuo lepore incensus, Licini, facetiisque, ut nec me miserum cibus iuvaret nec somnus tegeret quiete ocellos, sed toto indomitus furore lecto versarer, cupiens videre lucem, ut tecum loquerer, simulque ut essem. at defessa labore membra postquam semimortua lectulo iacebant, hoc, iucunde, tibi poema feci, ex quo perspiceres meum dolorem. nunc audax cave sis, precesque nostras, oramus, cave despuas, ocelle, ne poenas Nemesis reposcat a te. est vehemens dea: laedere hanc caveto. "

CARME50CATULLO

O Licino, O Licinio, O, l'importante è che tu non sia Allio o Manlio, ma anche entrambi.

Ogni tanto capitano delle cose belle.
Banalmente, ho sempre amato il carme 5 o il 51, ma da oggi, il carme 50 (che mi ricorda oltretutto giornate trascorse a scrivere con la mia migliore amica in piazza dei Miracoli... e un quadernino rosa...), sarà per sempre il mio carme preferito.






giovedì 24 luglio 2014

Le libere donne di Magliano (M.Tobino)

Non amo le premesse, spesso sono inutili, questa volta no.
Premessa: giugno 2012, una delle persone che più amo e stimo al mondo, mi regala questo libricino.
Il biglietto gridava
"Alla mia 'Penelope'.
Amica.
Moglie.
Compagna.
Sorella.
Tua 'Cerere'*."

Un anno dopo, mi avrebbe accompagnata nell'ex Ospedale psichiatrico di Maggiano, a Lucca, dove hanno vissuto le AGITATE, divise in due gruppi: le stabili e le occasionali. Donne agitate, unione fra bestia e dea.
La sofferenza nel camminare quei luoghi era tanta, un misto di paura, ansia, commozione. 
Attorno a me, un gruppo di  specializzandi in Psichiatria, grandi spazi sporcati dalle finestre rotte, disegni sui muri, sensazioni nell'aria.
Camminavo e sentivo cantare la paziente che "canterà ciò che l'opprime, svelerà in quella solitudine il suo mistero".
Vedevo la Berlucchi, una malata depressa, che piange"lacrime limpide dicendo che sua è la colpa di tutto e che la uccidano perché è la minima pena", mentre si gettava la testa contro il muro per spaccarsela.

"NON SOFFRE BESTIALMENTE, PENSA DOLOROSAMENTE , E I SUOI OCCHI ESPRIMONO QUESTO."(pag 15)

In tutto questo vortice emozionale, una discussione:
elettroshock.

Una sfiducia palpabile, un uomo, un medico, un possibile psichiatra che scende dall'auto senza salutarmi, perché nella mia ignoranza, 
temo questa pratica e soffro per la sua messa in atto.

Poi mi tranquillizzano
" l'elettroshock uccide l'io,
se non c'è l'io,
non c'è più nulla da curare".


Mi sento meglio.
Grazie Tobino,
hai fatto innamorare tutte le agitate.
Un po',
anche quella che c'è in me. 




(* a te, un asterisco fra parentesi, quando un inciso non ti rappresenterà mai.
Cerere che decide di trascorrere sei mesi all'inferno, per permettere a Proserpina di vedere ancora il sole e la terra, dopo che in quel campo, ad Enna, hanno provato a distruggerle la vita.
Nel 249 a .C. , forse era diverso, ma la storia, va contestualizzata
e questa volta, il contesto, è il mio cuore.)


(Ps. da una che a quindici anni ha incontrato Ulisse ed amato i Dialoghi con Leucò di Cesare, ci si può aspettare una vita fatta di miti.)

Finzioni (J.L.B)

Se è vero che un libro si giudica dalla copertina,
questo,
dovrebbe essere un capolavoro.
"Finzioni" di Jorge Luis Borges e un labirinto marino, fra l'azzurro e il blu.
In realtà,
per me,
questo è un capolavoro,
copertina compresa.
Fosse solo per
"(...) la verità, la cui madre è la storia, imitatrice del tempo, deposito delle azioni, testimone del passato, esempio e avviso del presente, sintomo del futuro".
 
Lo so, può sembrare folle, insensato, ciò che scrivo,
ma spendete 9. 50 euro per 145 pagine di genio, di Borges.
E per Pierre Menard e il suo Quijote .
E si, le parole sono tutto, ma anche la storia è tutto e il contesto, anche.
E la realtà "atroce o banale".



(Ed il mio, di contesto, questa volta, era la solitudine.
L'attesa di una persona cara.
Una città medievale.
Due uomini in lontananza che montano delle luci sopra un palco.
Una panchina troppo calda.
Il sole che batte sulla nuca.
La strada è troppo lunga, alla prima uscita torno indietro.
Due anni fa ero qui, scesa da un treno che non sapevo prendere,
un'amica che corre dal lavoro, la birra aperta con un accendino,
- "è un maschio?"
-"no, femmina, ma alla mamma piace il blu.."
-"che bel maschietto!"
Sempre la solita storia, 
mai sforzarsi per capire,
che,
spesso,
basta aprire la copertina e sfogliare.)

lunedì 14 luglio 2014

Quello che i libri non dicono

Di te.
Di te, ricordo,la penna blu profilata in oro, il supporto per il tablet, i libri sparsi sulla scrivania, i libri impilati con ordine alle tue spalle, quelli pericolosamente affiancati al muro, vortici dal precario equilibrio.
I tuoi libri, ti assomigliano.
Ho sempre pensato che i "nostri" libri, quelli che amiamo, quelli che nominiamo senza neppure accorgercene, ci possano rappresentare, ora sono certa che anche lo stato di questi, sia una nostra forma di espressione.
I tuoi, visibilmente letti, leggere increspature, date dall'apertura delle pagine, sul dorso, caute annotazioni a matita, poco frequenti, mai calcate, nessun tipo di orecchia, piegatura, segno, nessuna traccia evidente del tuo indimenticabile passaggio.
I miei, frasi sottolineate con colori forti, date cerchiate, nomi impressi, un marchio in versi sotto il titolo, versi mai simili, ma sempre uguali, i segni di un travaglio vissuto fra borse e prati, un insieme troppo forte di un passaggio troppo veloce.
Se nei libri, leggiamo ciò che vogliamo leggere, forse è  questo che scelgo di vedere nelle pagine intonse e in quelle deturpate, ma che io tenda a soggettivare qualsiasi cosa, lo so, non è una novità.
Raramente ho incontrato persone che nominassero i titoli che leggevo nelle tue pagine, ma quando è capitato, non ho potuto esimermi dal pensarti e dal dedicarti uno di quei sorrisi per i quali hai scusato l'insistenza, o forse, la mia intera presenza.
Qualche volta, poi, mi tornano alla mente i tuoi monologhi sarcastici, sulle donne e sui libri, quelli che facevi davanti a me, per farmi alzare in piedi, arrossire e dire qualcosa di estremamente femminista, perché, con me, funzionano solo le terapie d'urto, appunto. Sono vent'anni che sento ripetere questa storia delle terapie d'urto e le odio, ma effettivamente, con me, funzionano e tu sei riuscito a capirlo. In ogni modo, parte di quel sarcasmo d'urto, era ben motivato da una realtà colma di apparenze e povera di contenuti, da una realtà anche competitiva con l'idea che ognuno vuole che gli altri, abbiano di sé.
E allora, in questi contesti, i libri non sono più una rappresentazione di sé, ma di ciò che si vorrebbe essere ed io,. io non ho dubbi: 
io vorrei essere l'angolino della pagina sulla quale è impresso un raro segno del tuo passaggio, seppur a matita.