Tutte queste voci, tutti questi suoni, tutta questa gente.
E poi, io.
Ogni tanto mi sento esclusa da questa grande comune che è diventata casa mia o meglio, da questa mia casa che è diventata una grande comune.
Ne sono molto felice e molto orgogliosa, sicuramente, non soffro la solitudine.
Tuttavia ci sono momenti come questi in cui io sono un po' distante, appoggiata alla madia, con il mio bicchiere in mano, un bicchiere di vino rosato pessimo, che non riesco a bere e quindi sorseggio ogni tanto, per non deludere chi lo ha scelto; non so chi abbia comprato questo vino, ma nel dubbio, fingo, in fin dei conti voglio bene a tutti i presenti nella stanza e poi, soprattutto, non ho voglia di finire in una di quelle lunghe discussioni sull'uva, la spremitura, le botti ed il giusto vino abbinato al giusto cibo.
In fin dei conti non so cosa sia giusto mangiare o giusto bere, mi piacciono da sempre pochissime cose. Poi sperimento, per carità, adoro sperimentare, ma finisco sempre a mangiare e bere le solite cose.
Comunque io sono qui appoggiata al mobile, con questo bicchiere di vino che non berrò, mentre osservo gli altri che parlano e scherzano, giocan, tagliano la frutta, sgocciolano sul mio tappeto lilla.
Mi accendo una sigaretta, tanto ci sono le finestre aperte in tutta la casa e non soffocherò nessun bambino, e poi, comunque, mi sento ancora in diritto di soffocare i miei ospiti con estrema calma e cortesia. Sto fumando una sigaretta arrotolata, tabacco, filtrini, sto cercando di togliermi il vizio, soprattutto nei confronti delle sigarette alla menta e prima o poi mi toglierò dalla testa questa passione per il fumo, che mi uccide.
In fin dei conti mi giustifico dicendo che non è l'unica passione che mi nuoce, ma fumare è troppo stupido, soprattutto alla mia età, soprattutto vedendo ciò che mi accade attorno. Non smettere dimostra quanto io sia sciocca.
Sono sempre qui, appoggiata a questo mobile, il bicchiere ancora pieno di un vino che non berrò appoggiato come me, sul ripiano, una sigaretta appena girata ed accesa, le braccia conserte, guardo gli altri che parlano. Arriva qualcuno e prende un paio di tiri direttamente dalla mia mano, mi si mette accanto, mi passa un braccio attorno alla vita e gioca con la mia mano, dietro alla mia schiena. Mi prende la sigaretta , la riprendo, due tiri e l'appoggio nel posacenere. Per un attimo ho creduto che anche lui stesse vendendo ciò che stessi guardando io, queste relazioni e queste dinamiche che si instaurano quasi come fossero dei fili.
Quasi tutti quelli a cui voglio bene sono in questa stanza ed il loro minimo comunedenominatore sono io, anche se in realtà, si sarebbero probabilmente comunque incontrati anche senza di me. Ma non è successo. Il mondo è così piccolo. Non sarei stata essenziale.
Sono profondamente sicura che lui non abbia assolutamente pensato a ciò che abbia pensato io, succede. Mi allontano, senza far notare che mi stia allontanando, un po' come se avessi realmente qualcosa da fare nell'altra stanza. Metto su un cd, almeno evito di pensare al mio tappeto. Pianoforte, dai, l'ultimo che mi hanno regalato, poi improvvisamente hanno iniziato a regalarmi il jazz.
Quella sul jazz è una questione controversa. A me non piace, non so come mai, non c'è un motivo, non c'è un perchè, probabilmente non lo capisco. Credo sia un'assenza di simmetria, anche se in realtà mi rendo conto che ciò che adoro e ricerco siano le variazioni.
Attendo la simmetria e ricerco le variazioni, se non fossi bizzarra, lo troverei bizzarro, ma in realtà a questo punto ritengo sia del tutto normale per me.
In ogni modo, in un mondo come questo, puoi mangiare gli animali, puoi rubare, puoi picchiare, puoi fumare scegliendo di ucciderti, ma non puoi dire che non ti piaccia il jazz: a questo punto c'è sempre qualcuno pronto a giudicarti e a dirti che non capisci nulla, che non hai sensibilità, che non lo hai mai davvero ascoltato, che non hai una cultura, che non sei in grado di apprezzare le cose belle, che sei troppo classica, che sei una bacchettona, che non hai un gusto personale, che hai la mente chiusa... insomma, se non ti piace il jazz, sei una merda.
Ed allora ringrazio, accetto il regalo, sorrido, archivio, magari lo espongo anche in salotto, ma so già che non lo ascolterò.
Magicamente torna qualcuno con una sigaretta e mi appoggio alla finestra di sala per fumare, le persiane sono aperte, entra l'aria dell'una della domenica pomeriggio, della primavera che arriva con la Pasqua, del frastuono che proviene da giochini sonori, da un'insalata da tagliare, dalle risate e dai racconti.
Sorrido.
