E allora può capitare che durante uno scazzo si voglia urlare al mondo che non si ha più voglia di sognare.
Ed è come dire "da adesso in poi combattiamo ad armi pari, io non mi fido più, vivo benissimo in questo caos di arrivi e partenze, non lotterò più per far si che il brillare naturale dei miei occhi venga scambiato per pianto."
"Non dire cose delle quali poi ti penti!".
No.
Non me ne pentirò, perché nei miei momenti di scazzo viene fuori quello che penso.
E ci sono cose che urlo perché sono arrabbiata.
E ci sono cose che urlo perché non potrei non urlarle.
E ci sono cose che urlo perché le penso davvero ad alta voce.
Sono così stanca di credere a ciò che ascolto e a ciò che sento.
Ci sarà sempre una lontananza incolmabile fra ciò che sento e ciò che so e tutto ciò che urlo nasce dal dolore dell'illusione che vivo nel credere che il mondo possa essere differente da come sia.
Vorrei smettere di sognare, chiudere gli occhi e rendermi conto che niente nasce da niente, non fidarsi è sempre meglio e quelli che vogliono fermarsi all'immaginazione, no, non ti vogliono poi davvero.
Le parole, le amo.
Ma poi, voglio i fatti.
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