sabato 22 dicembre 2018

op59

Va bene, avevo promesso che oggi avrei fatto la spesa e pulito casa.
Ma poi ho messo su Chopin e si è fermato il mondo.
Non è mica colpa mia, devo farmi una cultura, è lavoro in fin dei conti.

Si, sto mentendo a me stessa: è solo bellissimo.

Ed io fondamentalmente aspetto con ansia le ferie per poi andare in crisi perché mi manca la frenesia ed il sentirmi utile, mi sento sempre così: aspetto le vacanze e poi provo questa sensazione di inutilità che mi destabilizza.

Ho comprato l'ultimo regalo per Lui. Dovevano essere quattordici i regali da scartare, per fargli rivivere gli ultimi quattordici anni sotto una luce diversa e per farlo sentire accolto da amore e da un senso di famiglia nuovo.

Ma da quando mi piace Chopin?

Comunque ti rendi conto di amare qualcuno quando vai a fare la spesa il 22 dicembre affrontando il mondo pur di fargli passare una vigilia di Natale tenera, magica e priva di impegni pesanti e caotici.
Amare qualcuno significa anche proteggerlo dai centri commerciali prima di Natale.

Ho anche comprato un regalo per sua mamma nel caso in cui non avesse voglia di andarci, è un libro, se non sarà gradito potrà sempre dare la colpa a me ed ai miei gusti pesanti e noiosi.

In fin dei conti amo Chopin.

Da oggi.

Vabbè.

Devo incartargli l'ultimo ridicolissimo regalo che ho comprato stamattina pensando a lui e poi giuro che andrò a sistemare casa.

Quanti capricci.

In ogni modo, non sono riuscita a fargli trovare la prima uscita di Julia, il fumetto che probabilmente leggevamo solo noi al mondo perché il mio amico incaricato di portarmelo per ragioni di tempo, lo ha lasciato su una gru.
Questo è il magico mondo di Penelope: da qualche parte su una Gru c'è un regalo che volevo dare a Lui e per il quale ho fatto i salti mortali.

Mi auguro almeno che faccia compagnia ad un gruista nerd.

A raccontarle, certe cose, non ci si crede.

Comunque ho intenzione di cucinare una marea di cose buone in questi giorni, testaroli compresi, ma non al pesto dato che per lui sono quelli meno significativi.
Stasera preparo il sugo di funghi, così domani quando arriva la casa saprà di Natale, con il sugo sul fuoco, l'albero di Natale, i pacchi e probabilmente Chopin che prenderà il posto di Sinatra.

Anche perché mentre ascoltavamo  la playlist di Natale qualche settimana fa, si è ripresentata la ex e quindi adesso ho un leggero fastidio al riguardo.

Nulla a che vedere con la gelosia, piuttosto qualcosa sulle porte lasciate sempre un po' troppo aperte e la mia necessità di chiarezza.

Quella sensazione di essere scelta e voluta e desiderata che tento sempre di trasmettere agli altri senza che però effettivamente...

Oddio sto notturno che roba meravigliosa.

Da brividi.

Per capodanno invece spero almeno di non dover cucinare.
Alla fine penso che non faremo nulla.
Lui non è particolarmente predisposto all'organizzazione e quindi tocca a me.
Meglio così, a me il capodanno non è mai piaciuto.

L'anno inizia a settembre.

Quando guardo la gente festeggiare mi sembra in ritardo di mesi. O in anticipo.

Io comunque se non lavoro, soffro.

venerdì 21 dicembre 2018

Sussurri.

Oggi è una di quelle giornate in cui vorrei solo silenzio e pace.

Un the.
Un libro.
Forse no, meglio il buio.

E qualcuno che mi accarezzi piano i capelli senza muovere il letto o a muovermi il collo.

Oggi avrei bisogno della pace della solitudine condivisa e di permettermi egoisticamente di prendermi cura di me stessa senza ferire nessuno.

Oggi è una giornata di mal di testa e problemi agli occhi.

Oggi sono solidissima e piena di gente attorno.

Non vedo il tempo per riposarmi,
Non ne ho.

