mercoledì 8 marzo 2017

Frastuono.

Momenti come questi mi ricordano quanto sia importante tacere quando si ha ancora la possibilità di parlare. Ovviamente, adesso, questa possibilità non ce l'ho più, il clima di chiusura e senso di colpa vincolano ogni gesto.
Tutta questa chiusura, questa pesantezza, mi tartassano.
Qualche volta le parole diventano sfogo.
Quando non riesco a capire cosa stia sbagliando, quando nessuno è disposto a spiegarmelo e rimane sospesa nell'aria un'accusa non tradotta, allora, mi arrabbio e le parole divengono sfogo, appunto.

Sono un cumulo di errori.
Mi sembra di non riuscire mai davvero ad essere all'altezza delle aspettative degli altri.
I bisogni, le necessità, le richieste. Non adempio mai abbastanza ai miei compiti, a quelli che gli altri vorrebbero che fossero, a quelli che altri hanno scelto che io avessi.

Sono un insieme di mancanze.

E mi arrabbio così tanto quando ci sono momenti come questi in cui ho un casino nelle orecchie e la testa mi scoppia.

Spesso vorrei poter ricominciare tutto, un foglio bianco,
molto spesso vorrei poter comunque cambiare in corso d'opera i metodi sbagliati,
ma ancora più spesso, questa possibilità mi è reclusa e allora penso a come sarebbero potute essere le cose e a come non sono.

Un libretto d'istruzioni, ecco, vorrei un libretto con le precise istruzioni da dover seguire giorno per giorno, momento per momento, perché evidentemente non riesco a capirlo, da sola.

Sarebbe bello avere un dialogo, invece c'è solo un gran frastuono.

L'otterremo?

8 marzo, ricorrenza ipocrita? esaltazione dei ruoli? rivendicazione personale?
Punto di partenza.

Per non cadere nel disfattismo più bieco, voglio pensare a questa giornata come a un punto di partenza per un percorso di rivalutazione di noi stessi, a prescindere dal nostro sesso.
Una grande linea gialla che segna l'inizio di un percorso che non termina alle 00:00, ma prosegue lungo i mesi, gli anni e termina in un cambiamento tangibile e reale.

Non sopporto questa giornata, non perché sia priva di significato, ma perché non sopporto la maggior parte dei significati che le si vogliono attribuire.

Non saranno gli auguri di oggi a rendermi la vita più semplice, domani.
Non sarà la mimosa lasciata seccare in un bicchiere a ricordarmi la gioia di un pensiero gentile che da simbolo è divenuto prodotto.

La scorsa settimana un tipo ( rinominato "non-so-bene-chi-siamo-cosa-facciamo-ma-stiamo-bene-cosi") si è presentato a casa mia con un mazzolino di fiori appena raccolti e mi ha detto:
"Ecco, volevo portarti un po' di primavera".
Non amo i fiori recisi, li amo piantati a terra, anche per questo ho sempre preferito regalare piante, ma quello è stato un regalo gradito. Povero, improvvisato, infantile forse, ma davvero innocente.

Ha proseguito, poi: " Sai mentre passeggiavo oggi ho visto le prime viole della stagione, piccole, nascoste, fragili, ma con uno stelo così forte. Ti assomigliavano davvero, piccole, con un colore così intenso da non poterle ignorare. Non le ho raccolte perché mi sembrava di ferirti, così te le descrivo."

Ecco. Esattamente in quel momento - anche se non sappiamo chi siamo, cosa facciamo, se durerà, se ci vedremo, se riusciremo ad avere degli incontri normali, magari non di notte, magari non in mezzo ai monti, o nel reparto bio della coop, senza aeroporti, possibilmente nella regione in cui viviamo, anche se dovremmo affrontare circa quattromila difficoltà, fra le quali la mia incapacità profonda di tradurre emozioni in suoni, o il suo concetto di costanza e puntualità - ho capito che ci siamo capiti.

Quelli sono i fiori che mi piacciono, i gesti che mi servono, gli atteggiamenti che mi fanno sentire bene, senza pretese e non pretesi.

I fiori di oggi, oltre a crearmi un fastidioso prurito ed una sorta di asma, mi innervosiscono.

Non devi regalarmi dei fiori perché tu sei un uomo ed io sono una donna.
Siamo nel 2017!
Non devi regalarmi dei fiori perché una festa ti impone di farlo.
Siamo nel 2017!
Non devi regalarmi fiori, non devi regalarmi niente.
Siamo nel 2017!

Se vuoi, puoi farlo, ma non devi, non sei strettamente tenuto a farlo.

