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lunedì 8 settembre 2014

Caro Michele Serra.

"E poi, per scongiurare ulteriormente l'equivoco erotico, ho l'ottima idea di immaginarmeli tutti, maschi e femmine, a casa loro, nelle loro stanze scompaginate, in mezzo a montagne di calzini appallottolati, e i cassetti semiaperti che vomitano felpe, tutto per terra, anche qualche piatto sporco, loro pulitissimi che hanno appena fatto la terza doccia di giornata, depilati, sbarbati, pettinati, ossigenati, levigati, idratati, rifilati, con le unghie dei piedi perfette, però in mezzo a un merdaio sciatto, straripante, che per quel che mi riguarda vale, quanto a calo del desiderio, parecchi punti."
pag 64 "Gli sdraiati"- Michele Serra

Caro Michele Serra Errante, nato a Roma (1954) e cresciuto a Milano, che ha cominciato a scrivere a vent'anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere ,
io mi sono innamorata di te.
Nella lista degli uominimeravigliosichemifannosognareconleparole, sei quarto, esattamente dopo il signor Cacciari, hai spodestato Augias e credimi, spodestare Augias, non è assolutamente cosa da poco, contando il suo amore per i gatti ( che poi è anche mio).
Come ogni giovane donna che si rispetti, mi sono vergognata del mio passato da 'sdraiata', durato all'incirca una ventina di giorni, periodo al quale ha messo fine probabilmente mia madre con quattro urli e cinquemila sensi di colpa.
Il tuo libro, infatti, parla di un rapporto uomo- uomo , che ovviamente esprime un rapporto generazionale più ampio ed effettivo, ma che comunque non prevede gli usi ed i costumi del rapportarsi tra donnamamma e donnaadolescente all'interno di una famiglia del ceto mediobasso.
Se la tua frase sul sentirsi chiamare papà, quel "richiamo all'ordine", come lo definisci  tu con estrema delicatezza , fosse volta a un femminile 'mamma', diverrebbe fonte di stress e urla e litigi, insomma, di una lunga serie di cose che poco hanno a che vedere con l'ordine al quale può richiamare quel sentirsi il solo ed unico padre, figlio di due sillabe di riconoscimento.

In ogni modo, posta una chiusura alla breve parentesi autobiografica, intendo ritornare sulla motivazione del mio immenso amore (insomma, immenso sei comunque al quarto posto per il momento) per te :
in 8 righe, OTTO RIGHE,
sei riuscito ad esprimere il disagio interiore che riesce a provocarmi la dicotomia "pulito fuori, sporco dentro".

Mi spiego meglio, 
una delle mie particolarità, sempre se così vogliamo chiamarle,

(oltre a fare elenchi di scrittori e pensatori per i quali ho grandi cotte adolescenziali e scrivergli poi in discorso diretto lettere all'interno del mio blog di cucina...)

è rappresentata dalla necessità di associare una persona, appena conosciuta, al luogo in cui dovrebbe, almeno in apparenza, vivere.

Di conseguenza, nel momento in cui entro in contatto con la realtà privata di una persona, come la sua casa o più in particolare la sua camera,
riesco a concludere l'opinione globale che ho della persona stessa.

Tu, Michele Serra,
in quelle otto righe che ho citato,
sei riuscito ad esprimere lo sdegno, e in parte anche lo schifo dai,
nei confronti dell'espressione di se stessi attraverso un luogo"nostro". 

Noi sai 
(beh, mi sembra anche giusto così comunque)
quante volte devo rapportarmi con questi esseri dalle unghie curate e le montagne di calzini sporchi,
dall'auto lustrata e lenzuola che hanno visto la lavatrice di sfuggita, per caso, quando sono arrivate ed hanno visitato la casa.
Disordine negli armadi,
sporcizia,
confusione.

L'espressione del progresso e della modernità, 
messa in scena da quel Faust che rifiuta gli attrezzi del padre,
ridotta a cumuli di abiti e tecnologie dismessi, così, dopo pochi mesi, talvolta, raramente, dodici.

Ma forse, sono io, che, tanto per restare in tema letterario,
come una Lady Macbeth moderna,
tento di lavare il prolungamento di un delitto che non avrà mai fine.

In ogni modo,
grazie.
Per queste 108 pagine,
vissute da una quasitendentesdraiataingioventù
che non è neppure riuscita ad esserla fino in fondo,
ma che, in qualche modo,
pur non essendo neppure genitore,
mi hanno trovata.
Non è solo la forma, ironica,
leggera, pungente,
che arriva,
ma anche il contenuto
e ti tiene compagnia
come su un'amaca . 



sabato 9 agosto 2014

CLUB DEL LIBRO 22 luglio - I fratelli Karamazov

IL PROSSIMO INCOTRO DI SETTEMBRE, DOVREBBE ESSERE IL 9, OPPURE, DOPO IL 9 SETTEMBRE, IL LIBRO SCELTO È "UNA DONNA SPEZZATA" DI SIMONE DE  BEAUVOIR .



E con un leggero ritardo, ecco il racconto del meraviglioso incontro del 22 luglio.
Ma prima, vorrei ricordare a tutti i miei numerosissimi lettori (eh!), che l'8 agosto del 1969, veniva scattata questa:
    
 La serata del 22 luglio, è stata dedicata a noi stesse, ai libri in generale, in quanto, quasi nessuno dei partecipanti era riuscito a terminare il libro, la colpa, ahimè!, era mia, avendo consigliato un libro molto lungo.

