mercoledì 2 luglio 2014
martedì 1 luglio 2014
CLUB DEL LIBRO :10 BUONI MOTIVI PER PARTECIPARE
10 BUONI MOTIVI PER PARTECIPARE AL CLUB DEL LIBRO
1- I LIBRI:
questo primo punto sembrerà banale, ma in realtà, è l'amore per i libri che ci spinge a riunirci.
2- LA CONDIVISIONE:
poter condividere con altri la propria passione è molto piacevole.
3- IL CONFRONTO:
il concetto di bellezza, varia in base ai propri canoni, alla capacità di cogliere tratti più o meno evidenti, discuterne con gli altri tramite il confronto, ci regalerà l'emozione di andare oltre noi stessi e giudicare qualcosa tramite mezzi del tutto nuovi.
4- LA COMPRENSIONE:
quando provate la frenesia, entrando in una libreria, la necessità di sfogliare tutti i libri presenti nella stanza, l'impulso a comprare e comprare e comprare, accumulare ed accumulare libri, lo farete con la consapevolezza che, almeno tutti gli altri partecipanti al club, almeno una volta nella vita, si sono sentiti come voi.
5- IL FATTORE UMANO:
in un momento storico caratterizzato da rapporti virtuali, avere un sano appuntamento con la realtà, potrà solo che farvi bene.
6- L'IMPEGNO:
avere un impegno con altre persone, vi costringerà a terminare il libro ed eliminare la pigrizia che spesso accompagna l'intenzione e non l'azione.
7- RELAZIONARSI:
frequentare un ambiente dominato dalle differenze (età, titolo di studio, mansione lavorativa...) può essere un buon modo per imparare ad esaltare ciò che unisce, non ciò che divide.
(un tributo al mio professore di filosofia del liceo.)
8- I DOLCETTI DI ILARIA:
avere una cuoca nel club, dona molte soddisfazioni, tutti i club dovrebbero averne almeno una.
9- IL VINO:
bersi un bicchiere di vino in allegria, aiuta la conversazione.
10- perché partecipare al club del libro renderà la tua vita più gioiosa! :)
lunedì 30 giugno 2014
Zadie Smith - N-W
Qualche giorno fa ho ricevuto in regalo N-W , non conoscevo Zadie Smith ed ho scoperto tramite internet, essere una delle scrittrici più amate della letteratura contemporanea.
La storia è molto carina, un intreccio di vite ben elaborato, in alcuni punti la ripetizione di aspetti personali e lineamenti dei personaggi è molto pesante, può turbare la narrazione dei fatti.
Comunque sia, l'andamento è molto leggero, 350 pagine da poter leggere comodamente seduti in giardino durante l'arco di una giornata.
Ciò che in realtà ho trovato decisamente forzato, ma leggendo i pareri diffusi, probabilmente, si tratta solo di una questione personale, è l'insieme degli infiniti elenchi.
Non ho nulla contro gli elenchi, solitamente, anzi, trovo sia una tecnica divertente, quella di comporre un insieme di brevi elementi per sottolineare i pensieri dei personaggi, da un punto di vista totalmente soggettivo, ma ho trovato estremamente forzata la lunga serie di parole affiancate, così, quasi a voler dare una profondità che fondamentalmente, non ho trovato nel libro.
La storia di vite umane, poteva essere resa in maniera molto più leggera, oppure molto più profonda, ma voler a tutti i costi dare un'impanatura di intellettualismo a qualcosa che ne è privo, e andrebbe benissimo così, mi ha lasciato un retrogusto amaro.
Alcune pagine sono veramente poco chiare, l'aria di indecifrabilità mi sta bene, se accompagnata da un andamento capace di sottintendere, senza svelare.
Ma da un'amante dei Grandi Russi, con le loro lunghe frasi, i periodi che proseguono pagine e pagine e pagine, le descrizioni dettagliate all'infinito... difficilmente ci si può aspettare un parere differente.
