sabato 27 maggio 2017

Discussioni serie.

Ho due ottagoni impressi sui palmi e un'irrisolta voglia di caffè: non riesco a svitare la moka.
Se questa casa non fosse immacolata, avrei la tentazione di lanciarla a terra molte e molte volte.

Ma ho faticato troppo per raggiungere questo grado di pulizia ed ordine: mi sento in armonia con le mie stanze che rappresentano il caos calmo della mia persona.

Apollineo e Dionisiaco.

Ultimamente rido e scherzo della bipartizione che sento, pratico e astratto, tangibile ed impalpabile, rosso e blu.
Probabilmente la viviamo tutti, ma alcuni la subiscono.

Qualche giorno fa qualcuno ci ha tenuto a sottolineare le colme mancanze delle mie stanze e della mia vita, proprio quando io ho smesso di percepirle.

Ho voglia di colorarmi l'esistenza, ho bisogno di ritagliarmi uno spazio di solitudine nella solitudine , un rituale di gesti da stravolgere.

Due pezzi di stoffa rallegrano le mie giornate e modificano le prospettive.
Inibiscono le alterazioni e la luce.
Certo, rimango sempre indietro su qualche versante, a rotazione, ma forse devo solo imparare ad accettarlo.

Tutto questo bianco, le scritte sui fogli e l'inchiostro sulla pelle, la vaniglia, il sandalo, il grigio che si mostra prepotente, ma mai preponderante.

Le discussioni serie che arricchiscono le compagnie telefoniche, i discorsi beceri, le battute continue, il mal di testa e questo giallo che mi riempie gli occhi, ma non le tazze.

Un'amica mi ha detto che cerca nei libri quello che scrivo ed io sorrido compiaciuta ed imbarazzata, vibrando di questo sentimento che mi ricorda gli inizi proprio quando vivo la fine.

Ma se la fine è un inizio, io continuo a credere che si viva solo di partenze.

Una partenza è un ritorno?
Un ritorno prevedere una partenza.

Quando una porta è chiusa la è per sempre.
Quando una porta è volutamente socchiusa, lascia spazio al declino.

Viviamoci questo declino, che a chiudere le porte sono brava, ma questa volta non ne ho intenzione.