sabato 14 gennaio 2017

Punizioni.

L'uomo ragionevole adatta se stesso al mondo, quello irragionevole insiste nel cercare di adattare il mondo a se stesso. Così il progresso dipende dagli uomini irragionevoli.
George Bernard Shaw


Ho timore di non riuscire a fare le cose che amo fare,
ho timore di non essere abbastanza brava, abbastanza pronta, abbastanza intelligente.

Forse Penelope doveva stare in casa a filare una tela aspettando che gli altri tornassero,
mi sembrava di perdere tempo e vita, ma forse per me, per quelle come me, quella era l'unica vita possibile.

Scontrarmi ogni giorno con la realtà dei fatti, con le difficoltà, la rinuncia.

Mio padre oggi è venuto a prendermi a scuola, mi ha abbracciata, mi ha proposto di iscriversi, lo avrebbe fatto solo per me, come se potesse bastare la sua sola presenza a risollevare tutto.

Mi ha accompagnata per negozi, cercava un regalo per me.

Non compro una borsa da giugno, indosso sempre i soliti abiti, ho rinunciato alle cene fuori, ad avere mani curate, alla parrucchiera, alle serate per locali. Non ho rinunciato ai libri, ma sicuramente ho diminuito le spese.

La Feltrinelli potrebbe chiamarmi a casa per vedere se mi è successo qualcosa di grave, probabilmente dal loro bilancio , la mia nuova condizione economica appare evidente.

Ho rinunciato e sto rinunciando, per paura di perdere il lavoro e non sapere dove sbattere la testa.

Guardo mio padre e so che senza di lui non potrei mai vivere la parvenza della donna indipendente, lui che mi aiuta, mi aiutava e mi ha aiutata tante volte ad arrivare alla fine del mese.

Non sono così indipendente, non la sarò mai.
Davanti ad un'agenzia di viaggi ho lasciato il cuore su una settimana bianca in offerta.

Non vado in palestra, mi rifiuto di farmi pagare il corso da mio padre.

Non ho comprato la borsa bellissima color carta da zucchero firmata da P.C.

Vivo tutto in maniera così precaria, senza una stabilità mia, senza la possibilità di sentirmi libera di permettermi qualcosa, con l'ansia di rimpiangerlo in futuro.

Ora come ora rimpiango molto l'aver comprato mobili, vestiti, cene, viaggi, terme...
...aver creduto di poter comprare la serenità perché tutto sarebbe sempre andato bene, non curante del fatto che le cose potessero andare come siano andate.

Forse non rimpiango così tanto, tutto.
Era bello poter entrare in libreria e scegliere qualsiasi cosa volessi leggere, partire al mattino, visitare musei, città, conoscere nuove cose, fare mille corsi, imparare.

Ma è giusto, il senso di responsabilità.
Il pensiero per il futuro.
L'ansia di non riuscire a farcela.
La paura per le conseguenze.
Il senso di difetto che vivo al pensiero di dover chiedere a mio padre.

Non è giusto, non doveva andare così.
Le mie scelte personali hanno avuto serie ripercussioni sulla vita di altri e non doveva essere così.
Dovevo essere in grado di prendermi le mie responsabilità, di esigere tempo e modo, di trovare una soluzione senza che qualcuno la trovasse per me.

Questa condizione mi fa soffrire, il pensiero e l'ansia mi addolorano, non riesco a godermi nulla.

Rinuncio, semplicemente, in fin dei conti va bene così, no?
Di cosa potrei lamentarmi.

In fin dei conti tutto questo l'ho voluto io.

In fin dei conti ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria.

Non posso lamentarmi di nulla, ma tutto questo mi fa soffrire: non è la rinuncia materiale, ma l'idea di non poter decidere autonomamente.

Mi sento così in difetto, perché la sono.

Avrei bisogno di una stabilità che non riesco ad avere,
mi sembra di fare il massimo, ma non è mai abbastanza,
non riesco ad ottenere le cose alle quali aspiro,
a veder concretizzato tutto quello che vorrei, davvero.