La spesa, le corse, la cucina, la casa da riordinare, il lavoro, la scuola, i bambini e via dicendo.

Oggi avrei bisogno di essere nell'acqua calda, immersa, con i capelli leggeri ed il corpo senza peso. I suoni ovattati. Gli occhi chiusi.

A pensare solo a me.

Oggi avrei bisogno di una sala vuota, fredda, sterile, con un pianoforte da studiare senza spartiti da guardare.

Oggi è tutto molto difficile: troppe cose da farei troppe persone di cui occuparmi e la consapevolezza che no, non c'è nessuno ad occuparsi anche di me.

Linea dura la mia, dettata dal bisogno di indipendenza e forza, di linearità e razionalità.

Ma nelle giornate come queste vorrei che ci fosse qualcuno accanto a me a preoccuparsi dei miei bisogni e delle mie voglie ed invece, non c'è nessuno.

"Non farla alzare che oggi sta male" e per un attimo ho ringraziato quest'uomo che si preoccupa con premura di me, poi mi sono alzata e sono andata in aula.

Perché devo farlo ed e giusto che lo faccia.

Sono arrivata a queste vacanze così stanca da non rendermi conto di come ci sono arrivata.
Non mi sembra ancora vero.

Ho bisogno di calma, silenzio, sonno, caldo, pulito e addirittura di noia.

Ho bisogno di non sentire il peso del non fatto se per una mattina mi occupo di me stessa perché non riesco a tenere gli occhi aperti.

giovedì 20 dicembre 2018

Rapporti Umani ed altre fantastiche avventure.

La verità, secondo me, è che i rapporti umani sono un casino pazzesco.
Come fai, sbagli,
come non fai, sbagli.
E allora salutiamo l'ultimo briciolo di razionalità e seguiamo il nostro istinto che tanto, casino per casino, quanto meno non ti ritrovi appesa all'idea che ciò che pensi possa differire da ciò che senti ed allora va bene così.
Senza neppure l'alibi di essere deviata da sovrastrutture mentali.

Ultimamente mi chiedo come sia arrivata a tutto questo e con 'tutto questo' intendo una serie di relazioni umane basate sull'esaltazione del proprio punto di vista e sulla rivisitazione del concetto di rispetto.

Mi è capitato di leggere commenti che mai e poi mai avrei pensato che qualcuno potesse scrivermi, o almeno, che non mi potesse scrivere conoscendo la mia persona, ma, invece, li ho letti.
Pugnalate, secche, dritte, dolorose.

E domande, tante.

Il problema non sono quattro frasi sgradevoli che fuoriescono in un momento di rabbia, io la rabbia la conosco e la capisco e so che è un'ottima condottiera nella scelta di parole sbagliate che rimangeresti il secondo dopo averle pronunciate o scritte o gridate o lasciate intendere.

Quello che mi spaventa è il principio di fondo dal quale si parte: io mi permetto di comportarmi così perché tu mi permetti di comportarmi così.

E non ci si ferma più, perché quando alla base del rapporto reputi naturale criticare l'altro per il suo modo di essere e richiedere qualcosa che non ha semplicemente perché tu lo desideri, nascono problemi, ma quando alla base del rapporto c'è l'idea di poter andare oltre i limiti del rispetto umano, nascono enormi problemi, un vortice che ti porta a fare sempre peggio, a dire sempre più per poi concludersi in mera e pura violenza.

E di lì, ci siamo già ampiamente passati e vorrei evitare.

Ci sono dei grossi limiti invalicabili e quando tu fai notare a qualcuno la questione sembri una bacchettona pesante ed intransigente. In realtà, sei lungimirante.

Il rispetto di una persona viene ancora prima dell'amore che provi o del senso di possesso che ti nasce quando inizi a sentirla Tua.

Forse è proprio a causa del senso di possesso che non volevo legami. Mi spaventa. Degenera in un attimo e si esprime in modi brutali e spiacevoli.

Se ben incanalato produce ottimi effetti, ma se vissuto male, crea il disastro e fa emergere la bruttezza umana.

