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lunedì 20 febbraio 2017

Sorrisi.

Ci sono delle cose inspiegabili.
Il calzino che scopare,
la casualità degli incontri,
le chiavi che si perdono nelle borse.

E poi c'è questo sorriso idiota che mi compare sulla faccia ogni volta che ti vedo.

martedì 17 gennaio 2017

Mattino.

La mia storia d'amore con le finestre non avrà mai fine, soprattutto con questa.
Una portafinestra, doppio battente, in legno, forse noce.
Una finestra, una portafinestra.

L'ho vista spalancata sul giardino che da tanta parte lo sguardo esclude ed include.
Due battenti aperti sul mio destino e sulle infinite possibilità che la vita poteva riservare, a me, per me.
Ancora una volta ancorata ad una finestra.

I vetri sporchi, pieni di ditate di mani piccine, una retina arancione presto sostituita da veli con foglie e ricami, veli vecchi, che avevo comprato per quella casa che un tempo sentivo così mia e che proprio il tempo ha dimostrato non essere mia.

Mi manca il sole.
Mi manca la mattina.
Mi mancano le mattinate assolate e l'una del pomeriggio, il caldo che entra nei riflessi e negli occhi, sulla pelle, sulle mani, fra i capelli, sui vestiti.
Il sole che si impossessa di tutto, senza appropriarsi di nulla.

Mi piacciono le luci del mattino che attraversano i vetri, mi fanno sentire serena.

Niente stelle al neon, niente universo, ma le luci del mattino hanno sempre quel suono che mi fanno sentire un eroe a tempo perso e gli ombrelli possono rimanere agli ombrellai, tanto, anche quando piove, non riesco a credere negli ombrelli.

Pochi mesi e tutto questo sarà finito, davvero finito. Non nutro buone sensazioni, ne ho di pessime, mi sento abbandonata a un destino che non volevo prendesse questa piega, speravo di poter aprire questi battenti per molto tempo ancora, pensavo di sentire serenità oltre al tempo delle luci del mattino.

Ho paura che tutto questo finisca ed ho timore di avere ragione. Mi sento un pesce fuor d'acqua. Non mi sento più a mio agio ed vorrei godere del momento, ma non ne sono capace, forse.

Soffro del distacco da un posto che ho sentito casa proprio mentre avevo abbandonato l'ultimo luogo che ho sentito mio.

Le chiavi, la porta, la luce, quell'aula grande sempre illuminata, che adesso mi manca, pur potendoci entrare in qualsiasi momento.

Io i posti li sento quando mi abbandonano, li sento salutarmi, sento il loro addio, sento che mi mancheranno prima ancora di perderli e non vorrei perdere questo.

Quella stanzina così piccola dove ho chiamato così tante voci per sapere se sarebbero mai diventate mani, volti, nomi, per me.

La panca dove ho fatto le cinque del mattino più di una volta.

I tasto che ho suonato per la prima volta, di nascosto e poi ho tentato di suonare svariate volte.

Le sedie che chiudo e quella che non riesco a far star su, quasi il mio peso fosse troppo, troppo a lungo.

Il pc che parte quando vuole lui.

Il bagno che ho lavato, i pavimenti che ho pulito ed i panchetti che tendo ad impilare per una qualche mia strana mania.

Mi manca questo posto, perchè non lo sento già più come lo sentivo tre mesi fa e se fra poco tutto finisce, io che faccio?
Lo saluto.

Ma rimarrà sempre nel mio cuore.

Un'esperienza bellissima.

Devo imparare a vivere tutto come un'esperienza senza cercare stabilità e serenità.

Devo imparare a vivere senza aspettative, con leggerezza.

Devo imparare.

E dove si può imparare, se non in una scuola?

domenica 8 gennaio 2017

Potenzialità.


