domenica 14 gennaio 2018

Incedere che incide.

Sul mio modo di guardare le cose e di pensare a te.
Camminavi con il peso rivolto verso l'esterno, con la gamba sinistra sempre un po' troppo tesa e gli occhi sempre un po' stretti nel fissare qualcosa o qualcuno, sembravi sempre così impegnato e comunque capace di cogliere il momento e viverlo con estrema pacatezza.

Io non so dove sia tu oggi, non lo so e non voglio neppure saperlo in fondo.
So che fra un mese è San Valentino e non mi inviterai a cena fuori e neppure a cena dentro, perché la tua casa in Toscana ormai è vuota ed abitata da altri ed io, non posso più entrarci.

Se penso a quanto non volessi entrarci quella volta in cui sono rimasta ferma, fuori, incapace di muovermi e di scendere dalla mia vecchia auto, attrice muta  - ma neppure troppo - ed inconsapevolmente esposta a un pubblico : non sapevo che quelle fossero le finestre della tua cucina e l'ho capito solo dopo, entrando e fissando la mia pandina parcheggiata male.

La riproduzione casuale si ferma su Adele, "Hello" e questa volta ho proprio la certezza di dover eliminare almeno una trentina di canzoni che non aiutano a superare immagini e momenti.

Adele sulle sue relazioni disastrose ha costruito una carriera, io sono riuscita solo ad imbruttirmi con un taglio di capelli teoricamente perfetto, praticamente orrendo, ma ognuno in fin dei conti ha dalla vita ciò che merita ed evidentemente io merito brutture.

Vorrei camminare ancora nelle tue stanze, con te, che mi segui con le mani in tasca cercando di scrutare le mie espressioni.
"Penelope tu sei un'attrice, ma non riesci proprio a nascondere ciò che pensi, è così evidente, ti si legge in faccia".
Dimmi allora, cosa hai letto nel rossore che mi ha colorata l'ultima volta che siamo stati insieme in una stanza?

Perché io ne sono propriamente consapevole, sono arrossita, tantissimo, l'ho sentito il calore ed ho sentito l'emozione e se sono arrossita, la colpa è stata solo tua : ho sentito ed ho visto perfettamente quello che stavi pensando ed era bellezza e sentimento. Poi, possiamo nasconderci ed allora posso dirti che probabilmente avrò solo avuto caldo, ma lo so io e lo sai tu, che non è così. Così come so io e sai tu, che non hai trattenuto minimamente nulla di ciò che stessi provando, volutamente.

Eddai, continuiamo con "Someone like you" che la notte è giovane, io non dormo e forse Didone e Saffo hanno avuto la loro parte di ragione.

Domani mattina mi devo svegliare presto, devo insegnare la grammatica.
Ancora.
Di nuovo.
Di tutta la grammatica, anzi, le grammatiche, che conosco, mi ritrovo poi a dover sempre spiegare i soliti quattro argomenti che risultano ostici a tutti.
E lo faccio con voglia e passione, ma mi chiedo come sia possibile che tutti i ragazzini inciampino sui soliti gradini. Dimmi, lo hai notato anche tu?
Ogni tanto è strano, trovarsi a guidare qualcuno che è perfettamente in grado di guidarsi da sé, ma farlo, con la consapevolezza che in quel preciso momento, senza di te, non sa come procedere.
Poi prende il via, rimane il ricordo e tu sei l'insegnante della quale parlerà fra dieci anni agli amici, ai nipoti, dicono sempre cose come " Si, tu mi hai spiegato...".
E rimani impresso come il passivo o l'ut o l'uso del congiuntivo in greco.
Mi fa sempre sorridere.

Tu , mi fai sorridere.
Ed io, com'ero?
Difficile probabilmente, in fin dei conti con me non è mai stato facile nulla, vero?

