giovedì 10 agosto 2017

Russia e modernità.

Il mio amato Fedor ha provato ad insegnarmelo in migliaia e migliaia di pagine, con centinaia di nomi - all'apparenza, ma non solo, tutti uguali-, con esempi, racconti, omicidi, confessioni, pensieri dell'autore e pensieri del personaggio, punto di vista interno e punto di vista esterno, laterale, imparziale e carico di giudizio: il bene e il male sono proprio dell'essere umano, è l'uomo che sceglie cosa porre in atto e quando farlo.

Per questo Fedor rimarrà nel mio cuore.
Perché mi ha insegnato ciò che la psicanalisi cura da almeno mezzo secolo e le favole ti inculcano erroneamente da sempre(quasi, ma la ricostruzione filologica della favola è complicata): i buoni ed i cattivi non esistono.

Io, per comodità e per stupidità, continuo a suddividere il mondo secondo un criterio profondamente sbagliato, lo faccio inconsapevolmente e solitamente mi aspetto dagli altri gli stessi comportamenti che adotterei io, cosa totalmente fuorviante ed illusoria.

Così, la delusione e la sofferenza.

Ed il sentirsi sciocca.

Ma Fedor, ha sempre ragione, devo impararlo.

Gatta viva.

Un bianco e nero un po' sfumato,
il filo nero lungo il polpaccio
ed uno sguardo supponente dalle ciglia lunghe.

Un'immagine raffinata, la mia gatta morta.

Un po' meno raffinata è la scelta di rivolgersi,in questi termini ed altri toni, ad una quasi trentenne che vaga con un ukulele azzurro cielo.

Che la sinuosità non mi appartenesse, è risultato evidente già dalle prime lezioni di danza e ginnastica ritmica nelle quali lo scatto della mia rigidità corporea poneva il limite del movimento.

Se dovessi riassumere la mia persona ed il mio atteggiamento nei confronti del mondo, la sensualità non comparirebbe neppure come accenno, mi sono rassegnata dopo essermi vista ridicola e buffa in movenze che non mi appartengono e stridono con l'armonia della mia figura.

Posso accavallare le gambe, ma per comodità e non per seduzione,
posso spostarmi i capelli, per fastidio e non per seduzione,
posso ridere, per fastidio e non per seduzione.

Con questo, non intendo giustificarmi, né tantomeno attribuire un senso negativo a qualcosa che di negativo ha poco, se non scorto nella visione del pericolo.

Pericolo, io.

Io?

Io rappresento un pericolo solo nell'intima dimensione di chi intravede nella mia giovinezza una dote, in me il riflesso delle sue insicurezze e l'incarnazione dell'opinione del proprio compagno -pessima per altro-.

Perché diciamocelo, giungere all'età della saggezza e permettersi parole scortesi che possano influire sull'opinione di terzi, solo per timore che il proprio compagno di vita possa esserne attratto, beh, è sciocco.
E sgradevole.
A tratti degradante.

Di sicuro, l'immagine della donna che voglio e spero di essere fra vent'anni, non ha nulla a che vedere con tutto questo, ma in realtà, tutto sommato, non coincide neppure con quella che sono adesso.

In parte me ne compiaccio, devo ammetterlo.

In parte no, anche perché più mi guardo attorno e più scovo nelle portatrici di maturità, tratti estremamente fragili, infantili, prepotenti che vengono riversati su altri.

E ciò che mi infastidisce di più, è la legittimità della mancanza di rispetto.

La gioventù non è una colpa, non è un via libera per gli abusi, non è motivo di gelosia:
essere giovani non significa essere stupidi e non significa soprattutto consentire ad altri comportamenti scorretti, a prescindere dall'età e dalla posizione del prepotente di turno, oltre ovviamente, che del sesso.

Essere giovani presuppone solo avere ancora tempo.
Sta a noi decidere se sprecarlo per divenire solo più vecchie o sfruttarlo per divenire mature.

(E comunque la 'gatta morta' -mamma mia che brutta espressione!- non si prenderebbe mai la responsabilità del proprio pensare e la delicatezza del silenzio che mi sono permessa)