Esistono dei luoghi speciali oltre alle librerie e alla scuola di musica, ovviamente.
Sto parlando di quei luoghi che ti mettono alle strette con te stessa e ti fanno uscire vincitrice da questo confronto che solitamente ti pone spalle a muro senza fiato : un esempio è dato da Decathlon.

Lo scorso anno feci un colloquio dopo il quale fui chiamata a fare la commessa da loro, ma a causa di altri impegni lavorativi ed alla prospettiva di un lavoro differente , non riuscii ad andare.
Era il periodo del 'non ti preoccupare, ci sono io ad aiutarti e sostenerti, non serve che tu ti ammazzi di lavoro correndo da un punto all'altro della città'. Tre settimane dopo mi ritrovavo sola, senza una casa, senza risparmi e senza sapere dove sbattere la testa.
Anzi, avrei voluto sbattere la testa più e più volte contro l'esoso dondolo di vimini comprato ad aprile, per esaudire un grande desiderio del prode Ulisse, ma quel dondolo, come quasi tutte le mie cose, l'ho lasciato ad Itaca ed Ulisse non ha avuto premure al riguardo.

In ogni modo, Decathlon, è il paradiso degli indecisi e dei mediocri.
Le persone come me, per un attimo, si sentono in grado di scalare montagne, nuotare in acque buie e profonde, segnare rigori e correre per ore ed ore verso mete lontane.
Le persone come me, vivono ogni giorno con la totale consapevolezza della propria goffaggine.
Mi chiamo Penelope, non ho ancora trent'anni, sono bassa e piccola, ma soprattutto, sono la persona meno coordinata di questo mondo.
E ne sono pienamente consapevole.

Tuttavia, Decathlon, mi regala un sogno, anzi, mi vende un sogno di una vita diversa e migliore: quando compro una canotta iper traspirante, la palla da pilates, il panchetto per lo step, il laccio catarifrangente, io compro un'idea di me stessa nel pieno del cambiamento.
Un cambiamento che poi non effettuo, però comunque nella mia testa vedo già compiuto.

Decathlon fra i suoi scaffali mi trasmette un'immagine di me sportiva, forte, sudata, libera.

Oggi, mi ha regalato il sogno di una Penelope che corre con i suoi pattini veloci a soli 49,50.

In questa immagine non indosso caschetto, protezioni, ginocchiere, paracolpi, imbottiture di gommapiuma che mi salvaguardino dal disastro che sei ruote sotto ai piedi potrebbero significare per la mia incolumità.

E mi basta ed avanza.

Ci sono luoghi magici, in fondo.
Oltre la mente, grazie alla mente.

sabato 7 gennaio 2017

Giugno.

E allora sognò Atene
e la sua bocca spalancata
E la sua mano da riscaldare
e la sua vita stonata
E quel suo mare senza onde
e la sua vita gelata
E allora sognò Atene
sotto una nevicata

Guardalo come cammina
ballerino di samba
E come inciampa in ogni spigolo
innamorato e ridicolo
Come guida la banda
come attraversa la strada
senza una gamba

Portami via da questa terra
da questa pubblica città
Da questo albergo tutto fatto a scale
da questa umidità
Dottoressa chiamata Aprile
che conosci l'inferno
Portami via da questo inverno
portami via da qua

E allora sognò Atene
e l'ospedale militare
Ed i soldati carichi di pioggia
e un compleanno da ricordare
Ed un ombrello sulla spiaggia
e un dopoguerra sul lungomare
E allora sognò il tempo
che lo voleva fermare

Guardalo come cammina
Lazzaro di Notre Dame
Come sta dritto nella tempesta
alla fermata del tram
Chiama un tassì si mette avanti
dai Campi Elisi alla Grande Arche
Gambadilegno avanti avanti
avanti marsch!