Sono così stanca, così priva di motivi ormai, tutto quello che tento non va bene, dove faccio sbaglio, sono completamente assente da tutto quello che ho amato e mi faceva stare bene, ma queste privazioni che mi autoinfliggo non servono a nulla, mi punisco perché non sono riuscita ad arrivare dove avrei voluto, ma la punizione non mi fa sentire meglio, meno in colpa, meno sbagliata.

Mi punisco e non serve.

Vorrei provare la gioia che ho provato il 14 settembre, una sera meravigliosa, mi sentivo tanto viva, gioiosa, felice, è stata una bella sera ed io ci ho creduto.

venerdì 13 gennaio 2017

Antigone.

Fra tutte le tragedie che ho letto, tradotto, studiato, l'Antigone mi ha colpita più di ogni altra.

Sofocle, i valori caldi ed i valori freddi.
Le leggi non scritte degli dei, Creonte.

La lotta fra il valore personale e quello universale,
la contrapposizione fra l'Io ed il Noi.

Individuo e collettività : ogni volta che  i valori dell'individuo si scontrano con quelli della collettività, nasce un'Antigone.

Etica della responsabilità ed etica della convenzione.


La stessa contrapposizione che farà poi Dostoevskij: Cristo e il Grande Inquisitore.


Una tragedia nella quale non è possibile non stare dalla parte di Antigone che segue i suoi valori, le leggi alle quali non può rinunciare come essere umano, ma al contempo, una tragedia nella quale non è possibile non comprendere Creonte, che sofferente tenta di far applicare le leggi della città, applicando il bene comune.

Ma chi decide cosa sia giusto e quando sia giusto applicare le leggi della città senza lasciar prevalere le leggi della persona?

L'Antigone è oggi, l'Antigone è proprio attuale e vivo da Antigone e da Creonte ogni scelta che devo intraprendere, costretta.

Il mese scorso sono stata Antigone ed ho sacrificato molto per aver scelto le leggi della mia persona, per aver commesso un costosissimo errore.
Oggi, ho scelto le leggi della città, ma come Creonte, mi tormento.

...mi sono tormentata, come Creonte, davanti a chi avrebbe scelto di essere Antigone al mio posto.

...ma poi mi sono resa conto che sono tutti bravissimi a fare l'Antigone quando si tratta degli altri, che è facile giudicare costantemente il lavoro di un altro, le scelte di un altro, senza essere l'altro.

...non ho voglia di sacrificarmi per il bene di un innocente, se questo significa rimetterci tempo, soldi e prendere una lunghissima serie di insulti. Vorrei farlo, vorrei averlo fatto, ma non posso più, economicamente, moralmente, psicologicamente.

Sono un'anomala Antigone, che davanti agli insulti si lascia scivolare tutto sulla pelle, ma la sera, si interroga per ore cercando il motivo per il quale in pochi siano davvero gentili.

Tento ogni giorno di essere estremamente socievole, gentile, ben disposta, tento di non rispondere alle scortesie, di non offendere mai il prossimo, sono mesi e mesi e mesi che non offendo qualcuno, non utilizzo titoli malevoli, non alzo la voce, non commento con ironia: rimango calma e ferma, come sempre.

Una delle reazioni che più ho capito di me stessa facendo teatro è la mia espressione della rabbia: la rabbia mi attraversa il corpo lasciandomi rigida e fredda, i nervi tirano e si accavallano, i muscoli tendono, il viso si irrigidisce, i tendini diventano visibili attraverso la pelle ed io, non ho più parole.

Quando mi arrabbio rimango ferma e silenziosa, non reagisco, non ho il classico urletto isterico che pronuncio quando qualcosa non va come dovrebbe, senza crearmi una vera arrabbiatura.

