lunedì 8 settembre 2014

Un comunista in mutande - Claudia Pineiro

Premessa: in questo piccolo spazietto virtuale che porta il nome della mia anima, mi ero ripromessa di trattare di cibo, di miti e di libri.
Ma il problema del parlare di ciò che si ama, consiste nel non riuscire ad esimersi dall'esprimersi attraverso quelle stesse cose. Almeno, per me, è così.
Vorrei riuscire ad avere un'obiettività che il sentimento offusca e la ragione ogni tanto, linguisticamente e stilisticamente fa tornare in auge.
In ogni modo, non è mia intenzione fingermi cuoca, scrittrice o intellettuale, sia chiaro, lascio la consapevolezza di scrivere recensioni a chi davvero ne è capace, per quanto mi riguarda, tratto la bellezza, come forma di espressione, ma soprattutto, come forma di difesa.
Ricordatevi di me, sono Penelope, pur sempre abbandonata, per un campo di battaglia.
(Dieci anni di solitudine?dieci anni di letture!)

"L'altezza del proprio padre
segna il limite, in termini
di paragone, con cui, bene o male,
si misurano tutti gli uomini." 


Tratto dalla copertina di "Un comunista in mutande" di  Claudia Pineiro.


Primi di agosto, mi trovo in Salento, -credendo anche di essere "alternativa", per poi scoprire che l'80% delle persone che conosco si trovavano a Lecce-
intravedo una Feltrinelli bellissima, disposta su due livelli, con bar e area relax.
Entro.
Se nella vita evito le copertine splendenti, in favore di copertine meno belle, ma più coerenti
( si veda il post su Michele Serra, Gli Sdraiati, le unghie e i calzini),
all'interno delle librerie,
tradisco  questo mio ideale:

Una foto ritrae un uomo con un costume verde e una bambina per mano,
entrambe le figure sono sorridenti, 
sorridono uno di quei sorrisi che quando li ricordi
ti illuminano il viso, veri, sinceri, presenti, mai troppo lontani per esser vissuti.
Dietro, il mare, uno sfondo bianco, celeste, verde,
illuminato dalla gioia spontanea del momento catturato.

Prendo in mano il libro
e lo sfoglio.

Vi siete mai chiesti, guardando una foto, cosa sia successo l'attimo sucessivo allo scatto?
Io sempre.
E quando non lo so, immagino.
Questa volta immaginare è stato facile, perchè l'uomo raffigurato non poteva che essere un padre e quella figlia sorridente, sarei potuta essere io.

Pago il libro,
14 euro,
d'accordo,
prendo il resto,
esco,
il tutto leggendo.


La bimba uscirà per prima dall'acqua, 
spaventata dalle onde,
il padre farà una lunga nuotata, dalla spiaggia sembrerà ancora più lunga e la figlia lancerà qualche sguardo preoccupato verso l'azzurro.
Lei è fasciata in un asciugamano, infreddolita,
lui risalirà e si stenderà al sole, per asciugarsi.
Sono due prestanze diverse le loro,
così come diversa sarà la loro capacità di comunicare,
una emotiva e l'altra brusca,
ma questo ancora non lo possono sapere.



Io di preciso non lo so cosa sia successo dopo quello scatto,
ma so che la storia di questo libro è una storia d'amore
(citando Eureka Street "tutte le storie, sono storie d'amore"),
l'amore di una figlia nei confronti di un padre,
misura di tutte le cose,
vanto,
universo incomprensibile
e al contempo,
riflesso di sé.



Se la memoria "è un gioco di scatole cinesi", così come afferma l'autrice nell'ultimo capitolo,
queste 146 pagine sono al sicuro.

 

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