E tu che usavi De Gregori per chiamarmi "dottoressa chiamata giugno" che ha conosciuto l'inferno e lo ha battuto palmo a palmo prima di Eracle ed Orfeo.
Non hai ancora oggi ragione del mio sorriso e della passione.
Non ti ho capito, non mi hai capita mai e questa gente intorno a noi fa la tua vita ed inevitabilmente la mia.
Non sono diventata una professoressa con la gonna, ma stronza come un uomo.
Ho lasciato che tutti scambiassero per pianto il brillare naturale dei miei occhi.
Ed ho smesso di sognare Atene, perché Atene significa parlare con qualcuno che un attimo prima c'è e l'attimo dopo è già altrove ed io non voglio essere un inciso, non mi accontento neppure di essere un bellissimo inciso, perché fra due virgole, quelle come me, soffocano.
Alterno il bisogno di libertà alla voglia di sentirmi legata e protetta, ma forse, l'unica pietra sulla quale riesco a nutrirmi di sole e di vento è il semianfratto che chiamo casa, bordo estremo della mia anima.

«Sono tuo, tu sei mia…».

Puoi vestirti più che chic
e rimbalzare come un clown, ma
il cuore è barbaro, barbaro, barbaro.

Ti capisce come sei,
lui ti conosce come sei
non basta un attimo, attimo, attimo,
ma anni, anni, anni…

Ci va il tempo che ci va
sì, tutto il tempo che ci va
anni che vibrano, guardano, sfiammano,
anni, anni, anni…

Il tetro ha recitato
sulla mia faccia i personaggi che
voleva lui e non volevo io…
più lieve e superficiale, invece,
il cinema ha detto: Per favore
silenzio, si gira:
«Sono tuo, tu sei mia…».

Per capirne un po' di più
e per saperne un po' di più
non basta un attimo,
attimo,
attimo.

Ci va il tempo che ci va,
sì, tutto il tempo che ci va,
non basta un attimo,
attimo,
attimo,
ma anni, anni, anni…

  (Anni- Paolo Conte)

Valli a spiegare i sussulti del cuore, non basta un attimo.

Antipatia.

Dal lat. antipathīa, dal gr. antipátheia ‘sentimento avverso ’ .

A tutti è capitato di non trovare simpatico qualcuno oppure di non essere simpatico a qualcuno, i motivi non hanno sempre importanza, capita.
Capita e basta.

Tuttavia, non essere simpatici può recarci un dispiacere non sempre legato alla stima della persona che prova questo sentimento avverso nei nostri confronti.

Questo almeno, è il mio caso.

Per quanto io non riesca ad entrare in empatia con tutti, tendo ad evitare di catalogare qualcuno come 'simpatico'- 'antipatico'.
Mi piace avere una visione d'insieme prima di valutare.

Anche se solitamente, le prime impressioni, sono quelle che mi segnano, infatti, non voglio essere preda dell'irrazionalità, cerco ciò che unisce e non ciò che divide e provo a trovare il positivo anche nel diverso da me.
Poi, accade sempre qualcosa che conferma la mia prima impressione, ma questo è un altro discorso...

Stasera mi trovo ad interrogarmi riguardo al fatto che ciò che non accetto non sia il parere negativo di qualcuno, ma l'espressione negativa di questo sentimento.

C'è una sottile differenza fra l'espressione involontaria delle proprie sensazioni e la maleducazione.
C'è anche una differenza notevole fra l'impressione e la superficialità.
Ed un'ulteriore differenza fra l'affermazione di sé e la volontà di risultare sgradevole ad ogni costo.

Nell'era della simpatia ad ogni costo, della battuta forzata, del carisma affascinante, non trovo improbabile risultare antipatica, ma trovo infantile rimarcare la cosa e sentirsi in diritto di esprimere giudizi riguardo ad una persona che, oltretutto, non si conosce.

L'antipatia è lecita, la mancanza di rispetto, fa schifo.
E giudicare qualcuno in base al colore dei capelli, ad un aspetto che può apparire - ed anche essere- frivolo e leggero, non ci rende persone più profonde e saggi, anzi. Qualche volta, dietro al bisogno di leggerezza, è proprio celata la necessità di dimenticare la pesantezza.