Sotto un certo punto di vista, ho trovato diversi parallelismi fra questo libro e il prossimo di cui parlerò, "Eureka Street". In entrambi, la città, ha vita propria, quasi fosse al pari dei personaggi o forse, al di sopra.
Molto belli invece, i riferimenti alle differenti etnie che popolano il quartiere dei protagonisti, le informazioni riguardanti gli usi nigeriani, introdotti sapientemente dall'autrice, per metà inglese e per metà giamaicana.
In ogni caso, critiche personali a parte, credo che consiglierei questo libro, per trascorrere qualche ora, magari in periodo d'esame, quando si ha la testa già occupata da altri pensieri e nozioni.
La parte che più mi ha colpita riguarda l'incomunicabilità di fondo che lega indissolubilmente i protagonisti, un uomo che desidera oltremodo un figlio ed una donna che vi rinuncia abortendo.
Ognuno dentro al proprio universo, l'unica cosa che non è segnata dall'appartenenza sociale, è proprio l'incomunicabilità.
Sono rimasta colpita dal linguaggio utilizzato per narrare argomenti delicatissimi, come la maternità, parlarne non è facile, far vivere un personaggio femminile un rapporto altalenante con la maternità, è ancora più difficile.
In alcuni tratti non sarei riuscita a definire il sesso dello scrittore: il sottofondo sensibile, la descrizione molto spigolosa.
L'interiorità, effettivamente, c'è, non è angosciata e drammatica come quella delle mie amate eroine di fine ottocento, ma in qualche modo ne richiama il disagio, il bipolarismo forzato, il dissidio interiore che comprime la condizione femminile.
Purtroppo, così come mi è capitato per Eureka Street (spoilerosissima) , ho avuto qualche difficoltà a relazionarmi con il personaggio predominante: questo quartiere londinese, frutto di etnie differenti, convivenza di usi, tradizioni, aspirazioni, differenti.
La realtà sociale italiana, è differente, quella che vivo io , in special modo : la distinzione di classe c'è, ovviamente, ma forse riesce ad essere superata in una sorta di compensazione intellettiva.
Il poter facilmente, più o meno, all'istruzione, rende meno evidente il distacco sociale che invece regna all'interno delle descrizioni di quei personaggi, di quelle vie, di quella Londra.
Probabilmente, se fossi inglese, avrei colto quel qualcosa di inafferrabile per chi vive al di fuori della realtà raccontata.
Probabilmente, avrei dovuto assumere un atteggiamento in cui predominasse la capacità di intromettermi in una realtà differente dalla mia, ma il tipo di narrazione, così innovativa, così speciale, così giovane, mi ha creato qualche disagio.
Ho scoperto che l'autrice è stata amata dal pubblico per il suo primo libro, pubblicato alla tenera età di 23 anni, vorrei leggerlo, per cercare di superare il pregiudizio (io odio il pregiudizio ed odio me stessa quando ne incarno uno) che mi si è creato nei suoi confronti. In fin dei conti, se tutti trovano il suo lavoro prodigioso, chi sono io per negarlo? Cercherò di comprendere il prodigio... e se poi, proprio non dovessi coglierlo, beh, rimarrei nella mia sacrosanta minoranza, ancora una volta.
Comunque sia, l'andamento è molto leggero, 350 pagine da poter leggere comodamente seduti in giardino durante l'arco di una giornata.
Ciò che in realtà ho trovato decisamente forzato, ma leggendo i pareri diffusi, probabilmente, si tratta solo di una questione personale, è l'insieme degli infiniti elenchi.
Non ho nulla contro gli elenchi, solitamente, anzi, trovo sia una tecnica divertente, quella di comporre un insieme di brevi elementi per sottolineare i pensieri dei personaggi, da un punto di vista totalmente soggettivo, ma ho trovato estremamente forzata la lunga serie di parole affiancate, così, quasi a voler dare una profondità che fondamentalmente, non ho trovato nel libro.