Dopo, però, il marmo del mio corpo si frantuma, frammento dopo frammento si sgretola in infiniti pezzettini che non riescono a rimanere su, ma cadono, infrangendosi su pavimenti freddi, frammenti che non accettano tutte le mancanze di rispetto, di gentilezza, di educazione, di buon senso e solidarietà.

Sono stanchissima, ogni tanto vorrei qualcuno che mi passasse una mano sul viso e mi dicesse che vado bene e che sono amata ' perché', non 'nonostante'. Al contempo, se qualcuno provasse anche solo a toccarmi la testa, impazzirei, mi allontanerei, soffrirei ed avrei timore.
Sono stanchissima e vorrei che nessuno mi trattasse più con freddezza, risolutezza, senso di superiorità e l'idea che voglia far loro degli sgarbi.
Sono stanchissima, io voglio fare del bene e dare bene, comportandomi bene, ricevendo bene. O almeno, non il male.

E in questi giorni, ne ho ricevuto molto, sono molto stanca.

Non vorrei avere bisogno di conferme, ne ho bisogno.

Non vorrei avere voglia di un sostegno, ne ho voglia.

Quante cose desidero e quante cose mi lacerano per la loro assenza così ricorrente.

Antigone e Creonte.
Rosso e Blu.
Giusto così: nel mezzo.



domenica 8 gennaio 2017

Potenzialità.


Esistono dei luoghi speciali oltre alle librerie e alla scuola di musica, ovviamente.
Sto parlando di quei luoghi che ti mettono alle strette con te stessa e ti fanno uscire vincitrice da questo confronto che solitamente ti pone spalle a muro senza fiato : un esempio è dato da Decathlon.

Lo scorso anno feci un colloquio dopo il quale fui chiamata a fare la commessa da loro, ma a causa di altri impegni lavorativi ed alla prospettiva di un lavoro differente , non riuscii ad andare.
Era il periodo del 'non ti preoccupare, ci sono io ad aiutarti e sostenerti, non serve che tu ti ammazzi di lavoro correndo da un punto all'altro della città'. Tre settimane dopo mi ritrovavo sola, senza una casa, senza risparmi e senza sapere dove sbattere la testa.
Anzi, avrei voluto sbattere la testa più e più volte contro l'esoso dondolo di vimini comprato ad aprile, per esaudire un grande desiderio del prode Ulisse, ma quel dondolo, come quasi tutte le mie cose, l'ho lasciato ad Itaca ed Ulisse non ha avuto premure al riguardo.

In ogni modo, Decathlon, è il paradiso degli indecisi e dei mediocri.
Le persone come me, per un attimo, si sentono in grado di scalare montagne, nuotare in acque buie e profonde, segnare rigori e correre per ore ed ore verso mete lontane.
Le persone come me, vivono ogni giorno con la totale consapevolezza della propria goffaggine.
Mi chiamo Penelope, non ho ancora trent'anni, sono bassa e piccola, ma soprattutto, sono la persona meno coordinata di questo mondo.
E ne sono pienamente consapevole.

Tuttavia, Decathlon, mi regala un sogno, anzi, mi vende un sogno di una vita diversa e migliore: quando compro una canotta iper traspirante, la palla da pilates, il panchetto per lo step, il laccio catarifrangente, io compro un'idea di me stessa nel pieno del cambiamento.
Un cambiamento che poi non effettuo, però comunque nella mia testa vedo già compiuto.

Decathlon fra i suoi scaffali mi trasmette un'immagine di me sportiva, forte, sudata, libera.

Oggi, mi ha regalato il sogno di una Penelope che corre con i suoi pattini veloci a soli 49,50.

In questa immagine non indosso caschetto, protezioni, ginocchiere, paracolpi, imbottiture di gommapiuma che mi salvaguardino dal disastro che sei ruote sotto ai piedi potrebbero significare per la mia incolumità.

E mi basta ed avanza.

Ci sono luoghi magici, in fondo.
Oltre la mente, grazie alla mente.