venerdì 13 febbraio 2015

Penelope , Circe, Calypso e Didone.

Il poeta dice che di non aver paura di essere ridicoli, a scrivere d'amore, perchè solo chi non ha mai scritto lettere d'amore, fa veramente ridere.
Ed allora io, Penelope, so di non essere mai stata ridicola, neppure un po'.
Non ero ridicola a tredici anni, quando scrivevo frasi d'amore dietro alle fotografie e neppure a sedici, quando dedicavo le canzoni dei cantautori italiani a chi , forse, non ne conosceva neppure il titolo. Certo, un po' ridicola la ero, a diciotto, quando dentro ogni frase che ascoltavo, trovavo la piccola verità di un grande amore.
Poi, per un periodo, ho smesso. Ho smesso di scrivere cose belle, e forse ho anche smesso di credere in una lunga serie di cose belle.
Insieme alla capacità di metterli su carta, ho perso la capacità di cogliere i momenti romantici della quotidianità.
Mi sono lentamente disabituata al sentimento.
Non ho più avuto voglia di lasciarmi andare e far si che anche determinate situazioni potessero andare dove avrebbero potuto.

Non ricordo il momento preciso in cui ho smesso di coltivare l'amore e neppure quello in cui ho scelto di alzare un muro invalicabile nei confronti di tutte quelle mancanze che erano in grado di sgretolarmi lentamente il volto per lasciar trasparire un animo completamente abbandonato.

Scrivere d'amore, quando il tuo compagno di vita preferisce la guerra al tepore casalingo, non è facile. Certo, io lo so, è nella sua indole e poi, tradire le aspettative non piace a nessuno e una società basata su certi valori, ci mette poco a screditarti pubblicamente.
So che è dovuto andare. Ma so anche che la maggior parte delle volte, ha scelto ed è voluto andare.

Anche io, la maggior parte delle volte in cui sono dovuta rimanere, avrei comunque scelto di farlo. Sempre di indole si tratta. C'è chi nasce viaggiatore e chi nasce paziente, si, come solo colei che attende sa essere.

Ma smettere di scrivere e pensare amore, fa male solo a chi resta in balia dell'attesa di qualcuno che forse non tornerà o forse pur tornando non sarà più lui, così come di qualcosa che forse, non ci sarà mai più.
E allora me ne sono fatta molto, si, ho scelto di farmi del male, nutrendo un ricordo come se lo avessi partorito e in parte nel corso degli anni, l'ho partorito, dando alla luce il ricordo deviato di un'amante lasciata sola.

Domani è SanValentino, la festa commerciale degli innamorati.
C'è chi ribadisce l'inutilità di questa festa ed io condivido il pensiero, anche se anche una speculazione sul sentimento, può rivelarsi l'occasione in cui riprendere in mano carta e penna e scegliere di riscrivere l'amore.

Un amore diverso, magari. Meno immaginato e più vissuto.

O magari un amore senza Circe o Calypso, un amore senza mari di differenze pronti a dividerci, una storia a due, senza proci e compagni di naufragio.
Perchè se ho capito una cosa, nel mio attendere, è che i naufragi li vivo sempre e solo io.

Chiamerò Didone, so che può capire.

mercoledì 11 febbraio 2015

Malinconia leggera.

Vi è mai capitato di leggere un libro veramente bello, troppo velocemente.
Magari solo perchè non riuscite a staccarvi da quelle pagine, o magari perché avete paura di non trovarlo più così bello in un altro momento.
Salvo poi rimpiangere la frenesia con cui lo avete letto, una volta giunti all'ultima pagina.
E non riuscire più ad aprirlo per paura di rivivere la perdita del libro.
Beh, io mi sento così.
Sempre.
Ma soprattutto oggi.
Come se avessi avuto tra le mani il più bel libro ed avessibruciato l'occasione di viverlo bene, come avrei dovuto e come sarebbe stato giusto.

Peccato che non si possa tornare indietro.
Perchè oggi ne avrei proprio bisogno.