La storia di vite umane, poteva essere resa in maniera molto più leggera, oppure molto più profonda, ma voler a tutti i costi dare un'impanatura di intellettualismo a qualcosa che ne è privo, e andrebbe benissimo così, mi ha lasciato un retrogusto amaro.
Alcune pagine sono veramente poco chiare, l'aria di indecifrabilità mi sta bene, se accompagnata da un andamento capace di sottintendere, senza svelare.
Ma da un'amante dei Grandi Russi, con le loro lunghe frasi, i periodi che proseguono pagine e pagine e pagine, le descrizioni dettagliate all'infinito... difficilmente ci si può aspettare un parere differente.
Sotto un certo punto di vista, ho trovato diversi parallelismi fra questo libro e il prossimo di cui parlerò, "Eureka Street". In entrambi, la città, ha vita propria, quasi fosse al pari dei personaggi o forse, al di sopra.
Molto belli invece, i riferimenti alle differenti etnie che popolano il quartiere dei protagonisti, le informazioni riguardanti gli usi nigeriani, introdotti sapientemente dall'autrice, per metà inglese e per metà giamaicana.
In ogni caso, critiche personali a parte, credo che consiglierei questo libro, per trascorrere qualche ora, magari in periodo d'esame, quando si ha la testa già occupata da altri pensieri e nozioni.
La parte che più mi ha colpita riguarda l'incomunicabilità di fondo che lega indissolubilmente i protagonisti, un uomo che desidera oltremodo un figlio ed una donna che vi rinuncia abortendo.
Ognuno dentro al proprio universo, l'unica cosa che non è segnata dall'appartenenza sociale, è proprio l'incomunicabilità.
Sono rimasta colpita dal linguaggio utilizzato per narrare argomenti delicatissimi, come la maternità, parlarne non è facile, far vivere un personaggio femminile un rapporto altalenante con la maternità, è ancora più difficile.
In alcuni tratti non sarei riuscita a definire il sesso dello scrittore: il sottofondo sensibile, la descrizione molto spigolosa.
L'interiorità, effettivamente, c'è, non è angosciata e drammatica come quella delle mie amate eroine di fine ottocento, ma in qualche modo ne richiama il disagio, il bipolarismo forzato, il dissidio interiore che comprime la condizione femminile.
Purtroppo, così come mi è capitato per Eureka Street (spoilerosissima) , ho avuto qualche difficoltà a relazionarmi con il personaggio predominante: questo quartiere londinese, frutto di etnie differenti, convivenza di usi, tradizioni, aspirazioni, differenti.
La realtà sociale italiana, è differente, quella che vivo io , in special modo : la distinzione di classe c'è, ovviamente, ma forse riesce ad essere superata in una sorta di compensazione intellettiva.
Il poter facilmente, più o meno, all'istruzione, rende meno evidente il distacco sociale che invece regna all'interno delle descrizioni di quei personaggi, di quelle vie, di quella Londra.
Probabilmente, se fossi inglese, avrei colto quel qualcosa di inafferrabile per chi vive al di fuori della realtà raccontata.
Probabilmente, avrei dovuto assumere un atteggiamento in cui predominasse la capacità di intromettermi in una realtà differente dalla mia, ma il tipo di narrazione, così innovativa, così speciale, così giovane, mi ha creato qualche disagio.
Ho scoperto che l'autrice è stata amata dal pubblico per il suo primo libro, pubblicato alla tenera età di 23 anni, vorrei leggerlo, per cercare di superare il pregiudizio (io odio il pregiudizio ed odio me stessa quando ne incarno uno) che mi si è creato nei suoi confronti. In fin dei conti, se tutti trovano il suo lavoro prodigioso, chi sono io per negarlo? Cercherò di comprendere il prodigio... e se poi, proprio non dovessi coglierlo, beh, rimarrei nella mia sacrosanta minoranza, ancora una volta.
Prima pagina
Mercoledì si parlerà di "Eureka Street" , della riunione del club del libro di domani, martedì 1 luglio e di tutte le opinioni che saranno espresse! |
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