venerdì 16 marzo 2018

Tempi.

"Se voglio fare una cosa oggi, non la faccio, la rimando a tre anni perchè so che non sono pronta."

Davvero, i tempi sono una cosa così complicata per me.

Non sono mai pronta. Cioè, la sono, ma molto dopo rispetto agli altri, è sempre così.

Come mai sono così in ritardo rispetto ai tempi degli altri non lo so, che non sia normale, ne sono consapevole, però, arrivare a questi punti mi sembra esagerato.

giovedì 15 marzo 2018

In giorni come questo.

"In giorni come questo ho bisogno che tu mi passi le dita fra i capelli e parli piano."

E poi che tu faccia finta che sia una giornata normale e non mi faccia rendere conto che in realtà tu mi stia coccolando. Trattami come sempre, ma meglio.
E prendimi in giro e cerca di convincermi che andrà tutto bene anche se non sarà così, anche se io continuerò a non volerci credere e ti porrò mille obiezioni.

E abbracciami. Anche se odio essere toccata. Perché oggi come non mai sento di aver bisogno di lasciarti tutti i miei 45 kg addosso, giusto il tempo di un abbraccio.
Perché oggi più che mai io non so se riuscirò a reggermi su queste gambe che odio e a muovermi attraverso queste braccia o a guardare ciò che accade senza finire a piangere.

E quando piango, perché piangerò, che già lo sappiamo, non consolarmi. Vienimi vicino e ricordami che ho un brutto carattere e che non reagisco alle situazioni deprimendomi. Ricordami quando io possa essere acida e razionale e di quante volte davanti al dolore abbia reagito come il migliore ragioniere modello.

Ricordami che essere preda di ciò che sento non aiuta ciò che sono e soprattutto ciò che faccio.

E fammi sentire amata se puoi. E se non puoi, quantomeno compresa.

Solo tu sei sempre stato in grado di farmi andare oltre i miei limiti, sempre tu mi ha fatta sentire risolta e per quanto non vorrei che tu fossi in grado di farlo, fallo, ancora per una volta. Fallo perché in giorni come questi non c'è nulla che io riesca a fare senza essere convinta di avere appena fatto una cazzata.

E non farmi parlare di ciò che è successo perché se lo facessi non smetterei di piangere.

Fammi sentire come tu mi vedevi e credevi che fossi.

Ho tanto bisogno di vederti stasera e non parlare, non parlare con te, non parlare di me, ho solo bisogno di vederti seduto accanto a me, in silenzio, senza che nessuno alzi la voce, faccia rumare, ponga domande, chieda verità.

Rimaniamo in silenzio ed abbracciami per 80 secondi per rendere la mia vita migliore.


Responsabilità.

Qualcuno ultimamente mi ha detto che quando sei vittima una volta, sei vittima per sempre.
Ho dissentito.

Siamo tutti vittime di qualcosa o di qualcuno, di una situazione, di noi stessi, ma ciò non significa che non esista il riscatto.
Come il Faust credo ancora nel riscatto umano. Possibile?
Utopistica, come sempre.

Sono giorni difficili questi, di settimane difficili, trovare un nuovo equilibrio è complicato ed in ogni fase di assestamento ci sono zolle che si sovrappongono sopra altre, confini che si stabiliscono per la prima volta e prevaricazioni del tutto normali : è difficile che due margini collimino perfettamente.

Marginalità.

Non ho mai ragionato in termini di marginalità, che sia anche questo uno dei miei errori?

Non ho neppure mai ragionato troppo sui numeri, ma questo è del tutto palese.

Ho mai ragionato su qualcosa? Perché a me sembra che io voglia interpretare un ruolo eroico laddove ne stia interpretando uno sciocco, scialbo, disastroso, svilente, avvilente.

Forse ho ragionato troppo poco o forse troppo a lungo, sicuramente non ho centrato nulla.

Ho mai colpito il bersaglio?

Ho mai mirato al bersaglio?

Ho mai davvero anche solo riconosciuto il bersaglio?


Stamattina ho freddo. Non è lo stesso freddo che avevo ieri sera mentre  in tarda serata camminavo al buio nel tornare a casa pensando a come ormai ci siano appuntamenti e persone che scandiscano la mia vita senza lasciarmi pensare a ciò che potrei o vorrei fare.