Nell'ultimo anno la mia vita si è rivoluzionata, molto, ho abbandonato quella che era la mia 'normalità', ho vissuto un profondo cambiamento al termine del quale non riesco più ad avere una visione borghese della coppia e dei ruoli.
In una società patriarcale sono radicati ruoli che coincidono con il proprio sesso, riesco a comprenderlo, sia dal punto di vista storico che dal punto di vista sociale.
Non riesco a condividerlo.
La realtà dei fatti, una realtà che dovrebbe comprendere la figura femminile in tutte le sue manifestazioni al pari di quella maschile, dovrebbe influire sulla società, prodotto di questa influenza un cambiamento totale che può manifestare, non solo, ma anche, nella libera scelta dei ruoli.

Non mi sono svegliata questa mattina con la convinzione di essere una sociologa - anzi, questa mattina mi sono svegliata con lo stordimento tipico di chi ha dormito poco e con un cane di 35 kg sopra alle gambe-, ma sono davvero stanca di dover interpretare un ruolo che non mi appartiene per appagare l'orgoglio di 'maschi alpha' o per non sentirmi criticare o per quieto vivere.

Quieto vivere, poi...
...quando lavori con un uomo ed automaticamente sei la sua segretaria, perché puoi lavorare 'per', ma non lavorare 'con', (cosa che per altro mi suscita ilarità, ci mancherebbe, che oltre a sociologa e femminista improvvisata, sono anche autoironica)
...quando vai a una riunione, ma 'preferirei parlare con un uomo',
...quando vai  a una riunione, ma non ti guardano in faccia,
...quando la banca, il notaio, enel, acam, il vicino, il cugino del vicino, il parente del nipote di quello che ti vende la porta, ti chiedono il tuo stato sentimentale, come se avere accanto un uomo potesse essere una garanzia,
...quando hai due gatti(quasi tre) e un cane e iniziano le battute sul fatto che l'età avanza, gli animali aumentano e diventare una 'zitella' è facile,
...quando devi fare tre viaggi in ascensore per portare la spesa a casa e ti viene ricordato che 'eh sono cose che dovresti far fare a tuo marito',
...quando prenoti una vacanza da sola e in agenzia ti chiedono chi vai a trovare, ma in realtà tu vuoi solo andare in vacanza, scoprire nuovi musei, nuovi cibi, camminare in mezzo agli scavi - cose che per altro ho sempre dovuto far da sola-,
...quando esci tardi dal lavoro, non hai voglia di cucinare e mangi fuori, in silenzio, in pace e sistematicamente sei 'ohhh poverina'
...quando vai al cinema all'orario che ti pare, a vedere film che ti interessano e 'solo un biglietto?' - anche questa cosa in realtà mi è sempre capitata-
...quando compri una caldaia e il tecnico vuole parlare con tuo padre/il tuo fidanzato,
...quando compri una cucina e 'suo marito non sarà felice del conto'.
...quando hai un'idea politica piuttosto forte e 'sono cose da uomini'.
...quando sei troppo truccata e allora sei stupida,
...quando sei troppo struccata e allora sei sciatta,
...quando paghi tu la cena,
...quando scegli il vino,
...quando sei tu a guidare,
...quando non ti fai venire a prendere a casa,
...quando esci con una compagnia di uomini,
...quando bevi più della tua compagnia di uomini,
...quando sei a cena con una coppia di amici,
...quando scegli le piastrelle da sola,
...quando ti compri un trapano,
...quando ti compri un anello da sola perché ti piace,
...quando ti tagli i capelli solo perché lo vuoi fare,
...quando non ti poni il problema di parlare con gli uomini,

...questo è quieto vivere?

Ognuno sceglie di assumere il ruolo che vuole, quando vuole, SE vuole.
Gli auguri di oggi, rendiamoli concreti, rendiamoli cambiamento.

Siamo persone, non siamo stereotipi.
Siamo persone, non siamo necessariamente ciò che il nostro sesso impone o prevede.
Siamo persone e ci meritiamo la libertà.

Basta con gli auguri che esaltano la procreazione o una forza interiore che deriva dalle nostre ovaie.

Basta con un modello nel quale dovremmo rientrare.

Lo dico per me, lo dico per le persone a cui tengo, ma anche a quelle alle quali non tengo particolarmente.

Nel 2017 dover essere catalogabili è un disagio.

Quindi il mio augurio di oggi è un augurio profondo, di cambiamento, per tutti.

Per le donne che si sono stancate di dover essere giudicate se scelgono di affrontare la quotidianità senza un uomo, ma vogliono comprarsi casa, girare un pezzettino di mondo, guardare film, conoscere cose, in totale indipendenza. (E l'indipendenza si può avere anche con un compagno accanto.)

Per gli uomini che si sono stancati di dover essere eroi a tutti costi, bancomat, accompagnatori costanti, per quelli che si rifiutano di dover essere come non si sentono di essere.

E anche per me, per tutte le definizioni che scelgo, di non scegliere.