Si può essere superficiali quando si è profondi, ma non si può comprendere la profondità, quando non ti sei mai spostata dalla superficie.

domenica 1 gennaio 2017

2016 l'anno della fine- 2017 l'anno degli inizi

Il 2016 è stato l'anno del ritorno.
E dell'addio.

Non ho scritto neppure post, ho perso varie password, ho mangiato tanto gelato al pistacchio, comprato troppe paia di scarpe con il tacco ed ho scoperto di avere un serio problema nei confronti dei sandali rasoterra, che non mi aiutano per nulla a slanciarmi e lasciano le mie caviglie preda di serpenti che potrebbero mordermi da un momento all'altro.
Per mia fortuna, o sfortuna che sia, non ho più vent'anni, non faccio l'amore ed i campi maggio fioriscono poco.
Non c'è un Orfeo, non c'è Don Chisciotte, non c'è più neppure Ulisse.
Ulisse era partito tanto tempo prima che io me ne accorgessi, se ne era già andato prima di intraprendere la sua cura di psicofarmaci e riposo, prima di chiamare il gatto 'Gabriel'come l'arcangelo e di scrivermi 'Ti amo' su spiagge lontane, vissute con qualcuno che non ero io.
Ulisse è stato male, ha sofferto e per molto tempo convinta di essere la causa del suo malessere, ho preso il nostro mondo sulle spalle e stretto la sua vita fra le mie mani, piangendo, la notte.
Ulisse andava protetto e tutelato, perché la sua crisi momentanea avrebbe potuto rovinargli la vita e non sarebbe stato giusto.
Nessuno ha pensato di proteggere e tutelare me.
Il 2016 è iniziato male e finito meglio: è iniziato con la paura di infliggere dolore ed è proseguito con la consapevolezza di averlo fatto.
Poi c'è stata lei, Circe, una donna così diversa da me da non riuscire a credere di poter appartenere allo stesso genere: bella, disinvolta, sicura.
Nulla a che vedere con la libraia part-time, nascosta dietro grandi lenti, divisa fra casa e cane, in cui mi sono trasformata.
Ho perso la persona con la quale sono cresciuta, ma non è stata Circe, è stato Cronos ; il tempo ci aveva mutati e non abbiamo pensato di avvisarci vicendevolmente.
Abbiamo preferito accumulare silenzi e mobili, credere in un sogno che era divenuto sonno.
Ho perso le mie amiche, quelle con le quali ho trascorso gli ultimi anni di risate e vino.
Non sapevo come spiegare quello che stavo vivendo e quando avrei avuto bisogno di loro c'era già un Oceano di mancanze a separarci.
Ho perso la 'mia' casa, che era la 'sua' casa e per molto è stata la nostra casa, senza virgolette che legittimino il termine.
L'ho saluta quella casa, l'ho salutata stanza per stanza ricordandone i mobili vecchi, le pareti colorate, i luoghi segnati da memorie d'amore e quelli segnati da dolori indelebili. Mi manca quella casa con la porta rotta, il cancello cigolante e la muffa alle pareti.
Ho perso tutte le foto, i ricordi, i miei scritti, ho perso tutto quello che il pc conteneva, compresa la fiducia.
Ho perso tutto non appena stava per divenire vero.

