venerdì 28 aprile 2017

Pace.

Un risveglio doloroso ed infelice.
Ho sentito il citofono suonare e non sono stata in grado di alzarmi.
Immobile, con gli occhi spalancati.

Il gatto, il telefono che vibrava.
Avevo un disperato bisogno di silenzio.

Pesantezza.

Ho ricercato la leggerezza nell'acqua bollente.
Un sollievo delicato che mi ha fatto crollare la pressione.

Il gatto mi fissava mentre trattenevo il respiro ad occhi chiusi, preoccupato.
Mentre facevo mio tutto il calore della vasca, senza pensieri che non fossero legati alla sensazione di calma dell'essere ricoperta dall'acqua.

Ho fatto fatica ad uscirne, ma dovevo farlo ed io sono sempre così razionale da poter discernere le cose che devo da quelle che posso.

Non ho risposto al telefono, continuava con quella canzoncina insulsa, senza sosta, avrei voluto lanciarlo e frantumarlo.
Non l'ho fatto.
Dovrò pagare una bolletta dell'acqua dalle cifre assurde, non posso permettermi un nuovo telefono non preventivato.

Nell'acqua calda sto bene, non ho freddo.


Questo freddo che non riesco a levarmi da dentro, come se fossi ricoperta di neve, è il freddo che brucia, non quello che infastidisce, è il freddo che taglia.

Sono seduta qui, le gambe quasi incrociate, una felpa, un maglione e questo senso di gelo.

Sorrido, mi copro le mani, orrende, rido.

Passa.

Nessun commento:

Posta un commento