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domenica 15 marzo 2015

Promemoria

Amo lo stoicismo per il giusto mezzo che io, evidentemente, non trovo.
Mai.

Per la prima volta mi sento a mio agio in un posto che non ho arredato io,
sono circondata da libri ed è fantastico.

Al contempo,
mi sento veramente lenta.

E forse ho ricominciato ad attendere.

Ed è sempre la stessa, orribile, inevitabile storia :

perché avvicinarsi al baratro,
quando puoi tranquillamente gettartici dentro?

Il giusto mezzo.
Ma poi, il giusto mezzo, come faccio a riconoscerlo?
No, perché io credo di non esserne capace, anzi, credo non sia proprio nella mia natura.

Forse quando distribuivano il senno, io, ero a un corso di formazione dedito al commettere cazzate.
Ah perché in questo sono bravissima.

Spero che la mia empatia non sbagli proprio questa volta,
altrimenti sarà il caso di comprare un divano e qualche quadro per arredare
il fondo che toccherò mooolto velocemente.

Treni, km, pagine bianche, frasi d'amore impresse sui libri, mancanze importanti, più delle richieste e questa sorta di frenesia che non mi fa mangiare, ma solo bere, cose che in fondo, sanno di qualcosa di perduto, prima ancora di esser bevute.

Non ci siamo, no, non ci siamo proprio.
Mi hai sorriso da dietro una vetrina e mi hai illuminato la giornata.
Che poi, io non voglio dare la colpa alle vetrine, ai libri o a te,
perché la colpa è mia,
che sono incapace di vivere serenamente qualcosa di sereno,
ma sono per natura portata a vivere con inquietudine qualcosa... no, praticamente tutto.

Misuriamo sempre tutto in tuffi al cuore,
i km sono per le persone banali.

(Cara Penelope, questo è un promemoria, quindi non dimenticarlo e nel caso in cui dimenticassi, rileggi dalla prima riga e ricordati il sapore che ha avere il cuore nell'esofago. Poi datti una calmata, che palpitare fa bene, ma potresti anche avere un infarto.)

lunedì 23 febbraio 2015

Attraversiamo.

"Non ci si libera di una cosa evitandola,
ma soltando attraversandola. "

Cesare , quello perduto nella pioggia ad aspettare il suo amore'ballerina', Pavese.

venerdì 13 febbraio 2015

Penelope , Circe, Calypso e Didone.

Il poeta dice che di non aver paura di essere ridicoli, a scrivere d'amore, perchè solo chi non ha mai scritto lettere d'amore, fa veramente ridere.
Ed allora io, Penelope, so di non essere mai stata ridicola, neppure un po'.
Non ero ridicola a tredici anni, quando scrivevo frasi d'amore dietro alle fotografie e neppure a sedici, quando dedicavo le canzoni dei cantautori italiani a chi , forse, non ne conosceva neppure il titolo. Certo, un po' ridicola la ero, a diciotto, quando dentro ogni frase che ascoltavo, trovavo la piccola verità di un grande amore.
Poi, per un periodo, ho smesso. Ho smesso di scrivere cose belle, e forse ho anche smesso di credere in una lunga serie di cose belle.
Insieme alla capacità di metterli su carta, ho perso la capacità di cogliere i momenti romantici della quotidianità.
Mi sono lentamente disabituata al sentimento.
Non ho più avuto voglia di lasciarmi andare e far si che anche determinate situazioni potessero andare dove avrebbero potuto.

Non ricordo il momento preciso in cui ho smesso di coltivare l'amore e neppure quello in cui ho scelto di alzare un muro invalicabile nei confronti di tutte quelle mancanze che erano in grado di sgretolarmi lentamente il volto per lasciar trasparire un animo completamente abbandonato.

Scrivere d'amore, quando il tuo compagno di vita preferisce la guerra al tepore casalingo, non è facile. Certo, io lo so, è nella sua indole e poi, tradire le aspettative non piace a nessuno e una società basata su certi valori, ci mette poco a screditarti pubblicamente.
So che è dovuto andare. Ma so anche che la maggior parte delle volte, ha scelto ed è voluto andare.

Anche io, la maggior parte delle volte in cui sono dovuta rimanere, avrei comunque scelto di farlo. Sempre di indole si tratta. C'è chi nasce viaggiatore e chi nasce paziente, si, come solo colei che attende sa essere.

Ma smettere di scrivere e pensare amore, fa male solo a chi resta in balia dell'attesa di qualcuno che forse non tornerà o forse pur tornando non sarà più lui, così come di qualcosa che forse, non ci sarà mai più.
E allora me ne sono fatta molto, si, ho scelto di farmi del male, nutrendo un ricordo come se lo avessi partorito e in parte nel corso degli anni, l'ho partorito, dando alla luce il ricordo deviato di un'amante lasciata sola.

Domani è SanValentino, la festa commerciale degli innamorati.
C'è chi ribadisce l'inutilità di questa festa ed io condivido il pensiero, anche se anche una speculazione sul sentimento, può rivelarsi l'occasione in cui riprendere in mano carta e penna e scegliere di riscrivere l'amore.

Un amore diverso, magari. Meno immaginato e più vissuto.

O magari un amore senza Circe o Calypso, un amore senza mari di differenze pronti a dividerci, una storia a due, senza proci e compagni di naufragio.
Perchè se ho capito una cosa, nel mio attendere, è che i naufragi li vivo sempre e solo io.

Chiamerò Didone, so che può capire.

mercoledì 21 gennaio 2015

L'unica gioia al mondo è cominciare.

L'unica gioia al mondo è cominciare.
é bello vivere, perché vivere è cominciare,
sempre,
ad ogni istante.
Quando manca questo senso
- prigione, abitudine, stupidità,-
si vorrebbe morire.

Cesare Pavese

Ormai questo angolino è pieno di Pavese.
A me spaventano molto gli inizi.
Ho sempre paura di sentirmi fuoriluogo.
Ma poi riesco quasi sempre a portare un pezzettino di me nell'inizio
e un pezzettino di inizio in me.
A me piace molto anche Pavese.
Ho iniziato a leggere Pavese a quindici anni,
facevo il liceo classico
e portavo sempre nella borsa i Dialoghi con Leucò.

"Nulla si assomma al resto, al passato. Ricominciamo sempre."

Forse più di tanti, è riuscito a darmi speranza,
attraverso i suoi patimenti, ho patito,
attraverso le sue riflessioni, ho riflettuto.

Cesare Pavese, era uno di quegli uomini dai quali mi sarei lasciata prendere in giro, seduta a un tavolino.

Hai perdonato tutti e a tutti hai chiesto perdono, va bene.
Qualcuno ha fatto troppi pettegolezzi, forse.

Io ti rimpiango un po', sempre, attraverso i tuoi rimpianti.



sabato 17 gennaio 2015

I grandi amanti saranno sempre infelici. -- Cesare Pavese

Henri Cartier Bresson*
I grandi amanti saranno sempre infelici,
perché per loro l'amore è grande
e quindi esigono dalla bien-aimée
la stessa intensità di pensieri ch'essi hanno per lei-
altrimenti si sentono traditi.

Cesare Pavese



* Una fotografia è un bacio, oppure uno sparo,
siamo d'accordo, antitesi della guerra.
Però mi è sempre piaciuto stravolgere un po' il senso delle cose,
come in fin dei conti, ho sempre preteso 'la stessa intensità di pensieri'.