Sono cambiate tante cose e tante altre sono accadute.
Ho scoperto una sana e vera passione per il teatro che mi vede completamente diversa da quella che sono e al contempo, mi lascia libera di essere, quella che non sono mai.
Ho trovato calore, possibilità, ho trovato un mondo di libertà in cui la mia frivolezza non è censurata e la voglia di attenzione non è condannata.
Ho provato l'emozione del palco ed è stato bellissimo e sto provando la paura dello spettacolo, uno spettacolo bello, profondo, difficile, complesso, ma davvero nostro.
Ho conosciuto persone nuove che sono diventate amiche e quotidianità.
Ho ritrovato la mia amica Alpha che da un altro stato riesce a darmi la forza per essere esattamente come lei mi vede : indipendente e grandiosa.
Ho cambiato lavoro perché qualcuno, senza sapere bene come e perché, ha creduto di potermi dare una possibilità e dentro questa possibilità ci sono un'infinità di cose meravigliose che mi fanno alzare al mattino con la voglia di vivere e portare avanti una causa in cui credo davvero.
Ho comprato casa ed è strano almeno quanto è stato strano raggruppare gli oggetti di una vita in fretta e furia e gettarli dentro auto sconosciute e portarli in cantine, soffitte e case di altri.

Ho sacrificato tutto per il mio cane ed il mio gatto che non sarebbero resistiti ad una vita con un eroe che si dimenticava di dargli da mangiare.

Ho litigato molto.

Ho chiesto scusa, spesso.

Ho chiesto perdono senza che mi venisse dato.

Ho perdonato. Tanto. Tutto. A tutti.

Il 2016 è stato l'anno del perdono, quello in cui ho deciso davvero di comportarmi come avrei voluto che gli altri si comportassero con me, con la consapevolezza che molto probabilmente non accadrà mai.

Ho detto addio agli ultimi dieci anni di vita.

Ben arrivato 2017, con te, si inizia davvero.

giovedì 15 gennaio 2015

La piccolo botte dei desideri

Non so se avete letto l'iniziativa di quella donna che, per affrontare i giorni bui, decide di ricordare quelli luminosi. (Non troverò mai più il link, lo so).
Beh, che novità, quale donna, in fondo, non ricorda i giorni degni di essere vissuti, quale persona, non si è mai aggrappata con tutta se stessa al ricordo felice, per sopportare tutti quei momenti, che proprio, sembrano i più difficili da affrontare.
L'iniziativa carina però, della donna 'illuminata', è quella di scrivere ogni giorno, in una sola frase, qualcosa di bello, di felice, qualcosa che possa farle ricordare quel suo giorno, come un giorno ben speso, poi, gettare il biglietto in una botte per ripescarlo quando l'anima è in sussulto.
Ho deciso di trarne ispirazione.
Anche perché io, nelle botti, ci conservo i tappi delle bottiglie di vino, ma ogni volta che fisso quei tappi, mi rincorre il terrore della cirrosi epatica, nulla a che vedere con gioia , speranza e vita, insomma.

Il mio primo tentativo del ricordo di un momento felice del 15 gennaio 2015:
sono felice di dover studiare quello che devo studiare.

Poco importa se vivrò un mese infernale di ansia e panico, per poi dover affrontare l'esame che mi ridurrà in pezzettini, un'altra volta.
Sono davvero felice di studiare le trasformazioni linguistiche.

Penelope è propositiva.

giovedì 24 luglio 2014

Le libere donne di Magliano (M.Tobino)

Non amo le premesse, spesso sono inutili, questa volta no.
Premessa: giugno 2012, una delle persone che più amo e stimo al mondo, mi regala questo libricino.
Il biglietto gridava
"Alla mia 'Penelope'.
Amica.
Moglie.
Compagna.
Sorella.
Tua 'Cerere'*."

Un anno dopo, mi avrebbe accompagnata nell'ex Ospedale psichiatrico di Maggiano, a Lucca, dove hanno vissuto le AGITATE, divise in due gruppi: le stabili e le occasionali. Donne agitate, unione fra bestia e dea.
La sofferenza nel camminare quei luoghi era tanta, un misto di paura, ansia, commozione. 
Attorno a me, un gruppo di  specializzandi in Psichiatria, grandi spazi sporcati dalle finestre rotte, disegni sui muri, sensazioni nell'aria.
Camminavo e sentivo cantare la paziente che "canterà ciò che l'opprime, svelerà in quella solitudine il suo mistero".
Vedevo la Berlucchi, una malata depressa, che piange"lacrime limpide dicendo che sua è la colpa di tutto e che la uccidano perché è la minima pena", mentre si gettava la testa contro il muro per spaccarsela.