Ottanta km per raggiungerti e poi un'irrefrenabile voglia di tornare indietro ed i capricci per scendere.
Ed oggi vorrei tanto essere lì, con te o senza di te: una delle mie manie è quella di voler vivere i posti prima che mi abbiano accolta, mi piace pensare a come fossero le cose, a cosa venisse detto, a come lo si sia detto, agli sguardi, al cibo, alle cose usate e lasciate in una stanza che non fosse la loro.
Ho sempre pensato che tutto ciò che avvenisse prima del mio arrivo, potesse essere molto più interessante di quello che ho avuto possibilità di vivere io, ho sempre desiderato di poter vivere delle situazioni da esterna, senza esserci.
Credi sia normale? Immagino di no.

Però avrei voluto vederti ridere prima di conoscermi, avrei voluto conoscere il tuo tono di voce prima che lo rivolgessi a me, desidero ancora ardentemente sapere come fosse tutto, prima, di me.

Forse perché ho sempre sentito dentro di me il timore di averle rovinate le situazioni, di averle rese meno poetiche, meno piacevoli, meno affascinante.

Un po' perché ciò che vivi è automaticamente privo dell'alone di prezioso mistero rispetto a ciò che non hai potuto conoscere per esperienza diretta ed allora mantiene un fascino estremo.

Un po' perché fondamentalmente io non mi sento mai davvero, voluta.
Anche quando ci sono, sento che sarebbe meglio che io non ci fossi.

Sono davvero poche le persone che mi abbiano fatta sentire attesa e cercata.
Tu lo hai fatto, sei stato in grado di farmi sentire al posto giusto.

Sono stata io a non riuscire a sentirmici per la maggior parte del tempo.

Mi sento così a disagio, sempre.
E più sembra che io sia padrona della situazione, più significa che mi senta fuori posto.

Sento che sia impossibile per gli altri avere voglia di condividere tempo e spazio con me,
mi sento così insopportabile ed inutile da non meritare lo spazio e il tempo degli altri e quando accade mi sento felice inizialmente, ma poi non reggo la cosa.

Mi chiedo se non sia il caso di andarmene perché temo che chi abbia davanti non abbia più voglia di stare con me.

Sono stata mandata via da casa mia talmente tante di quelle volte da non riuscire a contarle.
E tu invece casa tua me l'hai aperta, spalancata, mi hai dato chiavi ed indirizzo e mi hai fatto promettere di andarci ogni volta in cui mi sarei sentita persa.

Inutile dirti che non l'ho fatto mai.

Sarebbe risultato così sconveniente infilare quelle chiavi in quella toppa, con tutte quelle finestre e la paura di creare qualche danno irreparabile. Oggi che non posso più farlo, lo farei immediatamente.

Vorrei salire in macchina e venire a guardare il mondo dalla tua vista.

Magari immaginarti mentre bevi il caffè appoggiato a terra o mentre cammini cercando un libro, indossando una maglietta viola, oggi vorrei essere lì per dialogare con il tuo fantasma, sai?

"Penelope ma quando hai bisogno alza il telefono, che senso ha dialogare con il mio fantasma, non trovi?".
So che diresti una cosa simile, ma chiamarti adesso per dirti che mi manchi, non sarebbe assolutamente produttivo e poi di qui ci siamo già passati e poi le chiamate nel cuore della notte ed i messaggi al mattino presto, mentre apro gli occhi solo per leggerti, perché so che solo tu mi potresti scrivere a quell'ora e l'intrusione continua nella tua vita... non va bene, non più almeno, ammesso che per qualche strana ragione, per qualche tempo, possa essere andata bene così.

Sono stata pesante per te? Ti ho richiesto troppo?
Non ho saputo quale fosse il momento giusto per andarmene e smettere di scriverti.

Non c'è un punto interrogativo, perché come puoi vedere, eccomi qui, ancora, a scrivere di te, per non scrivere a te. Che poi, sto scrivendo a te, senza scriverti.

Mi si chiudono gli occhi e vorrei che l'ultima immagine che potessi vedere fossi tu.
Anzi no, le tue finestre e la tua cucina bianca.

La mia è rossa, sai, stanca la vista facilmente.