In uno spettacolo visto a teatro il mese scorso su Alda Merini c'è stata una frase che mi ha colpita e non mi ha più lasciata andare : "Pensa a come è lei, a chi è lei, non pensare alle tue paure, ricordati prima di tutto di chi ha conosciuto e di chi ti sei innamorato.".

Ecco, da qui, non mi smuovo.

Se mi hai davvero conosciuta, sai quanto io fugga dalla possibilità di ferire gli altri e quanta paura ho di diffondere malessere nel mondo. E sai anche quanta necessità ho di essere me stessa senza che qualcuno mi trovi sbagliata o si aspetti da me qualcosa che io non sia o non possa dare o non voglia essere.

Per tutta la vita ho sentito le aspettative mordermi il collo e pesarmi al punto tale da soffrire di un dolore al fianco che non aveva nomi, ma frasi.
Allora, perché farmi questo?

Se mi hai conosciuta e mi hai amata per quella che sono, ricordati chi sono quando hai paura, ricordati che sono un'enorme bacchettona piena di etica e morale e sensi di colpa che nascono come nei. Ed io, di nei, ne ho tantissimi.

Ricordati chi sono anche quando hai paura di perdermi o non mi riconosci o ti aspetti da me qualcosa che non so trasmettere. Perché io ho sempre regalato fiducia e tempo e spazio, con amore e per amore, convinta che solo dando spazio e tempo si possa conoscere qualcuno e coltivare qualcosa, ma se mi togli il modo di esprimermi nel mondo, io non esisto più.

E nessuno deve pagare le colpe di chi mi ha fatto male, ma il rischio è quello.

Non so come io sia stata capace di non andarmene, ma l'ho fatto, sono rimasta. Perché io non me ne vado e resto tutte le volte che sento e percepisco la paura dell'abbandono e la sofferenza e la necessità di non sentirsi soli. Ma è anche vero che per rispetto a me stessa, non concedo più la possibilità di ferirmi o di farmi scrivere sul volto parole che nel quotidiano mi istigano alla depressione o al senso di inadeguatezza.

L'amore è bellissimo. Il possesso ne è conseguenza.

E può essere bellissimo.

Ho sempre pensato che il mio modo di esserci potesse trasmettere sicurezza.

Che qualcuno, lontano o vicino, potesse essere sereno di essere nel mondo, sapendo quanto io lo ami, lo voglia o lo aspetti.

Non è così.

Il possesso di poter dire 'ho una donna che mi aspetta' e nel mentre ? Nel mentre vive, perché la mia donna non è solo mia, prima di tutto è di sé stessa e poi dopo, può essere mia.

Se sento la mancanza di libertà di scelta, soffoco.
Se sento la mancanza di fiducia, soffro.
Se sento la mancanza di accettazione, non duro tanto.

Io scelgo di amare, scelgo di aspettare e scelgo di comportarmi al meglio, per me stessa e per gli altri. Ma senza obblighi, senza pesi, senza accuse.

Altrimenti mi comporto bene, ma poi mi allontano perché così neppure una santa...

...spero di chiarire presto questa situazione, spero che diventi ovvia, spero di poter vivere la mia vita, spero che gli altri vivano la loro vita, nella consapevolezza che ci sia amore e attesa, senza aspettative.

Amiamoci per come siamo e anche per come non siamo, amiamoci con rispetto e con possesso, se il possesso non è distruttivo.

Ce la faremo?
Ce la faremo.

Rapporti umani, come fai, sbagli.

lunedì 17 dicembre 2018

Respirare

Respirare.
Impariamo da subito fin da quando l'aria ci apre i polmoni con prepotenza esaltando il primo vagito.
Eppure in giornate come queste , nonostante siano anni che mi alleni, non respirare.

Poco tempo, poche sigarette, poche certezze e questa sensazione di inadeguatezza che mi coglie e mi pone contro a me stessa in un angolo.

Vorrei sapermi difendere dalle aspettative degli altri, dalle mie su me stessa.

Vorrei cancellare questa sensazione di tristezza che mi coglie quando mi rendo conto della lontananza e della distanza di pensiero.

Di essere inconsolabile come l'Euridice di Pavese.

Di non saper chiedere aiuto e di ricevere in cambio sensi di colpa e impossibilità di difendermi.