"NON SOFFRE BESTIALMENTE, PENSA DOLOROSAMENTE , E I SUOI OCCHI ESPRIMONO QUESTO."(pag 15)

In tutto questo vortice emozionale, una discussione:
elettroshock.

Una sfiducia palpabile, un uomo, un medico, un possibile psichiatra che scende dall'auto senza salutarmi, perché nella mia ignoranza, 
temo questa pratica e soffro per la sua messa in atto.

Poi mi tranquillizzano
" l'elettroshock uccide l'io,
se non c'è l'io,
non c'è più nulla da curare".


Mi sento meglio.
Grazie Tobino,
hai fatto innamorare tutte le agitate.
Un po',
anche quella che c'è in me. 




(* a te, un asterisco fra parentesi, quando un inciso non ti rappresenterà mai.
Cerere che decide di trascorrere sei mesi all'inferno, per permettere a Proserpina di vedere ancora il sole e la terra, dopo che in quel campo, ad Enna, hanno provato a distruggerle la vita.
Nel 249 a .C. , forse era diverso, ma la storia, va contestualizzata
e questa volta, il contesto, è il mio cuore.)


(Ps. da una che a quindici anni ha incontrato Ulisse ed amato i Dialoghi con Leucò di Cesare, ci si può aspettare una vita fatta di miti.)

mercoledì 2 luglio 2014

IL CLUB DEL LIBRO 1 LUGLIO 2014

Nuovi membri del club del libro



Ieri sera si è svolto l'ultimo incontro del club del libro, in un'atmosfera pacifica e positiva.
Ultimamente, trovare un simile clima, pare essere piuttosto difficile, anche su questo eravamo tutte piuttosto d'accordo:


esiste una diffusa e prepotente idea di fondo, secondo la quale, si è detentori della verità.

Era probabile che una persona che aderisca volontariamente a un Club del Libro, non avesse questa convinzione, ma comunque, poterlo riscontrare, è stato molto piacevole.
In ogni caso, mi presto a terminare la prima polemica del post, per poter arrivare a tirare le somme della serata (ah!ironia, io che tiro le somme, senza capire i numeri!)


 6 LE PARTECIPANTI DI IERI SERA

 2 LE NUOVE PARTECIPANTI
2 I NANI DA CRITICA LETTERARIA
1 BOTTIGLIA DI VINO
14 TORTINE VEG
20 I TEMI DEL LIBRO DISCUSSI
7 LE VOLTE CHE LA REALTà DEL LIBRO SI è INTRECCIATA CON LE NOSTRE
5 LE COSE CHE NON AVEVO NOTATO E MI HANNO FATTO NOTARE
2 LE VISIONI DIFFERENTI DALLA MIA
4 LE FRASI DA TRASCRIVERE
2-30 LE ORE TRASCORSE A PARLARE
1000 LE IDEE DEL GIORNO DOPO
0. 50 IL LIBRO PER IL PROSSIMO INCONTRO



Mi sembrava carino, proporre un elenco, visto e considerato la posizione che ho assunto nei  confronti degli elenchi, negativa ; non prendetela come incoerenza, ma come una prova alla quale sottopongo me stessa.
Il libro di cui abbiamo parlato è Eureka Street, il libro con il quale vi ho tartassato nell'ultimo mese, l'opinione al riguardo è prevalentemente positiva, ci sono stati dei punti, nella storia, con i quali abbiamo combattuto, altri che ci hanno deluso, altri ancora, ci hanno lasciato l'amaro in bocca.

