Momenti come questi mi ricordano quanto sia importante tacere quando si ha ancora la possibilità di parlare. Ovviamente, adesso, questa possibilità non ce l'ho più, il clima di chiusura e senso di colpa vincolano ogni gesto.
Tutta questa chiusura, questa pesantezza, mi tartassano.
Qualche volta le parole diventano sfogo.
Quando non riesco a capire cosa stia sbagliando, quando nessuno è disposto a spiegarmelo e rimane sospesa nell'aria un'accusa non tradotta, allora, mi arrabbio e le parole divengono sfogo, appunto.
Sono un cumulo di errori.
Mi sembra di non riuscire mai davvero ad essere all'altezza delle aspettative degli altri.
I bisogni, le necessità, le richieste. Non adempio mai abbastanza ai miei compiti, a quelli che gli altri vorrebbero che fossero, a quelli che altri hanno scelto che io avessi.
Sono un insieme di mancanze.
E mi arrabbio così tanto quando ci sono momenti come questi in cui ho un casino nelle orecchie e la testa mi scoppia.
Spesso vorrei poter ricominciare tutto, un foglio bianco,
molto spesso vorrei poter comunque cambiare in corso d'opera i metodi sbagliati,
ma ancora più spesso, questa possibilità mi è reclusa e allora penso a come sarebbero potute essere le cose e a come non sono.
Un libretto d'istruzioni, ecco, vorrei un libretto con le precise istruzioni da dover seguire giorno per giorno, momento per momento, perché evidentemente non riesco a capirlo, da sola.
Sarebbe bello avere un dialogo, invece c'è solo un gran frastuono.
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