Davanti allamoallnon so essere obiettiva né sicura.

Mi sento incapace e poco comprensiva.

Quasi come con questa caldaia che non parte proprio oggi lasciandomi sconsolata.

Potrò mai guarire dalla paura di non fare ed essere abbastanza?

Dalla voglia di controllarmi fino al punto di non mangiare?

Saprò essere giusta per una volta?

Saprò comunicare calma e amore?

Sapro colmare le lacune lasciate dagli altri?

Oggi penso alle parole di altri, alle mancanze sottolineate, alle paure, alle insoddisfazioni.

E se avesse ragione la mia pseudosuocera?

Se avesse ragione nel dire che sono una fra le tante, che il piedistallo su cui mi siedo è inappropriato e che i miei problemi sono solo miei?

Non ho mai chiesto a nessuno di risolverli.

E non centra di certo suo figlio se non riesco a mangiare perché mi si chiude lo stomaco quando mi sento come oggi. E glielo assicurerei.

Avrei bisogno di essere trattata con premura. Senza essere data per scontato, da nessuno.
Avrei bisogno che ogni tanto fossi io quella da ascoltare senza batter ciglio.
Avrei bisogno di spazio per i miei pensieri senza che questo tolga spazio ad altri.

Non sono mai stata capace di sottrarmi alle responsabilità o di allontanarmi da chi mi richiedesse.

In questi giorni sento l'abbandono.
Sento di essere messa di lato, in disparte e sento il peso di ogni pezzettino di me regalato a chi poteva farne benissimo a meno o poteva evitare di stressarmi così a lungo.

Oggi ho bisogno di cure e di sucurezze e nessuno si aspetta mai che anche io abbia bisogno di essere fragile ogni tanto.
Ma è cosi.

Vorrei che oggi fossero gli altri a darmi sicurezza.
A darmi modo di essere fragile senza farmene una colpa.

Mi occupo degli altri fin da quando sono nata.

Ci sarà mai qualcuno che penserà a me come ad un essere umano normale che ha necessità di essere accolto ogni tanto, senza accogliere.

Il problema di fondo nasce quando sono io ad aver bisogno di altri. Perché improvvisamente sono vista fragile ed incapace.

Basterebbe un po'più di premura.

Di attenzione.

Oggi e una giornata difficile.

Passerà.

Come ogni altra.

Attendo domenica.



domenica 16 dicembre 2018

Debolezze.

Come si convive con la debolezza?
E come è giusto, se è giusto, proteggere gli altri dalle nostre debolezze?

Oggi mi sento fragile, così fragile da non riuscire a reggere la normalità delle cose, delle situazioni e delle persone che mi accompagnano da sempre. O da un po' meno di sempre.

Non mi sento all'altezza delle cose, delle situazioni e grazie al cielo almeno lavorativamente oggi sembra essere stata una giornata positiva, nonostante di fondo senta sempre un'incapacità enorme e l'impossibilità di risollevare le cose come vorrei.

Mi sento una pessima lavoratrice, una pessima figlia, una pessima amica ed una pessima compagna.

Non riesco assolutamente ad assolvermi e non sono in grado di evolvere. Sono ferma.
E insoddisfatta, di tutto.

Vorrei essere più presente in famiglia, cosa che non sono, ma anche diversamente presente: vorrei che le mie necessità fossero prese sul serio e non vorrei vivere il senso di colpa che vivo ogni volta che non riesco ad essere (o non voglio) all'altezza delle situazioni. Vorrei dei rapporti diversi con tutti che mi permettessero di ritagliare spazi non solo dovuti, ma anche voluti. Non si vive di solo lavoro, non si vive di soli doveri. Vorrei essere in grado di affermarmi senza sentirmi così in colpa o sbagliata e per quanto io abbia affrontato l'argomento tanto e a lungo, non è mai servito, mai abbastanza. Le cose non cambieranno e come consiglio sempre si deve imparare ad accettare anche ciò che non cambia. Ma non ci riesco. Bei consigli di merda che do alla gente!