In ogni caso, abbiamo comunque constatato un paio di cose:

- la lontananza del nostro modello culturale da quello russo, che ha creato qualche piccola difficoltà nel contestualizzare ed identificare personaggi e luoghi.
(come per esempio la denominazione russa, oppure la figura dello Starec, non nota a tutti)

- la figura del GRANDE INQUISITORE -personaggio che si collega alla "leggenda del grande inquisitore"- (sto cercando di non fare spoiler)-, la scena del bacio, nel capitolo che prende il titolo proprio dall'inquisitore, ha avuto successo. Per quanto mi riguarda, credo sia una delle cose più belle che abbia letto.

- Prendersi una cotta per Ivan è stato definito del tutto 'normale'.

- Abbiamo sottolineato il legame che in diversi punti del libro è divenuto evidente fra I fratelli karamazov e Il maestro e Margherita, un libro che personalmente ho adorato.

Questo incontro è stato molto personale, non avendo finito di leggere il libro, siamo finite a parlare di dolci, ricette, estate e amore, ma credo che nessuno abbia vissuto la cosa come un 'fallimento', anzi, è stata un'ulteriore occasione per dimostrare come, i libri, siano in realtà, un grande collante.
Concludo citando un mio grande professore di storia e filosofia, dicendo che:
"Non bisogna cercare ciò che divide, ma ciò che unisce".

Ed allegandovi gli appunti, divertenti, del resoconto della serata!

I libri che vedete citati sono le letture nominate, almeno una parte, durante l'incontro

mercoledì 23 luglio 2014

Penelope attende Penelope, clubdellibroallaprossima

Lo so, lo so, ieri sera si è riunito il club del libro ed io dovrei scriverne.
Però non lo farò, vado di fretta.
Appena ho un po' di tempo trascrivo tutti i miei appunti.
(Li ha presi Marika al mio posto, lo ammetto.)
(Che bello trovare Chiara e Nina con il loro quadernino, mi fa ben sperare)
(per me , mica per loro!)
Qualcuno una volta, ha detto che scriveva quando era triste perché quando era felice, usciva.
E allora siate contenti delle mie poche parole:
ieri abbiamo chiaccherato, anche, di libri.
Alla fine.
Ma siamo comunque state bene.
A breve riporterò i riferimenti letterari.
Ora esco, sono felice, ho voglia di guidare, di sprecare fogli in attesa del lavoro dei miei sogni, di sprecare voce nel dire cose che altri non ascolteranno e non vorranno, spesso, capire.
Per quanto riguarda te, si, proprio tu, porta i tuoi figli al parco, ormai hai una certa, ma grazie, mi hai fatto un favore grandissimo, io l'ho capito dopo, tu mai.
Non ho voglia di domande mirate al pettegolezzo, non ho voglia di risposte, ho solo tanta voglia di vivere. (cheperunadepressacronicanonèpoco)
Sto allontanando la negatività, chi si piange sempre addosso, chi prende senza dare, chi"è sempre l'altro il cattivo".
Io ho sempre preferito passare da strega, anche quando ero Biancaneve.
Si può vivere bene anche prendendosi le proprie responsabilità.
Si può avere voglia di vivere ricordando Ulisse sulla soglia, che va a comprare le sigarette.
Non serve fumare per avere una scusa per uscire, basta aprire la bocca e parlare, non servono le frecciatine, basta alzare il telefono e spiegare, non serve a nulla fingersi ciò che non si è, perché i conti, si fanno sempre con se stessi e se non si sa essere onesti con se stessi...auguri.
Io sono Penelope.
Nel mio nome porto la lacrima, nel mio cuore qualche nome, sulla pelle tante cicatrici... o forse nel nome ho la consapevolezza che nonostante le mille storie mentali, fedeli si nasce ed io ci sono nata, ma esser fedeli significa prima di tutto esserlo a se stesse, poi, anche agli Ulisse di turno, forse, se ne vale la pena, nel mio cuore ci sono tanti titoli, molti visi, alcune frasi, ci sono io, nella mia interezza e sulla pelle qualche livido, dato dalla sbadatezza e non dagli altri, e il segno del costume.
Io esco, perché sono viva.
Perché ho un'amica che mi aspetta.
Perché ho una Donna che mi scrive.
Perché merito di provarci, ancora, sempre.
Perché Penelope attendeva Penelope e tu, Ulisse, con il tuo ritorno, mi hai fatto capire che non eri tu che aspettavo, ero io, sempre e comunque.
Eccomi.
Ben tornata a casa.



domenica 18 maggio 2014

Liberazioni

Si sentiva libera, finalmente.
Mentre apriva la sua finestra sul mondo,
sentì l'ansia del ricordo.
I gesti, memoria istintiva,
le voci, legate ai gesti.
Se lui fosse stato li,
le avrebbe richiesto di chiudere quella finestra,
che lo infastidiva.
Se lui fosse stato lì,
avrebbe trovato sciocco
mangiare fragole guardando fuori.
Ma lui non c'era più, ormai,
e Penelope non dovette aspettare che uscisse,
questa volta:
aprì la finestra,
mangiò una fragola
e tirò un sospiro, carico di consapevolezza.
Da quel giorno nessuno, l'avrebbe più costretta a chiudere le sue finestre.