venerdì 28 aprile 2017

Ansia.

Ho paura di aver rovinato tutte le cose importanti della mia vita.
Da sola, una dopo l'altra.

Pace.

Un risveglio doloroso ed infelice.
Ho sentito il citofono suonare e non sono stata in grado di alzarmi.
Immobile, con gli occhi spalancati.

Il gatto, il telefono che vibrava.
Avevo un disperato bisogno di silenzio.

Pesantezza.

Ho ricercato la leggerezza nell'acqua bollente.
Un sollievo delicato che mi ha fatto crollare la pressione.

Il gatto mi fissava mentre trattenevo il respiro ad occhi chiusi, preoccupato.
Mentre facevo mio tutto il calore della vasca, senza pensieri che non fossero legati alla sensazione di calma dell'essere ricoperta dall'acqua.

Ho fatto fatica ad uscirne, ma dovevo farlo ed io sono sempre così razionale da poter discernere le cose che devo da quelle che posso.

Non ho risposto al telefono, continuava con quella canzoncina insulsa, senza sosta, avrei voluto lanciarlo e frantumarlo.
Non l'ho fatto.
Dovrò pagare una bolletta dell'acqua dalle cifre assurde, non posso permettermi un nuovo telefono non preventivato.

Nell'acqua calda sto bene, non ho freddo.


Questo freddo che non riesco a levarmi da dentro, come se fossi ricoperta di neve, è il freddo che brucia, non quello che infastidisce, è il freddo che taglia.

Sono seduta qui, le gambe quasi incrociate, una felpa, un maglione e questo senso di gelo.

Sorrido, mi copro le mani, orrende, rido.

Passa.

martedì 25 aprile 2017

Circostanze.

Tutto ha un prezzo,
anche la libertà.

Lo scrivo annuendo, una sigaretta nella destra, la luce della cappa accesa, 'fly me to the moon' in sottofondo.
Il cane dei vicini abbaia,
ha proprio dei pessimi gusti musicali.

Un ultimo sorso di caffè e latte di riso, per poter lavare la caffettiera gialla.

"In altre parole, ti amo." E la ripetizione casuale ricade su quel qualcosa che hai nei tuoi occhi o nel tuo sorriso...

Scene démodé vissute con una maschera per il viso da risciacquare entro dieci minuti, prima che mi porti via l'epidermide, la piastra accesa che si riscalda e la zuppa di verza che ho responsabilmente preparato per domani sera, quando non avrò voglia di cucinare.

Dietro a quella parete però, non c'è Banderas che mi sorveglia, non sono Vera e il pensiero di
"La pelle che abito" mi inquieta.

Eravamo andati a vederlo al cinema, io ed Ulisse, tradendo P. con la quale avrei dovuto vedere tutta la filmografia di Almodovar, ma con la quale non sono mai riuscita a finire di vedere un film.
Due estati fa, ci siamo addormentate su Atame, forse colpa del sonno, forse colpa di quel vino rosso che beviamo ogni volta che ci incontriamo, per sentirci più libere o per ridere di quelle cose che ci hanno sempre fatto piangere.

"Investire su una storia precaria, è un fallimento su carta".
Investire.
Storia precaria.
Su carta.

Tecnicismi che fanno tremare il cuore.

Tolgo Frank Sinatra.
Meglio prevenire.
Che curare.

O forse qualche volta dovremmo semplicemente fregarcene di quello che sarebbe meglio,
non siamo nati puffi quattrocchi, siamo nati fallibili ed io ho una lista di fallimenti difficile da battere.

Più lunga della lista della spesa di una famiglia di nove persone.

L'altra sera, con E., mi sono completamente scordata di tutto ed ho riso, cantato, ballato, mi sono sentita libera di fallire e di sorridere di tutte le sciocchezze che abbiamo sempre combinato, sostenendoci sempre e difendendoci davanti al mondo intero, salvo poi insultarci in privato.

Fra un mese scadranno i miei massaggi anticellulite.
Ed io li lascio scadere, come ricordo.
Mi piacciono così tanto i ricordi tormentati, che posso farci?
Certo, ora che non fanno più male, li colleziono con affetto e come promemoria.

Tunnel of love.
Capolavoro.
Per me.
Ultimamente sono circondata da estimatori e critici che hanno le loro ragioni e la loro cultura.
Io non ce l'ho.
Ogni tanto cerco di imparare, ma ci sono cose che non mi appartengono e quando qualcosa mi è così lontano, diventa vicino solo ciò che mi fa vibrare il cuore.
Come questa cavolo di chitarra meravigliosa che mi fa venire i brividi.