Il primo "scoglio" è stato rappresentato da una realtà che non tutti conoscevamo, per età, chiusura, ignoranza (io per prima, sia chiaro), una realtà distante dalla nostra, nella quale le bombe esplose a pochi km non creano disagi interiori.
Abbiamo riflettuto sulla natura umana, su come, spesso, ci appartenga quella sorta di "banalità del male", un male banale che finisce per non toccarci più ; qualche giorno fa scrivevo di come il razzismo giustifichi la resa a mere immagini di persone, bambini, donne, uomini, che diventano il carico di una barca, che non hanno più il nostro stesso diritto alla vita, ecco, questo può rappresentare un esempio della banalità attribuita al male.
L'episodio della fotografia del Papa, ha colpito tutti, abbiamo riconosciuto nel senso di inadeguatezza ( misto alla necessità di sfoggiare una celebrità riflessa) insito nel personaggio, espresso tramite questo passaggio, quell'umorismo che in altri punti ci è sfuggito,  forse perché plasmato in Irlanda.
Inoltre, proprio questo punto, ci ha trasportate nella realtà- realtà, a parlare di valori, di famiglia, di ciò che abbiamo appreso, ciò che sentiamo nostro, spesso, perché ereditato.
Questo personaggio (che non nomino per volontà di una lettrice che non ha ancora terminato il testo), pur essendo buono, è superficiale, si carica di valori con il solo scopo di divenire ricco, soffre di non venir preso sul serio, soffre della condizione proletaria che vive ogni volta che non ha un estratto conto con sé.
I numerosi aborti sono stati motivo di discussione, abbiamo voluto leggere nel disamore personale del personaggio femminile americano, il motivo dei comportamenti inspiegabili razionalmente e siamo entrate nel vortice di noi stesse,parlando di come sia importante amare se stesse e di come un uomo, al nostro fianco, può essere presente, ma senza dover dare un senso a noi stesse, perché quello, lo abbiamo già e lo avremo sempre, anche quando non sembra, anche quando non lo sentiamo, anche quando vogliono farci credere il contrario.
Il bipolarismo di fondo del personaggio maschile narrato in prima persona, sembra delineare una personalità realmente borderline, nella quale la distinzione tra bene/male, viene messa in crisi solo davanti alla scena del letto e della anziana signora malata, per il resto, sembra quasi che ci sia una necessità di apparire, anche in questo caso, che va oltre i propri ideali, oltre le proprie credenze, oltre, insomma : la violenza assunta per conquistare una donna, nonostante l'intento del treno della PACE.
Così come l'aiuto nei confronti dell'amico universitario che vive per strada, che abbiamo intravisto come un' affermazione di se stesso forse o come espressione della volontà di un futuro migliore, anche per il prossimo, oltre che per se stesso.

Alcune di noi consiglierebbero Eureka Street, altre no, ma voglio tenere ben presente il fatto che la nostra ospite d'onore, del club del libro, ha vissuto Eureka Street, nei suoi viaggi, nella sua Irlanda e probabilmente ha saputo cogliere qualcosa di sfuggente.

Io penso consiglierei questo libro, si, lo farei, perché mi ha spinta a conoscere una parte di storia che non conoscevo, perché mi ha dato  la possibilità di vivere l'Irlanda come una Irlandese, pur non essendo mai stata in Irlanda.
E poi per la moltitudine di argomenti, magari anche solo accennati, ma presenti, spunti di riflessione.

Unanime il giudizio sulla storia omosessuale, NON NE ABBIAMO CAPITO IL SENSO.


-
I Muffin Vegani di Ilaria <3


LE MIGLIORI CITAZIONI DELLA SERATA:
 COSA TI LASCIA? (Elena)-

 TI IDENTIFICHI CON QUALCOSA CHE TU NON SEI (Giulia)-

 UNA PERSONA SENZA SFUMATURE (Adelaide)

IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI? (Adelaide)-

 QUESTI FINANZIAMENTI SONO IRREALI (Cecilia)-



Ci vediamo martedì 22 luglio con la prima parte dei Fratelli Karamazov - Dostoevskij.

