sabato 11 febbraio 2017

Mare.

Mi nutro di parole e di raggi di sole, di lettere non spedite e frasi taciute tacendo di un silenzio rumoroso e tormentoso.
Sono nata su un'isola e il mare che mi ha circondata è stata culla e svezzamento, ninna nanna e buongiorno, insegnante e balia.
"La mia casa è il mare e con un fiume non la posso cambiare".
Quanto avrei voluto sapermi accontentare di quel fiume che allagò Firenze, di quei ponti percorsi con le tue mani in tasca e le mie protese verso un continuo svolazzare, incupita e malcontenta nel non poterle intrecciare con le tue, con la naturalezza che sboccia nei momenti meno appropriati e difficilmente riesco a frenare senza che il lato sinistro delle labbra si inarchi verso il basso.
Non mi è bastato e non mi sarebbe mai potuto bastare, lo sapevo io, lo sapevi tu, abbiamo fatto bene a frenarci prima che le mie mani si sentissero a loro agio dentro una stoffa scura.

"Fermati qui. Queste sono le chiavi di casa mia, non voglio sapere quando verrai e quanto ti fermerai.  Sposta la scrivania accanto alla finestra, spalanca i vetri, riordina i libri come meglio desideri. E Scrivi. Anzi. Ma, Scrivi.".

E mi guardavi, di lato, per non voltare il volto, seguendo con il tuo sguardo, il mio, che non riuscivo a smettere di rivolgerti, costante e probabilmente pedante.
Bevevi alla bottiglia ed io spostavo la mia birra da una mano all'altra, come faccio con la tazzina del caffè, godendo dell'amaro e del tepore. Caffè macchiato, meglio con soya.
Dicono che un uomo che ti ama, ricorda come prendi il caffè.
Amaro.
Lo hai sempre ricordato.
Quando in piedi appoggiata al mobile di cucina mi chiedevano "Zucchero?" e tu rispondevi:
"Lei lo prende amaro", sorridendo per quella volta che parlando ti dissi che bevo così tanto caffè da non tollerare lo zucchero.
"Diventerei diabetica nel giro di una settimana".

I nostri caffè, le scale percorse con il bicchiere rovente in mano, per poterlo bere insieme, ma da soli, vivendo l'ossimoro che siamo stati e forse continuiamo ad essere, pur cambiando prospettiva.
Il tuo bicchiere, gettato di corsa, quando dovevi scappare o volevi farlo, per evitare risate inopportune.
Inopportuni. Li siamo stati?

Tante volte mi sono chiesta quanto sia risultata inopportuna io e quanto ti ci sia sentito tu.

A distanza di tempo, mi chiedo se mi leggi ancora. Sento di si.
Non sempre, certo, ma so che lo fai, magari di notte, magari velocemente, incostante come sempre, ma presente. Come sempre


venerdì 10 febbraio 2017

Mittente.

"Il contenuto non è semplicemente veicolato dal mittente, il contenuto riflette pienamente il mittente, ciò che scrivi è ciò che sei."
Questo pensavo e scrivevo alla mia migliore amica e questo è ciò che penso ancora.
Quindi, questo insieme di pagine nostalgiche e lagnosette, sarei io.
Lo accetto di buon grado.

Sai, non sono stata così inopportuna, eroe che a distanza di tempo, continua a lasciare poco spazio e poco tempo ad altri.
Ci sei stato, quando non c'erano altri, ci sei stato, nonostante ci fossero altri, ci sei stato, perché quelli come noi, ci sono. E basta.

Ed ancora oggi, ci sei. E basta.

Quelle chiavi, non le ho mai usate.
Le ho guardate, spesso.
Mi ci sono aggrappata, quando tutto andava per il verso sbagliato.
Le ho strette nelle mie mani immaginando le porte che avrebbero aperto, quelle che ho rinchiuso dietro a me, velocemente, ogni volta che mi salivano le lacrime agli occhi da non poterle nascondere.
Ma mentre le stringevo, avevo bisogno di un luogo, non sarebbe stata la scelta che avrebbe dovuto essere.
Quando la scelta non è libera, non è scelta e la scelta per me, è l'unica via che rende questa vita dignitosa.

Non sono mai andata davvero contro, lo sai anche tu.
Mi sono sempre fermata prima che la protesta divenisse scontro,  che la polemica si fermasse a sé stessa, che la razionalità lasciasse spazio all'irrefrenabile irrazionalità che mi contraddistingue.

Mi manca la necessità di farmi partecipare ad ogni circostanza della tua vita, anche quelle che mai mi avrebbero previsto, con apparente noncuranza nei confronti di ciò che avrei dovuto subire ed una profonda attenzione al mio sentire. Inadeguata, io mi sento sempre inadeguata e tu, mai una volta, mi hai lasciata affogare nel mio dolore.

Mi seguivi, mentre stringevo mani che scrivevano libri e stampavano giornali e nella mia totale ignoranza mi hai lasciato credere di essere in grado di sentirmi al di sopra di quello che sarei mai stata se solo non mi fossi in qualche modo sentita protetta ed avvolta da te e dalla tua calma.

Sei calmo, sei sempre stato estremamente calmo, ti ho visto arrabbiato una sola volta ed avrei preferito non vedertici, mi è servito però, mi è servito a capire che mai avrei voluto ti sentissi così collerico con me.

Non so se sono capace di provare amore, ne ho dei dubbi, ogni tanto mi chiedo se non sia troppo egoista per provare qualcosa di altruista come una forma di amore.
Ma ero interessata, a te, c'era interesse in tutte le sue forme.
La tua persona, mi interessava e mi interessa e mi rende felice, ancora.
Mi sentivo protetta.
In mezzo al caos.


In mezzo al casino più totale, in mezzo al dramma continuo, in mezzo a tutto quello che il tempo e il vento mi facevano vivere, c'eri tu e bastava.

Mi manchi, non per quello che mi davi, ma per come mi facevi sentire.


Al pieno delle mie facoltà. E ancora di più.


Non mi ci sento più così, da molto.

domenica 5 febbraio 2017

Acidità.

Negli ultimi dieci anni ho volontariamente deciso di boicottare San Valentino.
Negli ultimi dieci anni ero fidanzata.
Non capisco perché adesso, dopo dieci anni in cui me ne sono sempre fregata, vorrei un invito.

Poi sicuramente farò l'ipocrita dicendo "Non mi è mai interessato, figuriamoci se mi interessa adesso...".

Ma la verità, è che mi interessa eccome.

Quando posso avere delle cose, non è detto che le voglia,
quando non le ho, scopro di volerle.

Comunque, il mio San Valentino sarà con una bottiglia di rosso, chiusa in casa.

Però vorrei un invito a cena, che non ci sarà.

Non ci sarà perché il mio karma è nero.

(Il mio karma è nero perché al prossimo 'In che senso?' potrei tirare una testata a qualcuno.)

Mi merito un San Valentino triste.