Arriva qualcuno e mi toglie dallo stereo il cd, mettendone su uno suo, mimando due bacchette invisibili, qualcuno si sporge dalla porta dicendo che è bellissimo, le bacchette diventano il corpo di un contrabbasso, con il viso accrucciato.
Arriva questo piccolino camminando con in mano della cioccolata ed io penso che non sia opportuno mangiare cioccolata prima di pranzo, ma rimango in silenzio, perchè tutto sommato non ho voce in capitolo ed allora, per evitare discussioni, va bene anche la cioccolata prima del pranzo di Pasqua nel quale mangeremo kcal non necessarie e dovremmo bere per forza e ridere.
In realtà io ho molta voglia di ridere, davvero, mi sento felice in questo momento, forse anche solo a livello superficiale. O forse sono profondamente felice ed infelice apparentemente, non lo so.
Avrò moltissime lavatrici da fare, per non parlare dei pavimenti e dei lavandini, ma soprattutto, non voglio pensare ai piatti ed alla cucina.
Rimango la regina delle ossessivo- compulsive.
Abbiamo deciso che dopo pranzo andremo tutti a suonare insieme al mare o forse al parco o forse dove capita. Credo che sia una prospettiva molto carina, mi mette gioia l'idea dell'altalena. Forse io rimarrò col bambino in disparte, oppure suoneremo insieme un tamburello. Il bambino non dorme mai al pomeriggio, come mai? Forse sarebbe il caso che dopo pranzo dorma, ma non è obbligatorio. Comunque tutti pretendono che lui sia sveglio e che venga a suonare, quindi verrà. Vorrei rimanere a casa con lui e lasciarlo dormire, ma non sono sua madre, quindi non lo proporrò.
Fin da piccola mi hanno sempre detto che le mie espressioni parlavano per me, per fortuna però al mondo non interessa interpretarle e quindi quasi sempre sono salva. Arriva Lui, mi guarda e a gran voce, ridendo, mi rimprovera del fatto che devo suonare anche io e divertirmi e che il bimbo sarebbe felice di vivere quel momento.
Cazzo, ha capito a cosa stessi pensando, questa volta.
Il pranzo è leggero, non c'è carne, è tutto molto leggero, verdure, frutta, adoro la frutta nell'insalata, insieme alle noci. Molto buono. Mangio e mi chiedo se smetterò di ingrassare così velocemente. Il mio metabolismo è cambiato, come l'elasticità della mia pelle, come i miei occhi ed il mio viso che perde pelle da tutte le parti.
Non bevo, mi verso il succo di mirtillo, mi rende serena rimanere lucida. No, non solo perchè c'è un bambino e neppure perchè mi senta responsabile per tutti gli altri che bevono, ma solo perchè non ho voglia di perdere la lucidità. Ho già mal di testa per conto mio, dormo poco e male.
Faccio molte cose, forse troppe e vivo male il tempo libero, ammesso che si possa definire davvero libero, dato che ultimamente ho davvero preso troppi colpi. Molti dolori, lividi, difficoltà, ansie, paure.
Vorre sentirmi senza amore, senza senso della responsabilità, senza questo continuo bisogno di essere presente per gli altri e l'incapacità di non assolvermi quando non riesco come sento che avrei dovuto.
Sembra un film con Lo Cascio. Solo che LoCascio non c'è e questo è un problema perchè ritengo che sia proprio bello, un po' bassino, ma così bello.
Mentre partorisco questi profondi pensieri squilla il mio telefono, che non prende mai, da nessuna parte, in questo monte, ma improvvisamente resuscita. Ed ecco che cambia tutto.
Un tuo messaggio.
"Che problema hai tu con gli armadi?"
Sorrido e dico che è una mia allieva. Mi scuso, mi alzo, vado un attimo di sopra, devo cercare un libro e non so dove sia. Ed è plausibile dato che tutti conoscono il mio attaccamento ai libri.
Se vai di sopra porta il bambino che altrimenti tenta di fare le scale, va bene, certo, porto il bambino su con me, tanto non potrà dire che quel libro non l'ho cercato, sembra quasi che questo bambino capisca tutto, molto meglio di altri. Lo prendo in braccio e saliamo.
Stamattina ti ho scritto quanto mi senta invecchiata, avrei voluto dirti 'brutta', ma poi ti saresti speso in complimenti che non avrei voluto sentire e non sarei riuscita a gestire, così ti ho solo detto che mi sento invecchiata precocemente e velocemente e che odio il mio armadio, che poi, non è un armadio, ma una grande cassettiera.
"Preferisco le cassettiere, ma è giustificato: negli armadi si nascondono gli scheletri, nei cassetti i sogni."
Ridi e dici che solo io potevo vederla così.
Il piccino mi guarda, ride.
Chissà se tu te la ricorderai mai questa Pasqua, mi auguro di no, o forse si, ma non così proprio come sia stata, perchè non vorrei avere il peso di averti rovinato l'infanzia. Sappi almeno che io, volevo lasciarti dormire il pomeriggio.