(Il mio regalo di compleanno da parte del club del libro)

sabato 14 giugno 2014

La prima sagra dell'estate.

Torta di noci e crostata alla marmellata.

Ieri sera ho finalmente inaugurato la stagione della sagra, in fin dei conti, non potevo esimermi dal farlo, dopo la lunga serie di parole spese al riguardo.
Ed è stato bellissimo.
La torta di noci era meravigliosa, buona, morbida, gustosa, ben lievitata,  non sembrava neppure lontanamente una torta "in serie".

Ravioli ai frutti di mare

Il sugo era sublime, il ripieno anche, ma la cosa che mi ha stupita è stata  la consistenza della pasta,veramente perfetta e ben tirata.


Insalata di mare

Uno di noi è a dieta :)
La sagra ti offre sempre l'opportunità di mantenere la linea.
Ma io ho scelto di non mantenerla, ormai è grande, deve vedersela da sola e quindi non ho idea di come fosse questa insalata di mare.

Muscoli.

C'è poco da commentare.

Muscoli.

1° classificato alla gara "Il muscolo più grande".

Ultimo classificato.
(purtroppo il vermentino ha fatto effetto . . . )

Ed eccoci qui,  questi siamo noi:
abbiamo più foto con i piatti che con i parenti,
ogni volta diciamo che è l'ultima,
quando arriva l'estate ci lamentiamo,
in inverno non rinunciamo mai al dolce.
Se trovate un gruppo di amici,
intenti a fotografare cibo,
forse non saremo noi,
ma dedicategli uno sguardo di conforto.
Sarà utile.

giovedì 29 maggio 2014

Il club dei lettori 2

L'esperienza del club del libro si è rivelata decisamente piacevole:una bottiglia di vino, libri, parole e sorrisi.Il senso di appartenenza che mi lega profondamente a chi ama i libri, riesce a creare una sintonia inaspettata persino con persone mai viste o da poco conosciute.

Questo mese abbiamo optato per "Eureka street", un libro consigliato da una ragazza del "club".
Non era presente martedì sera, almeno fisicamente, sta vivendo un infortunio momentaneo, uno di quelli che colpisce ormai una donna su tre, tante donne che conosco, pezzettini di cuore che lottano come solo le donne sanno fare. Ovviamente si tratta di una situazione momentanea, perché noi l'aspettiamo, con le sue espressioni visive, i gesti ed i sorrisi.



Il cibo non era all'altezza delle aspettative, ho trovato qualche difficoltà a gestire il 'senza glutine'-'vegano', però tutto sommato, le partecipanti sono ancora vive senza intossicazioni alimentari e mi sento quindi di consigliare le ricette adoperate.

1- grano con zucchine trifolate e pachini
2- torta di patate e zucchini
3- riso basmati con asparagi e gamberetti
4- riso integrale con olive, mais, carciofini, peperoni, carotine e germogli di soia.


Ovviamente non vedo l'ora di 'ricevere' il libro ed iniziare a leggerlo.
Il prossimo incontro del club del libro sarà il 24 giugno,  sarà caldo e sarà bellissimo vivere una serata estiva, con il suo profumo, il vino, i libri e un'ottima compagnia.


domenica 18 maggio 2014

Liberazioni

Si sentiva libera, finalmente.
Mentre apriva la sua finestra sul mondo,
sentì l'ansia del ricordo.
I gesti, memoria istintiva,
le voci, legate ai gesti.
Se lui fosse stato li,
le avrebbe richiesto di chiudere quella finestra,
che lo infastidiva.
Se lui fosse stato lì,
avrebbe trovato sciocco
mangiare fragole guardando fuori.
Ma lui non c'era più, ormai,
e Penelope non dovette aspettare che uscisse,
questa volta:
aprì la finestra,
mangiò una fragola
e tirò un sospiro, carico di consapevolezza.
Da quel giorno nessuno, l'avrebbe più costretta a chiudere le sue finestre.