Ho tante nuove lampade, perché la luce delle lampade è molto più bella di quella dei lampadari ed allora vorrei che questa casa ne fosse piena: piena di piccole tante luci sparse, punti luce insomma, senza una luce invasiva e diretta. Insomma, vorrei che si vedesse poco e niente, come se in questo modo potessi nascondere il ragno in alto, nell'angolo, il pelo che nonostante pulisca due volte al giorno, si accumula sui tessuti e gli aloni dei vetri puliti con il panno sbagliato.

Forse vorrei riuscire a non vedermi, forse neppure io riesco a sopportarmi e forse non mi voglio attorno quando divento ossessiva e pesante e alla ricerca continua di conferme che non sono in grado di darmi.

Tu lo hai capito, quanto desiderassi sentirmi dire che fossi brava, e me lo hai detto, anche quando non aveva valore perché sapevo di non esserla, lo sentivo, ma mi sono lasciata convincere.

E stasera invece mi sento così sbagliata da aver voglia di ricercarti.
Anzi no, non di ricercare te, non lo farei mai, anche se mai forse è esagerato.

Ho vogli di rivivere il vissuto perché raramente ho vissuto qualcosa di così bello e anche se le cose belle hanno una fine, ogni tanto nascondercisi dentro è confortevole e mi serve, come una coperta quando hai freddo o il caffè quando hai sonno.

Vorrei accoccolarmi nel ricordo del vissuto piacevole fino a non sentirmi più ed allora smettere di sapermi in un qualsiasi posto.

Tra un mese è San Valentino ed io ho sempre odiato festeggiarlo, ma ancora di più odio sapere che fondamentalmente al mondo, non ci sia più nessuno che mi ami.
Perché con te se ne è andata l'ultima persona che mi abbia voluto bene.

E mi mancano gli abbracci delle mie amiche che mi fanno sentire a casa,
mi mancano le carezze che non ho avuto e che nonostante tutto desidero come aria,
mi mancano i contatti che ho sempre rifiutato per paura del rifiuto.

Io stasera vorrei essere abbracciata forte e vorrei sentirmi amata davvero, invece andrò a letto sapendo che non c'è nessuno che mi possa amare come sei riuscito ad amarmi tu ed ammesso che l'amore possa finire, non mi concedo il dubbio che potesse non essere vero come l'ho saputo sentire.

Ed allora penso che in quella sala vuota, potrei ancora sentirmi amata, nonostante il tempo e tutto ciò che è cambiato e non importa se tu non ci sei, perché sei sempre di fretta e trascorrere del tempo con me non ha più nessun valore, perché penso che se fossi in grado di sentire quell'aria, potrei rivivere un'atmosfera, anche solo per cinque minuti e sentirmi meglio.

Non so quanto risulti patetico leggere queste parole, non so neppure quanto risulti patetico scriverle fondamentalmente, perché non sapevo neppure di sentire quello che sento, prima di averlo buttato nero su schermo.

Guardo le tre sigarette rimaste nel pacchetto e non ho voglia di fumarle.

Non ho voglia neppure di finire quella tazza di tè, perché è inutile che finga, a me il tè non piace.

Mi piacerebbe sentirmi giusta per una volta.
Mi piacerebbe tanto.
Mi piacerebbe più di ogni altra cosa al mondo.

E poi so che domani mattina mi sveglierò, farò una doccia, indosserò il correttore senza pensarti e farò tutto quello che devo, lezioni, grammatica, alzerò la voce come tutte le volte che devo spiegare un concetto cercando di farlo arrivare a chi ho davanti, ci metterò impegno ed entusiasmo, mangerò al volo ed andrò probabilmente in largo anticipo a fare il mio dovere, incanalerò emozioni e le butterò fuori, ridendo un po' troppo e travestendomi da 'tuttifrutti' come dice quello che non è uno psicologo, ma un attento osservatore, ma tutto sommato ha visto in me i segni di tutto quello che ho vissuto e me li ha dati come compito a casa.

