mercoledì 8 marzo 2017

Frastuono.

Momenti come questi mi ricordano quanto sia importante tacere quando si ha ancora la possibilità di parlare. Ovviamente, adesso, questa possibilità non ce l'ho più, il clima di chiusura e senso di colpa vincolano ogni gesto.
Tutta questa chiusura, questa pesantezza, mi tartassano.
Qualche volta le parole diventano sfogo.
Quando non riesco a capire cosa stia sbagliando, quando nessuno è disposto a spiegarmelo e rimane sospesa nell'aria un'accusa non tradotta, allora, mi arrabbio e le parole divengono sfogo, appunto.

Sono un cumulo di errori.
Mi sembra di non riuscire mai davvero ad essere all'altezza delle aspettative degli altri.
I bisogni, le necessità, le richieste. Non adempio mai abbastanza ai miei compiti, a quelli che gli altri vorrebbero che fossero, a quelli che altri hanno scelto che io avessi.

Sono un insieme di mancanze.

E mi arrabbio così tanto quando ci sono momenti come questi in cui ho un casino nelle orecchie e la testa mi scoppia.

Spesso vorrei poter ricominciare tutto, un foglio bianco,
molto spesso vorrei poter comunque cambiare in corso d'opera i metodi sbagliati,
ma ancora più spesso, questa possibilità mi è reclusa e allora penso a come sarebbero potute essere le cose e a come non sono.

Un libretto d'istruzioni, ecco, vorrei un libretto con le precise istruzioni da dover seguire giorno per giorno, momento per momento, perché evidentemente non riesco a capirlo, da sola.

Sarebbe bello avere un dialogo, invece c'è solo un gran frastuono.

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