Come amica sono distante e presa da me stessa ed oggi ho risposto malissimo alla mia migliore amica solo perché non supportava il mio vittimismo di fondo. Poi abbiamo fatto subito pace, ma intanto l'ho fatto. E non è giusto. Perché nonostante il brutto carattere sono sempre stata in grado di accettare la sua opinione e farne un ottimo uso, crescendo ed usando la sua visione come costruttiva. Invece oggi sono stata antipatica e nervosa e mi chiedo come faccia a volermi ancora bene dopo tutti questi anni.

Come compagna sono un casino pazzesco. Non c'è molto da aggiungere.

Non è una giornata facile, ma una giornata difficile di una settimana difficile di un mese difficile e non so, sto male, mi sento così debole da non sapere dove trovare le forze di affrontare questa settimana impegnativa e difficile. E poi, poi stasera vorrei qualcuno che cucinasse per me. E parlasse piano e mi accarezzasse i capelli. Stasera avrei bisogno di essere fragile e di essere accudita.
E invece non c'è nessuno ed io non riesco a mangiare perché la mia testa ancora una volta batte il mio stomaco ed allora, tutti a letto senza cena, che tanto, va bene così.

Debolezze ed altre pessime abitudini.

Come diventare egoisti. Vol 1

Vivi ogni giorno applicando i tuoi principi alla quotidianità.

Poi, inizia una relazione a distanza e diventa una super mega egoista che gioisce davanti alla possibilità che qualcuno stravolga la sua vita per tornare.

E allora tu ti metti lì a scegliere con cura le parole e le parole sono sempre difficili da trovare, soprattutto in momenti in cui anche tu non sai cosa vuoi.

Vuoi che torni, questo si, ma quanto è corretto dirlo?
Si può chiedere a qualcuno di tornare?
Si può chiedere alla persona che ami di rinunciare a qualcosa di sé, per te?

Me lo sto chiedendo da circa setti mesi e da circa sette mesi mi rendo conto di essere naturalmente egoista.

Io vorrei proprio prenderlo per la collottola e dirgli guardandolo negli occhi che deve tornare, prima di subito, perché ho voglia di averlo vicino, perché sarebbe tutto più facile, perché mi piace condividere le cose con lui (benché lo ritenessi improbabile, non perché lui sia lui, ma perché ormai la mia dimensione era prettamente individualistica) e perché ho voglia di potergli passare un dito su quelle fossette ai lati del sorriso ogni volta che mi vada.

Ma non lo faccio.

Perché non sarebbe giusto.
Per lui.
E per me.


Allora quando mi parla dell'eventualità di tornare io rimango vaga. Sorrido. Due battute. Scherzo.

E mi autoimpongo di rispettare le scelte di vita precedenti a me, perché questo si fa, questo è giusto: accettare, anche la distanza.

Ed io questa distanza l'accetto e la rispetto anche se la odio, anche se non ne posso più, anche se scherzare sulla distanza è divertente, ma mi ha stufata ed io sento questa enorme e profonda voglia di averlo vicino. Qui. Lì.

Se non volesse affrettare i tempi e non venire a vivere qui, lo capirei, lo accetterei, sarebbe bello provare le gioie di qualsiasi relazione con tempi e spazi propri.
Lo capirei anche se volesse venire subito qui e non andarsene più.

E lo capirei anche se non scegliesse di tornare.
Purtroppo.

Perché non posso dirgli chiaramente quanto lo vorrei qui perché improvvisamente sarebbe colto dalla paura che io non regga questa distanza quando invece l'accetto, la rispetto e la odio con tutta me stessa.

E allora anche oggi, mangiamoci un po' di fegato. Perché se ami qualcuno lo accetti. Ed accetti anche le sue scelte. Ed accetti anche i progetti di vita che non ti contemplano. Ed accetti le paure. Ed accetti le titubanze. Ed accetti che si macchi di continuo ed abbia una preferenza per le bottiglie di vino rosso costosissimo e di cotone ceruleo sbiadito.

Però, nonostante tutto, io vorrei che fosse qui. Anche se sarebbe sbagliato chiederglielo e forse è sbagliato pensarlo. Eppure sono naturalmente così, egoista.