Sono molto debole.
Vedo attorno a  me persone sempre pronte a fare la guerra, a rispondere difendendosi ed aggredendo, a far valere opinioni ed idee fino al punto di non ritorno. Perché io non lo faccio?

Anche quando mi vengono dette cose che contrastano con i miei pensieri, mi oppongo, ma senza impormi.

"Credo che a questo punto dovreste riconsiderare il mio ruolo e vedere se sono la persona giusta, perché io mi rifiuto."

Un ruolo eroico, dicevo.
La banalità del male.
Fare qualcosa perché qualcuno ti dice di farlo, senza pensare a ciò che stai facendo.
Questo non riesco proprio a farlo.

Ma come mai non riesco ad evolvere ed impormi come fanno tutti gli altri?
Sono così convinti di essere nel giusto da trasgredire.

Io non so farlo: o manifesto la mia contrarietà o mi adeguo.

Ho sempre difeso tutti e continuo a farlo, tutti quelli che pensano che io punti il dito contro di loro.
Io le difendo e loro mi attaccano.
Una facilità nello scaricarmi addosso le colpe dei loro comportamenti da disarmarmi.

Ognuno è responsabile di ciò che fa o di ciò che non fa.
Mi prendo anche queste accuse, queste responsabilità, questo odio.

Ho sempre preferito difendere in pubblico e criticare in privato.
Ho sempre creduto che ciò che ci migliori non sia la pubblica gogna, ma un confronto sereno.
Ma poi mi rendo conto che il confronto non è mai davvero sereno, perché non sono degna di stima, degna di rispetto, la mia opinione è una voce da contrastare perché non ha valenza e allora affermare la propria attraverso l'illecito non è altro che un modo come un altro di operare e condurre la propria vita.

"è una persona intelligente, ha avuto le sue motivazioni, ha sbagliato, ma non significa che..."
"è giovane ed è la prima volta che ha una responsabilità simile, è complicato, non possiamo aspettarci tutto e subito..."
"è una fase di cambiamento, non è facile vivere il cambiamento..."
"tu non sei qui, ci sono loro e ci sono io e posso assicurarti che non è facile..."

Giorni trascorsi a trasmettere un messaggio positivo, a cercare di mediare, a cercare di tenere la barca pari per poi vivere ondate debilitanti dalla prua e dalla poppa.

Forse dovrei urlare?
Se urlassi cambierebbe qualcosa?
Se usassi gli insulti?

Non ne sono in grado.

Ma io ci credo davvero nel fatto che con la calma e la serenità si possano risolvere i problemi e si risolvano le incomprensioni. Sarà vero?

Sono solo in grado di attirare odio e malumore.
Non sono in grado di dare un'impronta positiva.

Ne soffro molto.

Ancora una volta credevo che fosse scontato che non mi potessi comportare come una stronza e sarei stata collaborativa, quantomeno leale. Non è così.


Come mai appaio sempre peggiore di quanto io realmente sia?
è la mia faccia?
è il fatto che non mi metta a parlottare?
è forse che la mia opinione di me stessa sia migliore di quanto realmente io sia?

Sono così frustrata.
Si aspettano sempre il peggio da me e dopo un po' non ho più voglia di continuare a comportarmi bene, se tanto il risultato è sempre il solito.
Però non riesco a fare diversamente, quindi tutte queste lamentele poi non mi conducono ad un vero cambiamento.

Come sono fatta male!


Avrei voglia di alzare il telefono e chiedere perché io sia costantemente giudicata, ma non lo faccio, cambierebbe poco.

Avrei voglia di mandare un po' tutto a fare in culo ed andarmene. Sono davvero convinta di poter cambiare qualcosa e che la mia pazienza faccia la differenza?

Ho un pessimo carattere, come dice mia nonna. Sono antipatica, ma poi ho atti di gentilezza imprevedibili. Lo faccio per autoscusarmi? O perché non posso non farli?

Dopo tutto, in fin dei conti, anche io non avrei una buona opinione di me. Va bene così dai.