In quanto al resto, no, non ci saranno altri grandi amori, non ci saranno passioni e non ci saranno turbamenti d'animo, li ho esauriti.
Sono stata amata tanto e non mi è bastato, sono stata amata follemente e non è servito, sono stata amata fuori da ogni schema e non mi ha inquadrata.

Domani mi sveglierò e mi amerò di nuovo tantissimo come tutti i giorni, quando mi vesto per sentirmi bene ed indosso costumi diversi che mi fanno sentire tranquilla, perché io in jeans e maglietta riesco a starci solo quando sto bene e no, non sto bene nell'affrontare tutta la mia vita da sola, così ho bisogno di un volto e di un costume per interpretare ruoli che possono essere tanti anche nel corso di una sola giornata, anche se forse quello che mi riesce è meglio è quello della persona soddisfatta di sé stessa.

Come se la fossi.

Come se il raggiungimento degli obiettivi bastasse.

Come se la mancanza di condivisione non fosse un limite effettivo.

Ed invece lo è sotto ogni punto di vista.

Mi sento di troppo e sono rifiutata e durante le mie giornate non ho nessuno con il quale condividere lo stress del lavoro o le gioie che ogni tanto provo, non ho nessuno che mi ringrazia per qualcosa che non faccio, non ho abbracci, ma le distanze che vivo e che io ho sempre imposto.

Mi circondo di uomini sbagliati con i quali non riesco a condividere nulla praticamente, perché l'ultimo con il quale sono riuscita a condividere l'ipotesi di una condivisione, in una manciata di giorni si è rivelato una pressa.

Questo sentimento irrequieto, l'alternanza fra il bisogno di una nicchia sicura e la vastità del mare, come se potessi vivere in grotta Byron per sempre: da un lato l'estrema libertà e dall'altra la protezione della roccia.

Non c'è nessuno che di fondo abbia davvero piacere di vivermi ed io lo capisco, lo capisco così bene da non poterne fare una colpa a nessuno. E mi chiedo se quando le cose non mi vengano dette, non vengano dette per proteggermi o per non dover vivere l'angoscia delle mie reazioni. Mi chiedo se le cattiverie che mi fanno soffrire, siano cattiverie o sia io, sia io messa a nudo, senza la capacità di vedermi e rivisitarmi.

Non riuscirò mai a cambiare, ormai ciò che sono è stato e questo cumulo di errori ed orrori, mi appartiene, è il mio vissuto, un fardello inestimabile che mi apparterrà per sempre ed ha toni acidi e scuri e nessuno ha voglia di vivere con acidità ed oscurità, neppure tu in fin dei conti.

Per questo non ti scrivo.
Per questo non ti dirò quanto mi manchi.
Per questo resto sola e non attendo più.

Non c'è più nulla da attendere davanti ad una consapevolezza irrimediabile, quasi quanto me.

Non posso farne una colpa a  nessuno e neppure a me stessa, perché mettermi in croce non aiuterà ad essere diversa da come sono.

Chi mi ha amata ne è uscito distrutto e chi ci ha provato ha mollato la presa quando ha capito che quest'alternanza di prese e rifiuti, è deleteria.

Io così ci vivo, è sempre e solo una questione di ruoli e di alternanze.
Non esiste altro.

Non so vivere altro.

Ed allora è anche giusto che stasera io stia così.
Tutto molto giusto, anche se tutto fa un po' male.

Magari è solo una serata nera, magari sono gli ormoni, magari è la lite che ho appena vissuto, ma sono certa che non torneranno più i vecchi tempi ed i bei momenti.

Non ho più niente a cui pensare, se non al mare.

Buonanotte, mi manchi tanto e mi manca quello che mi hai fatto sentire, mi manca tutto, anche il cuore in gola che sentivo ogni volta che ti sei allontanato, mi manca e mi manchi e sembra di impazzire, ma poi passa e torniamo alla normalità.

Si, torniamo alla normalità, continuiamo ad ignorarci e a darci distinte risposte cortesi che non ci appartengono, sempre meglio delle dolorose parole spese nel farci sentire sbagliati.