Domani mattina spremuta, sto diventando dipendente dagli agrumi.
E dal senso di calma che non mi è mai appartenuto ed ora, è così naturale.

Sto ridefinendo i limiti.
Sto cambiando le circostanze.
Sto attraversando il torrente, saltellando sui sassi bagnati.
Ho la sensazione di scivolare da un momento all'altro.
Levo le scarpe.
Se devo farmi male, voglio sentirlo tutto questo dolore.
E poi, sarà un nuovo ricordo affettuoso, da inserire nella collezione.C



lunedì 24 aprile 2017

Acqua dolce.

Esattamente un anno fa correvo, bagnata, quattro metri circa indietro ad Ulisse.

Mia suocera, o meglio, la donna che Ulisse aveva scelto per madre ed io avevo scelto come surrogato, mi copriva, con il suo ombrello ed una dose infinita di protezione.

Tornammo a casa, in silenzio.

Il mio unico ricordo, i jeans attaccati alle gambe, pesanti, freddi, ingombranti ed irritanti.

Un anno fa, sarei dovuta essere in piazza anche io, a leggere parole di ricordo ed onore davanti al mare.
Saltò tutto all'ultimo momento e fino al mese scorso, avevo ancora un tessuto rosso fra gli scatoloni, ricordo di un'incompiutezza.

Chissà se Ulisse sarebbe venuto ad ascoltarmi, chissà se tu, saresti venuto. Io andai ad ascoltare lui, che non parlò, e parlai di te.

Ricordo perfettamente cosa dissi di te,
ma non ricordo il resto della mia serata.
Assurdo, eh?

Anche il cotone bagnato ti si appiccica al corpo e crea un fastidio leggero e perpetuo.


Solo la seta non mi disturba.

Non vedo l'ora che arrivi giugno per chiudere questo cerchio di cattive circostanze che si ripropongono tramite 'l'accadde oggi' o 'le amicizie in comune'.

Basta.

Ulisse, io gli abiti addosso li tollero solo se asciutti, nessuna onda, nessuna lacrima, nessuno schizzo.
Ci vuole poco a cambiarmi.
Sono solo abiti, è solo pelle.




domenica 23 aprile 2017

Frivolezze.

Amo i miei capelli.
Li ho scalati ed oggi li posso lasciare al naturale, una serie di onde ingestibili.
Ho sempre amato la sensazione che si prova quando si è totalmente immersi nell'acqua: il corpo non ha più peso, i capelli diventano impalpabili e se chiudi gli occhi, riesci a sentire l'infinito silenzio del mare, il calore del sole, una sorta di stato naturale dal quale non vorrei mai uscire.

La mia storia d'amore con l'acqua bollente è nota a tutti, soprattutto al signor acam.

Fra poco dovrò andare a dormire, domani mattina dovrò alzarmi presto e fare tutta una serie di cose che oggi mi sono limitata a non fare.

La nottata di ieri mi ha debilitata, bella, diversa, folle, ma insostenibile.

Credo che il sentimento per me non sia legato tanto a ciò che io provo, ma a quello che l'altra persona riesce a farmi provare. Quasi sempre è un sentimento che potrebbe essere definito 'riflessivo', perché amo qualcuno quando amo come mi fa sentire.
Egocentrica anche a livello emotivo ed estremo.

Credo che il problema sia questo.

Credo poi, che non possa farci assolutamente nulla.

Nelle giornate casalinghe, mi ritrovo a lavare ed asciugare i piatti, tutto il giorno.
Lavatrici, piatti, pavimenti. Uno sguardo a qualche nuova ricetta. Ho due stanze da finire.
Non sono arrivati i mobili, dovrò attendere.

Non vedo l'ora di aver finito tutto, da un lato.
Non voglio finire, dall'altro.

Ho rivestito una scatola con un motivo a giugliucci, incorniciato una foto di L, spostato alcuni libri.
Vorrei trovare la voglia di dedicarmi alle cose che ho sempre fatto con gioia e piacere, ma adesso che sarebbe il caso di averne voglia, non ne ho più.

Mi fa malissimo la schiena.
Ma amo i miei capelli.


E tu, continui a farmi sentire così.
Ed io, non posso farci nulla.